Politica

Liste, ultima chiamata tra sorprese e forfait Centro sovraffollato

Manifesti elettorali del Pd e di Giorgia Meloni-FdI a Roma foto LaPresseManifesti elettorali del Pd e di Giorgia Meloni-FdI a Roma – foto LaPresse

Europee Tra i leader si candida anche Renzi, ma all’ultimo posto così si nota di più. Fuori il genero di Cuffaro. Per Fdi arriva Sgarbi

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 1 maggio 2024

Ma ’ndo vai se il candidato non ce l’hai? Mai come in questa occasione la febbre del candidato si è diffusa in ogni partito come un’epidemia. Le candidature eccellenti sono simbolo e vessillo, incarnano il programma, indicano l’identità. La distinzione tra chi si è affidato al proprio leader e chi ha puntato su testimonial esterni è più apparente che reale. La logica è identica. Tra i leader, l’ultimissimo a sciogliere la riserva è stato Matteo Renzi. Ci sarà in 4 circoscrizioni su 5. Però non al primo ma all’ultimo posto: così mi si nota anche di più. Capolista, nel Nord-Ovest e al Centro sarà Emma Bonino, l’altra metà degli Stati uniti d’Europa. Il nome Mastella figurerà nelle stesse liste, indossato però dalla signora Sandra, consorte di Clemente. Sfumata all’ultimo secondo la candidatura del genero di Totò Cuffaro, l’ex sindaco di Agrigento Marco Zambuto. Peccato, non ci sarebbe stato male.

LA CIRCOSCRIZIONE CENTRO sarà quella più alla ribalta, l’incontro clou. Giorgia detta Giorgia ovviamente, Elly Schlein la sfida direttamente come capolista seguita da Nicola Zingaretti. La Lega mette qui come capolista l’avatar di Salvini, Vannacci Roberto detto Generale e non è uno scherzo, vorrebbe davvero figurare così. Ma anche il M5S ha un nome forte, Carolina Morace, il simbolo stesso del calcio femminile, ex calciatrice, ex allenatrice, sposata due volte con la calciatrice australiana Nicola Jane Williams. Per Forza Italia c’è Tajani, come quasi ovunque. Ha rinunciato solo alle Isole perché lì Caterina Chinnici, figlia di Rocco il magistrato che si inventò il pool antimafia e ci rimise la pelle, ex magistrata ed europarlamentare passata dal Pd al partito azzurro era imbattibile. Si gioca un nome forte, l’ex sindaco Ignazio Marino, anche Avs.

Tra quelli che ci hanno ripensato in extremis c’è Calenda e figurarsi se non finiva nello stadio già sovraffollato del Centro. Anche lui in una circoscrizione, nel Nord-Ovest, dove la testa di serie sarà Elena Bonetti, è l’ultimo nome: nelle altre però troneggia in testa. Per Fi, spunta l’eterna Letizia Moratti, tornata azzurra e si aggrega all’ultimo secondo anche Sgarbi, per FdI, ma ancora non si sa dove.

Nel Nord-Ovest la partita sarà particolarmente seguita a sinistra. La candidatura per Avs di Ilaria Salis è un voto utile non per modo di dire: attrarrà anche molti tentati dall’astensione. Ma anche la capolista del Pd è un nome di gran richiamo, Cecilia Strada, pacifista, e come si concilierà la scelta di candidarla con quella di continuare a inviare le armi a Kiev lo sa solo Elly. Il Pd, del resto, è un partito salomonico. La segretaria e il capo della minoranza si sono spartiti da leali compagni i primi posti ovunque: dietro a Strada c’è Benifei, uomo del governatore emiliano Bonaccini che capeggia nel Nord-Est, seguito dalla candidata della segretaria per eccellenza, Annalisa Corrado.

NEL SUD PER IL PD, dietro Lucia Annunziata, c’è il sindaco di Bari uscente Decaro. Anche qui lo scontro a rubavoti sarà soprattutto a sinistra, non solo tra liste concorrenti ma anche all’interno di quella del Pd. I 5S schierano la seconda candidatura eccellente, Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps e testimonial ambulante del Reddito di cittadinanza, Avs punta sull’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, processato e assolto in un processo grottesco per eccesso di accoglienza includente. Calenda punta di nuovo su Marcello Pittella. Lo scontro sarà all’ultimo sangue anche nel Pd. Subito dopo le teste di serie c’è Pina Picierno, sulla quale convergerà la minoranza. A squassare i giochi potrebbe essere Lello Topo, un nome che vale centomila preferenze, vicinissimo al governatore campano De Luca ma entrato in lista grazie all’accordo tra Schlein e Bonaccini.

SI CHIUDE ANCHE il girone basso del torneo, quello delle liste a un pelo dal numero di firme necessarie. Santoro, con la sua Pace Terra Dignità, ce l’ha fatta. Marco Rizzo, Democrazia sovrana e popolare, rosso acceso e nero notte, invece no. Era andato di persona a palazzo Chigi per chiedere uno sconto. Si è messo di mezzo Cateno De Luca, con la sua lista pop art, 19 microsimboli in uno, e l’implorazione del rossobruno è rimasta inascoltata. De Luca peraltro si è accasciato poco dopo colpito da malore in piena diretta Facebook e ricoverato d’urgenza. Auguri sentiti. Rizzo sarà comunque presente al Centro e al Sud e promette ricorso nelle altre circoscrizioni. Che ci sia o meno, che prenda molti voti non è tanto probabile.

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