Internazionale

«L’Iran si può placare, ma l’Occidente non vuole pagare il costo»

«L’Iran si può placare, ma l’Occidente non vuole pagare il costo»

Intervista Guerra, negoziato, debolezza degli Usa...Parla un docente di relazioni internazionali iraniano

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 9 agosto 2024

Il professor Farhad Amini (per sicurezza non usiamo il suo vero nome), è stato docente di relazioni internazionali presso varie università iraniane e ha collaborato come analista con alcuni quotidiani del paese. Oggi non insegna più. Vive ancora in Iran.

Sarebbe bastato che i paesi occidentali avessero condannato Israele per l’assassinio di Haniyeh. Così invece un regime brutale aumenta i consensi Farhad Amini

Professore, secondo lei l’Iran attaccherà Israele?
La Repubblica Islamica ha subito un colpo duro con l’assassinio di Haniyeh. Teheran deve stabilire una sorta di deterrenza, cosa che militarmente di fatto non è possibile, considerando il possesso di armi nucleari da parte di Israele e l’appoggio incondizionato degli Usa. La dimostrazione di forza in aprile contro Israele aveva ristabilito un labile e apparente equilibrio, che è stato infranto dagli israeliani. Lasciare senza risposta questo attacco rischia di indebolire la posizione di leadership della Repubblica Islamica nell'”Asse della resistenza” e di farle perdere ulteriormente credibilità all’interno del paese, già molto compromessa negli ultimi anni.

Un cessate il fuoco a Gaza potrebbe scongiurare la rappresaglia iraniana contro Israele?
Questo dipende dalla capacità del nostro neo-presidente di convincere i massimi decisori e di contenere i personaggi fanatici che oggi controllano i punti chiave del regime. La possibilità diventa più concreta se consideriamo l’offensiva diplomatica iraniana di questi giorni e la difficile situazione economica del paese, che non può sostenere una guerra aperta. Ma il fattore tempo è determinante. Il conflitto in Medio Oriente poteva essere già disinnescato se gli americani avessero potuto imporre un cessate il fuoco a Gaza. L’incapacità dell’amministrazione americana di controllare il proprio alleato, coprendolo in tutte le sue nefandezze contro i palestinesi, è ormai giunta a un punto tale che è difficile pensare che Washington possa in qualche modo limitare le azioni di Israele. La debolezza politica americana, anche quando rischia di essere trascinata in una guerra che non ha alcun interesse ad affrontare, rende il governo israeliano così pericoloso, aggressivo e arrogante.

Un’eventuale ritorsione iraniana può causare una reazione israeliana e portare a una guerra regionale.
Questo rischio è molto concreto. Il potere conservatore iraniano ha perseguito la strategia di creare proxy per evitare un conflitto diretto che potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza del regime confessionale. Tuttavia, potrebbe decidere di scommettere sul fatto che l’espansione del conflitto venga ostacolata dagli Stati Uniti. Una scommessa azzardata, considerando che gli americani hanno dimostrato di non avere un grande controllo sull’attuale governo di Israele.

Ci sono forti segnali diplomatici dagli Usa e da tutto il mondo che invitano gli iraniani alla moderazione. Ignorarli non aiuta alla normalizzazione dei rapporti di politica estera, come promesso dal neo-presidente Peseshkian.
La dichiarazione dell’Organizzazione per la cooperazione islamica ha affermato che Israele è una potenza occupante illegale, pienamente responsabile dell’assassinio di Haniyeh a Teheran, e che ciò rappresenta una grave violazione della sovranità dell’Iran. Sarebbe stato sufficiente che anche i Paesi occidentali avessero condannato ufficialmente all’Onu la palese provocazione israeliana. Questo avrebbe soddisfatto l’ego dei governanti iraniani, fornito loro una giustificazione per placare i propri sostenitori, aperto una via di negoziato. Ma ciò ha costi politici che gli occidentali non vogliono pagare. Gli analisti occidentali sanno benissimo che Tel Aviv ha superato la linea rossa. Anzi, le evidenze mostrano che il piano israeliano è la pulizia etnica per raggiungere la “terra promessa” tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo, come propagandato dalle fazioni di estrema destra israeliana. Se per questo è necessaria una guerra, poco importa. I governi occidentali lo sanno, ma non fanno nulla.

Così sembra che l’Iran non abbia alcun peccato!
Tutt’altro, si tratta di un regime brutale che non ha alcuno scrupolo nel soffocare il dissenso per garantirsi la sopravvivenza. Negli ultimi anni le nostre istituzioni sono state assaltate non solo dai conservatori ma anche dalle fazioni fanatiche, che non esitano a provocare una guerra devastante, dove la ragione è annullata da una fede cieca che trascinerebbe milioni di persone nell’oblio di un conflitto. Ma la forza dei fanatici è stata alimentata e giustificata dalla brutalità del regime israeliano. L’enorme consenso che il nostro regime ha ottenuto nel mondo arabo non è merito suo, ma è il risultato della disperazione causata dagli israeliani.

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