L’ira di Putin, quelle truppe ucraine stanno scavando nei poteri di Mosca
Il limite ignoto Il presidente critica il governatore della regione e manda il video in tv: avviso per tutti gli altri
Il limite ignoto Il presidente critica il governatore della regione e manda il video in tv: avviso per tutti gli altri
Più che a livello di avanzamenti territoriali, l’incursione ucraina a Kursk potrebbe espandersi invisibilmente dentro la verticale di potere russa. Se c’è un successo già tangibile dell’operazione di Kiev, infatti, è quello di aver recato un profondo “danno d’immagine” all’esercito di Mosca e di aver creato una situazione emergenziale all’interno della Federazione, che porta automaticamente con sé frustrazione, smarrimento e tensione fra le diverse autorità che presiedono alla sicurezza del paese. Nel video dell’incontro tenutosi lunedì fra il presidente russo, i governatori regionali delle zone interessate dall’offensiva e i capi militari, il nervosismo è visibile: Putin redarguisce il governatore di Kursk per essersi lanciato in commenti al di fuori della propria area di competenza, mentre la decisione con cui chiarifica ai rappresentanti del ministero della difesa il compito di espellere dai confini il nemico lascia trapelare una certa insoddisfazione.
Il think-tank statunitense Institute for the Study of War suggerisce in un suo report che «la decisione da parte del Cremlino di rendere pubblico il girato potrebbe rappresentare un avvertimento per altre autorità del paese di astenersi dal commentare l’incursione ucraina in Russia». Si vuole chiaramente mostrare unità e prontezza d’azione: in quella che viene denominata “operazione di controterrorismo” oltre alla Difesa sono coinvolti i servizi di sicurezza dell’Fsb, con le proprie truppe di frontiera, e la Guardia nazionale. Bisognerà però vedere quale sarà il grado di coordinamento che riusciranno a mettere in campo tali strutture e, soprattutto, se non verranno a crearsi rimpasti e frizioni ai vertici. Il capo di stato maggiore delle forze armate Valerij Gerasimov (sul quale peraltro pende un mandato d’arresto della Corte penale internazionale) è stato molto criticato nei giorni scorsi dai blogger militari russi, giudicato responsabile della breccia aperta dall’Ucraina. Similmente numerosi attacchi si sono abbattuti sulle truppe cecene di Kadyrov, alcuni membri delle quali sono stati catturati dall’esercito di Kiev. Un articolo sul The Moscow Times descrive l’ira rivolta da diversi commentatori verso l’unità, condita talvolta anche da insulti a sfondo islamofobo. Si rincorrono inoltre voci sulla nomina di Aleksei Djumin – ex-governatore ed ex-guardia del corpo di Putin, figura attiva fra le altre cose nell’annessione illegale della Crimea – a presiedere le operazioni di respingimento a Kursk. Ancora, sebbene non confermata, la notizia è stata rimbalzata come segno di insoddisfazione da parte del presidente verso gli attuali vertici.
Ma l’altro fronte su cui potrebbero darsi sviluppi in questo senso è quello della popolazione. Avere “la guerra dentro casa” rende più difficile per la Russia sfruttare l’apatia e il tacito consenso che sembrano aver accompagnato sin qui l’invasione in Ucraina. In un’intervista a Fanpage, il sociologo e supervisore del centro statistico indipendente Levada Lev Gudkov ha affermato che «il malcontento fra i russi è destinato ad aumentare», definendo «politicamente destabilizzante» l’incursione di Kursk. Shock, rabbia e incredulità fra i civili sono stati descritti anche in diversi reportage sul campo (come quello, molto lungo, uscito ieri su Novaya Gazeta), sebbene queste sensazioni possano anche in un rinnovato patriottismo. In concomitanza con l’ingresso delle truppe ucraine in territorio russo, è apparsa sul web una petizione in cui madri di coscritti impiegati nella regione chiedono a Putin di ritirare i propri figli dai combattimenti. Al momento, le firme sono oltre 7mila.
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