L’ira di Kiev, convocato il nunzio: «Così Francesco ci strazia»
Kiev/Vaticano «Vittime innocenti sia ucraine che russe»: si allarga la frattura tra Ucraina e Vaticano
Kiev/Vaticano «Vittime innocenti sia ucraine che russe»: si allarga la frattura tra Ucraina e Vaticano
Si allarga la frattura tra Kiev e il Vaticano. La diplomazia ucraina ha incolpato il Papa di atteggiamenti ambigui e il ministro degli esteri di Zelensky ha convocato il nunzio apostolico. Kiev non ha affatto gradito le dichiarazioni del pontefice rispetto alla morte di Darya Dugina e alla crudeltà della guerra e ha deciso di protestare formalmente contro un discorso giudicato «deludente» e «ingiusto». Intanto dallo schieramento opposto, il Patriarca della chiesa ortodossa russa, Kirill, ha cancellato la sua prevista partecipazione a un incontro interreligioso in Kazakistan il mese prossimo, dove avrebbe dovuto incontrare Francesco, come ha riferito il suo inviato all’estero, il metropolita Antonio di Volokolamsk.
IL POMO DELLA DISCORDIA è rappresentato dalle parole pronunciate mercoledì da Bergoglio e trasmesse in tv. «Penso alla ragazza che è saltata in aria per una bomba che era sotto un sedile di una macchina a Mosca. Gli innocenti pagano la guerra. Pensiamo a questa realtà e diciamoci che la guerra è una pazzia». Il riferimento evidente, pur senza nominarla, era alla figlia di Alexander Dugin, uccisa da un attentato dinamitardo lo scorso fine settimana nella capitale russa. Da parte ucraina, il primo a rispondere è stato Andriy Yurash, ambasciatore presso la Santa Sede, secondo il quale «il discorso del Papa è stato deludente e mi ha fatto pensare a molte cose, non si può parlare con le stesse categorie di aggressore e vittima, stupratore e stuprato». Inoltre, rispetto a Dugina: «Come è possibile citare ideologi dell’imperialismo russo come vittime innocenti?».
YURASH TRATTA il pontefice come un politico qualsiasi. Ma è indubbio che fin dall’inizio dell’invasione russa Bergoglio ha sempre criticato apertamente il comportamento di Putin pur rifiutando di condannare il popolo russo in toto e ammettendo che «l’ira di Putin era stata facilitata dall’abbaiare della Nato alle porte della Russia». In quell’occasione era evidente che il Papa non volesse giustificare l’invasione ma biasimare il comportamento degli stati occidentali, così come mercoledì lamentava i disastri della guerra più che giustificare l’aggressore.
Quanto ci si può aspettare da un religioso, ovvero cercare la via della pace e del dialogo, come quando ha voluto, nonostante le proteste di Kiev, ucraini e russi in testa all’ultima Via Crucis. O, ancora, quando ha dichiarato alla rete Kbs sud-coreana «Stiamo vivendo la terza Guerra mondiale nell’arco in un secolo, una pazzia. Per me il problema più grave è la produzione delle armi: se si fermasse per un anno con quei soldi si risolverebbero problemi come la fame e la mancanza di educazione dei bambini. Ma il mondo sceglie che i bambini siano affamati, senza scuola, lavoratori schiavi, pur di avere le armi. È una pazzia».
NON TUTTI, PERÒ, riconoscono questa pazzia. Il ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha dichiarato che «il cuore ucraino è straziato dalle parole del Papa» e per questo ha convocato il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Visvaldas Kulbokas, «per esprimere il disappunto dell’Ucraina». Tuttavia, passata la nottata, l’ambasciatore Yurash ha aggiustato il tiro e ieri ha usato toni molto più accomodanti, sottolineando quanto siano importanti «le relazioni tra l’Ucraina e la Santa Sede».
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