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L’inviato del papa sbatte sulla controffensiva: «Missione utile» ma pace lontana

L’inviato del papa sbatte sulla controffensiva: «Missione utile» ma pace lontana

Guerra in Ucraina Zelensky incontra il cardinale Zuppi: «Grazie ma la guerra è qui da noi, e non abbiamo bisogno di un mediatore» Spazio per azioni umanitarie ma non di più: Kiev ripete le parole già dette a Bergoglio a Roma

Pubblicato più di un anno faEdizione del 7 giugno 2023

Si è conclusa ieri la prima tappa della «missione di pace» della Santa sede che ha portato il cardinale Matteo Zuppi a Kiev dove ha incontrato il presidente ucraino Zelensky.

Quella dell’arcivescovo di Bologna, inviato da papa Francesco ad «ascoltare in modo approfondito le autorità ucraine circa le possibili vie per raggiungere una giusta pace e sostenere gesti di umanità che contribuiscano ad allentare le tensioni», si è confermata una “missione impossibile”.

Certo si è aperto un canale di comunicazione che potrebbe avere ulteriori sviluppi, come ha spiegato l’ambasciatore vaticano a Kiev monsignor Kulbokas: «La visita del cardinale è un segno di attenzione sia del pontefice verso la sofferenza ucraina, sia da parte delle autorità civili e religiose ucraine verso il papa». Ma finora nulla è cambiato rispetto a quanto Zelensky ha detto a Bergoglio in Vaticano a metà maggio: «Non abbiamo bisogno di un mediatore fra Ucraina e uno Stato aggressore», «la nostra formula di pace è l’unico algoritmo efficace per raggiungere una pace giusta».

Ieri il presidente ucraino lo ha ribadito, in maniera ancora più netta, affermando che in questo momento «un cessate il fuoco non porterebbe alla pace», anzi «il nemico approfitterebbe della pausa per riorganizzarsi e lanciare ulteriori attacchi». La Russia «deve ritirare tutte le sue truppe dal territorio dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale» (quelli del 1991), ha proseguito Zelensky, il quale ha detto di accogliere «con favore la disponibilità di altri Stati e partner a trovare vie per la pace, ma poiché la guerra continua sul territorio dell’Ucraina, l’algoritmo per raggiungerla può essere solo ucraino»: «gli sforzi congiunti, l’isolamento diplomatico e la pressione sulla Russia possono influenzare l’aggressore e portare una giusta pace in terra ucraina».

Nei due giorni trascorsi a Kiev, Zuppi non ha visto solo Zelensky: è stato a Bucha, la città teatro di un massacro di civili ucraini che l’arcivescovo di Bologna ha paragonato alle stragi compiute dai nazisti in Emilia Romagna durante la seconda guerra mondiale. Con il commissario parlamentare per i diritti umani Lubinets e con la vicepresidente ucraina Vereshchuk ha parlato dei bambini vittime di guerra, garantendo l’impegno della Santa sede per proteggerli e riportarli a casa. E ha incontrato i leader religiosi.

Ieri sera il rientro a Roma. Nei prossimi giorni Zuppi andrà a rapporto dal papa, come informa una nota della Santa sede: «I risultati dei colloqui e l’esperienza diretta dell’atroce sofferenza del popolo ucraino a causa della guerra in corso verranno portati all’attenzione del santo padre e saranno senz’altro utili per valutare i passi da continuare a compiere sia a livello umanitario che nella ricerca di percorsi per una pace giusta e duratura».

Per ora l’unica via praticabile sembra quella umanitaria, a cominciare dall’emergenza dei bambini uccisi (oltre cinquecento) e deportati in Russia (quasi ventimila), secondo le denunce degli organismi umanitari ucraini. Del resto, come ha spiegato Marco Impagliazzo (presidente della Comunità di Sant’Egidio, da cui proviene lo stesso Zuppi), quella della Santa sede «non è una mediazione di pace ma una missione umanitaria».

Prossima tappa Mosca. Non si sa né quando né se Zuppi incontrerà Putin (il portavoce del Cremlino Peskov ha dichiarato che «al momento non è previsto»), ma in Vaticano si lavora al viaggio e il Cremlino lo ritiene possibile. Insomma il sentiero è stretto, gli spiragli di pace sono quasi inesistenti, ma la missione continua.

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