L’inganno dei Lep fatti in questo modo: i diritti sotto il minimo
L’autonomia differenziata avanza nell’ombra: il processo di identificazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) si svolge nel modo opaco che ha raccontato ieri il manifesto, il sistema di garanzia uniforme dei diritti civili e sociali si spoliticizza. E si tradisce l’obiettivo del regionalismo voluto dalla Costituzione.
Esso derivava dall’avversione ai caratteri centralisti che il fascismo aveva accentuato per sopire ogni dissenso delle comunità locali, ed era volto a rafforzare la partecipazione democratica alle decisioni pubbliche nell’ambito di una articolazione solidale della Repubblica.
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Autonomia, i giochi sono fatti Le prove dello scippo al SudÈ un percorso verso l’innovazione e la partecipazione che le regioni avevano timidamente intrapreso negli anni Settanta. Del tutto smarrito con l’introduzione dell’elezione diretta dei loro presidenti e la degradazione dell’elezione dei Consigli regionali a mera conseguenza meccanica dell’elezione dei vertici dell’esecutivo.
Gli effetti negativi sulla partecipazione democratica sono stati a lungo sottovalutati, tanto che il centrodestra ha imperniato sulla stessa logica la sua proposta di premierato.
Sistemi simili concentrano la legittimazione politica nel vertice dell’esecutivo e svalutano il ruolo delle assemblee rappresentative. Ne consegue che il processo di composizione delle decisioni pubbliche non è più articolato sul ruolo dei membri delle assemblee, in relazione plurale con i cittadini per il tramite dei partiti. Esso è svilito a rapporto tra elettorato e leader. Ma in questo modo si rischia di fuoriuscire dalla democrazia costituzionale per approdare a forme di populismo identitario.
Anche la realizzazione dell’autonomia nella solidarietà si allontana. Infatti, non si dà attuazione all’articolo 119 della Costituzione, che è il cardine del funzionamento solidale del nuovo sistema di autonomie. Esso prevedeva l’istituzione di «un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante», sufficientemente capiente da assicurare il finanziamento completo di tutte le funzioni regionali.
Solo un’integrale perequazione, del resto, consente di realizzare quel sistema fondato su autonome decisioni tributarie delle Regioni che avrebbe fatto da contraltare alla loro autonomia di spesa.
Anziché attuare un sistema di autonomia impositiva integralmente perequato, si è invece mantenuto il vecchio meccanismo di trasferimenti statali: lo stato stabilisce l’ammontare dei fondi da trasferire alle regioni (e la loro destinazione) e la quota che spetta a ciascuna di esse viene calcolata con un meccanismo che, nel sistema della legge Calderoli, ha completamente snaturato la funzione dei Lep.
I livelli essenziali delle prestazioni sono richiamati dalla Costituzione allo scopo di consentire allo stato di limitare l’autonomia regionale in tutti i casi in cui intenda assicurare omogeneamente sul territorio determinati diritti. Tali livelli, peraltro, dovrebbero essere superiori a quelli minimi, che derivano direttamente dalla Costituzione e non sono nella disponibilità delle maggioranze parlamentari. Figuriamoci se possono essere relegati agli organi tecnici organizzati con il sistema delle scatole cinesi che ha raccontato ieri il manifesto.
Nel sistema della legge Calderoli, infatti, i Lep sono ridotti a indici per la ripartizione tra regioni dell’ammontare delle risorse stanziate dallo stato.
È un sistema in cui lo stato tassa e le regioni spendono, con la conseguenza che l’ammontare stabilito dallo stato per la garanzia dei diritti sarà inevitabilmente limitato al finanziamento dei soli livelli minimi o, più probabilmente, di una loro frazione.
La redazione consiglia:
Autonomia, il comitato Cassese: «Inevitabili le diseguaglianze»Ne è prova ciò che già oggi accade in sanità con un meccanismo del tutto analogo. Invece, l’attuazione dell’autonomia impositiva regionale restituirebbe alle regioni la possibilità di usare la propria capacità fiscale e il fondo di perequazione per finanziare livelli di servizio superiori.
Non solo si accentuerebbe il sistema di responsabilità politica delle maggioranze regionali verso i cittadini, ma si aprirebbero spazi di partecipazione democratica decentrata più concreti.
Anche per chi crede che il sistema delle autonomie regionali andrebbe potenziato per favorire la partecipazione democratica all’interno di un quadro responsabile e integralmente solidale, come vuole la Costituzione, la legge Calderoli è un ulteriore passo indietro. Ciò basta e avanza per impegnarsi per la sua abrogazione.
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