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Autonomia, il comitato Cassese: «Inevitabili le diseguaglianze»

Sabino CasseseSabino Cassese – LaPresse

Spacca-Italia Sui Lep i saggi ammettono «indicatori differenziali» tra nord e sud. Le opposizioni: «Meloni e Calderoli chiariscano in aula». Schlein cita Dossetti: «Servono ancora i circoli a difesa della Costituzione»

Pubblicato 12 giorni faEdizione del 25 settembre 2024

Ormai è certificato: quella voluta dal governo delle destre non sarà un’autonomia alla pari, ma penalizzerà il sud. Mentre le opposizioni hanno passato l’estate a raccogliere le firme per il referendum contro la legge Calderoli, sotto traccia il lavoro per spaccare l’Italia è andato avanti.

OGGI IL COMITATO per definire i Lep (livelli essenziali delle prestazioni), presieduto da Sabino Cassese, esaminerà la proposta per quantificare le risorse necessarie a finanziare le funzioni che saranno devolute alle regioni. Proposta elaborata dalla commissione tecnica sui fabbisogni standard (Ctfs), guidata da Elena d’Orlando, giurista vicina al governatore veneto Zaia e nominata da palazzo Chigi .

IN QUESTE SLIDE, anticipate ieri dal manifesto, viene certificato, anche tramite indicatori come il «costo della vita», che le regioni del sud saranno penalizzate rispetto a quelle del nord.

Non solo: la riunione di oggi, che avrebbe dovuto essere aperta anche a sherpa e collaboratori dei 60 componenti del comitato Cassese, è stata blindata: via mail è stato intimato agli esterni di restare a casa, per evitare altre fughe di notizie. E una nota del comitato, che ha preso il nome di Clep, conferma che ci saranno degli «indicatori differenziali». Una formula mai usata prima nella lunga discussione sull’autonomia, che autorizza i peggiori pensieri. «Questi indicatori sono inevitabili. Basti pensare ad esempio ad una metropoli ed un paese in cima alle Dolomiti», spiegano fonti del Clep.

LA NOTIZIA DELL’AVANZATO stato di avanzamento dei lavori, e soprattutto i contenuti della proposta, sono arrivati come un fulmine sui palazzi della politica. I senatori Pd della commissione Affari costituzionali hanno chiesto una immediata convocazione di Cassese. «Siamo davanti a una cosa clamorosa. Il Comitato sembrerebbe aver prodotto un documento che individua la definizione dei Lep in maniera perlomeno discutibile», attacca il capogruppo di Avs in Senato Peppe De Cristofaro. «A mio parere si tratta di criteri in totale contrasto con l’articolo 3 della Costituzione, perchè si accetta il principio di differenziare i diritti a seconda della residenza geografica».

«Una cosa gravissima, cosi si sancisce in maniera definitiva che in questo Paese ci sono delle disuguaglianze territoriali, che l’autonomia accentuerà in maniera clamorosa e drammatica», attacca De Cristofaro che chiede, oltre a Cassese, di audire in Senato anche il ministro Calderoli, padre della riforma.

SI MUOVE ANCHE IL M5S, e chiede una informativa urgente della premier Meloni alle camere. «I livelli essenziali delle prestazioni verrebbero differenziati sulla base del territorio di appartenenza. Sarebbe gravissimo perché parliamo di diritti primari come quello alla salute, all’istruzione e ai trasporti», dice il deputato Alfonso Colucci. Il senatore dem Andrea Giorgis racconta che neppure i senatori del centrodestra erano a conoscenza del passo avanti della commissione Lep. E non è un mistero che anche in Forza e Fdi ci siano parecchi dubbi sui rischi che la riforma penalizzi il sud.

Tra le opposizioni circola anche l’idea di una richiesta di dimissioni della commissione tecnica sui fabbisogni standard, a partire dalla presidente d’Orlando. «Sui Lep siamo molto preoccupati», mette a verbale il capogruppo Pd in senato Francesco Boccia. «Le diseguaglianze aumenteranno se andranno avanti, è evidente che nella prossima manovra non c’è nulla sull’autonomia e nulla per i Lep».

ANCHE LA SEGRETARIA PD Schlein, ieri alla presentazione di un libro su don Dossetti, ha ribadito la volontà di «reagire con forza al baratto cinico fra premierato e autonomia». Fino a ipotizzare un bis dei comitati per la difesa della Costituzione che Dossetti lanciò nel 1994 dopo che Berlusconi e la Lega avanzarono le loro prime ipotesi di riforma in senso presidenziale e federale. «Vogliamo promuovere una stagione di mobilitazione in tutto il Paese, con comitati e circoli: la politica si metta a disposizione per aiutare e coordinare queste spinte», dice Schlein.

Che non nasconde come alcune riforme, come quella del titolo V nel 2001 che poi Calderoli ha implementato con la legge sull’autonomia, «furono errori del centrosinistra». Di qui la necessità di tornare al pensiero dossettiano, alla sua «ostinata vitalità», in particolare nella difesa della Costituzione, a partire dall’unità dello Stato fino alla necessità di una «diffusione del potere, che non è solo la classica separazione di Montesquieu, ma una sua efficace redistribuzione».

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