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L’inferno al Pronto soccorso e il privato che avanza

L’inferno al Pronto soccorso e il privato che avanza

Sanità Turni massacranti, pochi maestri; vogliono andarsene, cambiare mestiere. Un vissuto simile al resto della medicina ospedaliera e a quella di base. I medici scappano dalla Sanità pubblica

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 11 novembre 2022

Ho visto le rovine della sanità pubblica con gli occhi di una giovane medico, specializzanda al Pronto Soccorso, che è un inferno. Turni massacranti, pochi maestri; vogliono andarsene, cambiare mestiere. Un vissuto simile al resto della medicina ospedaliera e a quella di base. I medici scappano dalla Sanità pubblica.

Quale che sia la motivazione principale-soldi, carriera, potere- i neolaureati in medicina, sono accomunati dall’entusiasmo -e il tremore- di iniziare un lavoro speciale e, in fondo, dalla consapevolezza di essere sulla frontiera più intrigante e impegnativa, la frontiera tra scienza e umanesimo. Impossibile sottrarsi alla chiamata. Questa può essere fortissima o no, tradita persino, ma è la molla presente in ogni medico.

Al netto della retorica, questo è un dato di realtà, che spiega la tenuta, sin qui, del nostro Sistema sanitario, che ha retto grazie all’abnegazione e al patto etico della maggioranza dei sanitari. Sin qui. D’ora in poi, i sogni e le illusioni dei giovani medici rovineranno col meraviglioso edificio, il Ssn, costruito con la riforma del ’78; troveranno certo posto nel Privato, ma il patto che lì si sottoscrive è molto diverso.

Per evitare la fine della Sanità pubblica, non basterà un Pnrr più ricco. Servono più idee-forza, più scienza e meno liberismo. Il Pnrr della Sanità, non ha prodotto nessun effetto di “salvezza del sistema”. E non poteva. Poca sostanza dietro slogan accattivanti: “medicina del territorio, “case di comunità”; si prevedono 1288 case di comunità e 380 Ospedali di Comunità cioè un piano di edilizia sanitaria. Risorse per il personale? un misero aumento di borse di studio per le specializzazioni? La lodevole gestione della pandemia, ha oscurato le non scelte strutturali, incluso il piano pandemico per il futuro.

Serve uno sforzo titanico, per salvare il Ssn, a partire dall’analisi delle ragioni dello sfascio attuale, un’analisi coraggiosa, non in politichese. Che attraversi i nodi più scomodi: il conflitto di interessi, l’aziendalizzazione, l’accreditamento crescente alla sanità privata, la regionalizzazione sregolata dei servizi sanitari.

E’ pervasiva l’influenza dell’industria farmaceutica. Da ricercatrice, so pesare il valore sociale, imprescindibile, dell’industria farmaceutica, ma la sua influenza nella pratica medica e nelle istanze, le più alte, scientifiche e accademiche sono, oggi, all’allarme rosso. L’indipendenza scientifica è minacciata seriamente e lo Stato vieppiù marginale. Si consideri che ogni convegno scientifico è interamente pagato dall’industria farmaceutica.

Tutto, certo, regolato da un codice etico. Ogni relatore o estensore di linee guida deve denunciare i propri conflitti di interesse elencando le aziende sponsor; funziona come la foglia di fico. Il danno maggiore è all’autonomia del pensiero medico non più improntato a “scienza e coscienza” ma a “linee guida” da altri e altrove disegnate.

L’agire medico, è “banalizzato” ad applicatore di algoritmi, flow chart e linee guida, consolidato in un quadro di medicina difensiva. Una visita medica, “prezzata” (secondo il sistema Drg, importato dagli Usa), circa 30 euro, è imparagonabile con prestazioni ad alta tecnologia, risonanza magnetica, tac, …nell’Azienda sanità. Dove si muore di superlavoro, come in fabbrica, – plasticamente evidenziato dalla cronaca recente: nello stesso giorno un primario moriva “di superlavoro” e un operaio di caldo, per condizioni di lavoro disumane.

Conflitto di interesse e aziendalizzazione agiscono per marginalizzare il ruolo del medico come attore pensante e formare una domanda sanitaria consumistica, (anche mediante le sezioni per patient advocacy di Big Pharma). Spesso i pazienti chiedono non una diagnosi ma quell’esame, non una strategia terapeutica ma quella terapia. Da qui dovremmo saper intravedere la responsabilità di una scienza che autoproponendosi in termini scientisti favorisce i tanto vituperati atteggiamenti antiscientifici, laddove occulta che la scienza è dubbio, confronto e avanzamento per risultati provvisori.

Un Sistema sanitario pubblico e universalistico è collante fondamentale di una società. Nella sua difesa si verifica l’autenticità delle forze che si definiscono progressiste.

*Medico e ricercatrice, Fondazione G. Monasterio Pisa

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