Europa

Lindner, il liberale a benzina che ha ucciso la coalizione Giamaica

Lindner, il liberale a benzina che ha ucciso la coalizione GiamaicaChristian Wolfgang Lindner

Germania Ha scippato l’ago della bilancia politica dalle mani della cancelliera Merkel e ha fatto fallire i colloqui. L’icona indiscussa dei nuovi liberals tedeschi ha grandi ambizioni

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 21 novembre 2017

È il killer conclamato della coalizione Giamaica, ma anche l’uomo che ha scippato l’ago della bilancia politica dalle mani della cancelliera Merkel.

Da domenica la sua ombra si staglia al centro dei riflettori nella Bundesrepublik, che attendeva la fumata bianca del governo nero-giallo-verde e invece deve fare i conti con la sua nuvola di “scappamento” dal tavolo delle trattative.

Il governo? Gli «fa schifo», almeno a giudicare dai suoi tweet virtuali, oltre che dalla realissima uscita dal negoziato. Al contrario della sua ambizione al potere che si conferma altrettanto ferma e ancora più determinata.

Christian Wolfgang Lindner, classe 1979, nato e cresciuto a Wuppertal (Nordreno-Vestfalia), leader di Fdp da dicembre 2013: oggi è l’icona indiscussa dei nuovi liberals tedeschi. Ha condotto il partito fino alla riconquista del Bundestag (da dove era stato “espulso” cinque anni fa) rottamando la linea dei vecchi dirigenti.

Plenipotenizario nei negoziati con Verdi, Cdu e Csu, domenica notte ha abbandonato i colloqui per la costruzione del quarto governo Merkel. Di colpo, ma non certo improvvisamente: sabato mattina Lindner aveva lanciato pubblicamente il suo ultimatum: «Soluzione entro le 13 di domani, altrimenti salta tutto». Così è stato, nonostante lo sforzo di prolungare il negoziato fino oltre mezzanotte e le ultime offerte di Mutti-Merkel.

«Lo stallo della trattativa Giamaica ha fatto esplodere Fdp» riassume il leader liberale, anche se, secondo lui, «ci sono anche punti positivi in questa giornata difficile». Il primo è che «ora i liberali hanno le mani libere», anche se per ora non si capisce bene per fare cosa.

Lindner sale alla ribalta la prima volta nel 2011: da deputato propone la riduzione a 18 mesi del periodo di percezione dei sussidi di disoccupazione dei lavoratori anziani. Europeista convinto, da sempre è a favore degli investimenti sui trasporti (cioè ai fondi per i costruttori di auto made in Germany) ma contrario al passaggio alla mobilità elettrica chiesto dai Verdi. «Il divieto improvviso ai motori benzina e diesel è economicamente dannoso, discutibile per l’ambiente e impossibile da realizzare» è la sua idea, fin da ottobre 2016.

Nel suo programma di governo spicca il “diritto” allo studio declinato sotto forma di prestito da rimborsare per gli studenti quanto la marcia di avvicinamento alla religione cattolica e protestante. «Noi liberali non siamo più il partito anticlericale e antireligioso di un tempo» conferma Lindner, pescando dallo stesso bacino di voti che ha ratificato il successo di Afd quanto il crollo di Cdu-Csu.

Votato alla new-economy da prima del suo ingresso nel Parlamento di Düsseldorf, fino al 2004 risulta a capo di Moomax Gmbh, l’azienda-web fondata insieme a Hartmut Knüppel e Christopher Peterka. Nei banchi del Bundestag dal 2009 al 2012, Lindner è diventato il candidato-cancelliere di Fdp un anno fa, prima di raccogliere il 10,7% alle elezioni federali del 24 settembre.

Una settimana più tardi è riuscito a imporre alla cancelliera Merkel la rimozione dell’ex ministro delle finanze Wolfgang Schäuble, “promosso” a presidente del Parlamento in sostituzione del collega Cdu Norbert Lammert. Era la pre-condizione alle trattative Giamaica, che ha appena affondato.

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