L’India risaia del mondo. Almeno finché dura l’export
Un contadino in una risaia di Reba Maheswar, una sessantina di chilometri a est di Gauhati, India – Ap
Internazionale

L’India risaia del mondo. Almeno finché dura l’export

Sicurezza alimentare globale a rischio Le misure di Modi contro l’inflazione dopo aver bloccato le esportazioni di grano non escludono lo stop anche a quelle del riso. Per l'Africa sarebbe un'altra catastrofe, Ma anche la Cina, primo produttore mondiale, trema

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 31 luglio 2022

In molti paesi dell’Asia, la produzione di riso è messa a dura prova. Mentre la domanda di esportazione è in crescita, i produttori devono fare i conti con le conseguenze della crisi economica globale e dell’inflazione, che ha causato un aumento dei costi dei fertilizzanti e di altri prodotti usati in agricoltura.

SECONDO IL CENTRO DI RICERCA Kasikornbank, la Thailandia, il secondo paese per esportazione di riso al mondo, potrebbe bloccare la produzione di quest’anno a causa dei costi elevati di concimi e nutrienti. Contemporaneamente, nelle Filippine (secondo paese per importazioni), il raccolto scarso molto probabilmente obbligherà il Paese ad acquistare riso da altri stati. Anche la produzione cinese desta preoccupazione, visti i numerosi casi di malattie e infestazioni del raccolto registrati in diverse regioni della Cina.

Negli ultimi anni, il riso è diventato uno dei prodotti più richiesti e consumati all’estero e in Asia, dove ricopre una fetta di mercato vitale per la stabilità sia politica che economica di questa regione. La guerra in Ucraina ha provocato l’innalzamento vertiginoso dei prezzi del grano e del mais e la paura è che il riso possa essere il prossimo della lista. Secondo alcuni, l’impennata dei costi di prodotti come mais e grano porterà inevitabilmente ad una richiesta sempre più urgente di riso sia per consumo domestico che per il bestiame, costringendo l’India a limitare le sue attività di esportazione.

L’India da sola è responsabile per circa il 40% dell’esportazione mondiale di riso. Nel 2021-22, l’attività di export ha registrato un record di 21.5 milioni di tonnellate, superando la somma dei quattro maggiori esportatori di grano al mondo: Thailandia, Vietnam, Pakistan e Stati Uniti. La Food Corporation of India (FCI), che si procura le scorte dagli agricoltori per conto del governo, dichiara che al momento le riserve di riso – 33 milioni di tonnellate – sono le più alte dal 2016.

DALLO SCOPPIO DELLA GUERRA in Ucraina, l’India cerca di alleviare la mancanza di provviste nella regione del Sud-Asia, arginando il pericolo di una crisi che potrebbe esplodere in diversi paesi economicamente deboli e politicamente instabili nella regione. Anche se ora la situazione sembra essere sotto controllo e l’India dichiara di poter contare su una significativa disponibilità di riso, a maggio 2022 il Paese ha vietato le esportazioni di grano.

Esistono tuttavia timori che in un prossimo futuro l’India possa bloccare anche l’esportazione di riso, scatenando una grave crisi alimentare che andrebbe a toccare non solo i paesi del Sud Asia e dell’Indo-Pacifico. In questo caso, se l’India decidesse di ridurre le esportazioni in modo da garantire cibo a sufficienza per sfamare la propria popolazione, dovrebbe optare per un’alternativa al riso basmati – la varietà profumata a grano lungo che è più costosa.

IL RISO BASMATI è importato prevalentemente dai paesi del Medio Oriente, ma a causa del costo elevato non costituisce l’alimento base per la maggior parte della popolazione indiana. Durante la crisi del 2007-8, l’India aveva vietato l’esportazione di riso non basmati per domare l’aumento dell’inflazione, consentendo al contempo alla varietà basmati di essere venduta all’estero (divieto revocato nel 2010). Se si parla di riso non basmati, un blocco dell’esportazione colpirebbe soprattutto i paesi africani, che sono i più dipendenti dall’India per quanto riguarda i prodotti alimentari.

Nonostante la Cina sia il più grande produttore di riso al mondo, anch’essa non rimarrebbe indenne se l’India prendesse questa direzione.

LA REPUBBLICA CINESE, che da diversi anni importa riso da più stabilimenti indiani, acquista anche riso non basmati principalmente per la produzione di noodles, vino di riso e mangimi per animali. Poiché sinora la Cina ha utilizzato la propria resa per il consumo alimentare interno, se l’India decidesse di tagliare le forniture di riso al mondo, allora anche il colosso cinese dovrebbe rivedere il suo piano di consumi nazionale e le attività di esportazione.
Negli ultimi mesi, il governo Modi sta attuando diverse misure economiche volte a contrastare l’inflazione e bloccare l’aumento dei prezzi alleviando così la pressione sui consumatori. Il veto di esportazione di riso all’estero rimane comunque una possibilità, che dipenderà dall’andamento dei prezzi nelle prossime settimane e soprattutto dalle piogge monsoniche.

In India, la produzione di riso è infatti fortemente legata alla stagione dei monsoni, che da giugno ad ottobre dispensano circa il 70% delle piogge annuali, cruciali per le piantagioni di riso.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento