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L’inchiesta iraniana ammette: «Il Boeing abbattuto da due nostri missili»

L’inchiesta iraniana ammette: «Il Boeing abbattuto da due nostri missili»Un soccorritore tra i rottami del Boeing – Ap

20 di guerra Più «difficile» riconoscere la vulnerabilità del sistema antimissili o l’hackeraggio

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 22 gennaio 2020

L’inchiesta avviata dall’Iran conferma che sono stati due i missili sparati contro l’aereo del Boeing ucraino precipitato lo scorso 8 gennaio con 176 persone a bordo di cui 138 diretti in Canada. In base ai documenti presentati al check-in, il 90% dei passeggeri era iraniano. Molti avevano la doppia cittadinanza canadese, afghana, svedese. Per il rapporto dell’Aviazione civile iraniana «due missili M1-Tor sono stati lanciati da nord in direzione del velivolo». L’opinione pubblica iraniana è molto sensibile agli incidenti aerei perché il paese è sotto sanzioni da quarant’anni e a farne le spese è da sempre l’aviazione civile: la flotta dell’Iran Air risale al tempo dello scià e ottenere i pezzi di ricambio dalla statunitense Boeing è impossibile. Ma in questo caso l’aereo non era iraniano, era stato immatricolato solo tre anni fa, era un modello 800 e non un Max (a terra da una decina di mesi per problemi tecnici).

Ricapitoliamo gli eventi. Sabato 4 gennaio il convoglio del generale iraniano Qassem Soleimani viene colpito da un drone statunitense mentre si trova nell’aeroporto di Baghdad. Milioni di persone si riversano nelle strade per commemorare il capo delle forze speciali dei pasdaran. 78 muoiono nella calca durante i funerali. Se per gli US era un terrorista, per gli iraniani era un personaggio carismatico in cima ai gradimenti, sopra il leader supremo e sopra il presidente. Le Guardie rivoluzionarie non possono perdere tempo nel vendicare l’assassinio: nelle prime ore di mercoledì 8 gennaio i pasdaran attaccano con quindici missili due basi militari Usa in Iraq.

Qualche ora dopo un Boeing 737 delle linee aeree ucraine viene abbattuto poco dopo il decollo dall’aeroporto di Teheran. Nei primi giorni le autorità iraniane negano di avere un qualsiasi ruolo nell’incidente. Poi affermano che il motore aveva preso fuoco, l’aereo stava tornando in aeroporto ma stava schiantandosi su una base segreta dei pasdaran e per questo era stato abbattuto. Le immagini mostrano i segni di un missile terra-aria. In un video online, due esplosioni successive. Dopo quattro giorni di bugie, il generale iraniano Amir Ali Hajizadeh si assume la piena responsabilità. Alla guida delle Forze aeree dei Guardiani della Rivoluzione, Hajizadeh ammette che il «missile che ha abbattuto l’aereo ucraino è stato lanciato senza che fosse stato dato l’ordine a causa di un’interferenza nelle comunicazioni».

Di quale «interferenza nelle comunicazioni» si è trattato? È possibile, che a interferire sia stato un attacco cibernetico straniero. Non sarebbe la prima volta, perché negli ultimi anni la guerra elettronica scatenata da Stati Uniti e Israele ha già preso di mira il programma nucleare iraniano. Secondo Gianandrea Gaiani, direttore del sito analisidifesa.it, «pare che in quelle ore nello spazio aereo iraniano o ai suoi limiti fossero attivi diversi velivoli stranieri incluso un RC-135W da intelligence e guerra elettronica». L’abbattimento ha scatenato le proteste tra gli iraniani, ma per i pasdaran sarebbe più imbarazzante ammettere che il sistema di difesa aerea acquistato dai russi ha fatto cilecca laddove in passato aveva funzionato egregiamente: nel 2011 i pasdaran erano stati in grado di abbattere il drone statunitense RQ-Sentinel mentre eseguiva missioni di spionaggio sul sito nucleare di Natanz, e il 20 giugno 2019 la stessa sorte era capitata a un drone della US Navy che sorvolava lo Stretto di Hormuz nella provincia meridionale di Hormozgan, in Iran.

Ora, i dubbi sono tre. Il primo: è assai improbabile che il sistema di difesa aerea della Repubblica islamica abbia potuto confondere un aereo civile appena decollato con un missile statunitense o con un velivolo nemico penetrato nello spazio aereo iraniano. In secondo luogo, è assurdo che lo spazio aereo dell’Iran sia stato lasciato aperto poche ore dopo l’attacco con i missili iraniani alle due basi statunitensi in Iraq: i pasdaran si aspettavano una risposta militare. Terzo: non è plausibile che il controllo dello spazio aereo sia stato lasciato al soldatino di turno che avrebbe avuto dieci secondi per decidere. E se di attacco informatico si è trattato, i morti sono da addebitare anche al Pentagono. O a un altro nemico di Teheran.

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