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Liguria, Orlando supera gli ostacoli. Destra in alto mare

Liguria, Orlando supera gli ostacoli. Destra in alto mareAndrea Orlando con Elly Schlein – Ansa

Regionali Dopo l’ok di Conte, accordo tra i vertici regionali di Pd, 5S, Avs e Azione. Calenda frena, Renzi si offre ma i suoi non mollano Bucci. Il sollievo di Schlein: «L’ex ministro è il profilo più solido e competente»

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 3 settembre 2024

Dopo Emilia-Romagna e Umbria, anche in Liguria il centrosinistra è pronto alla sfida regionale. Che in terra ligure dovrebbe arrivare già a fine ottobre, salvo sorprese da parte del governo sul fantomatico election day. Dopo un lungo tira e molla, domenica i 5 stelle hanno dato il via libera alla candidatura del dem Andrea Orlando.

NELLA STESSA GIORNATA i vertici locali di Pd, 5S, Versi-sinistra e Azione hanno dato il timbro ufficiale alla scelta del candidato indicato come «la figura in grado di raccogliere la più ampia fiducia per la costruzione di un’alternativa». Orlando aveva fissato proprio a domenica l’ultimo giorno utile per arrivare a una indicazione formale, e così è stato: con lui c’è il grosso delle forze che in questi anni hanno fatto opposizione a Toti in regione. Decisivo il via libera di Giuseppe Conte, e del candidato che i 5 stelle avevano presentato in Liguria, Luca Pirondini, arrivato dopo una telefonata tra l’ex ministro dem e l’ex premier. Fondamentale anche la mediazione dio Goffredo Bettini, buon amico di entrambi.

Sciolti i dubbi sul candidato, è palpabile il sollievo della segretaria Schlein: «La convergenza si fa sempre più larga attorno al profilo di Orlando, il più solido e competente. La sua esperienza sul campo del lavoro e delle politiche industriali, ma anche delle battaglie per la sanità pubblica, è di garanzia. Mi auguro che al più presto partiremo con la campagna elettorale».

RESTANO DEI NODI ATTORNO al perimetro della coalizione. Se i vertici liguri di Azione, a partire dalla segretaria regionale Cristina Lodi, sono convinti del sostegno a Orlando, dal nazionale piovono dubbi. Calenda è freddo, il deputato Enrico Costa (che nel nordovest ha un certo peso), usa parole durissime: «Il campo largo in Liguria è la proiezione della piazza forcaiola di Pd. 5S e Avs, unita dalla scorciatoia giudiziaria. Sarebbe sorprendente che una forza garantista si ponesse anche solo il dubbio se stare dentro o fuori».

Se anche Calenda ponesse il veto all’uso del simbolo, i suoi dirigenti liguri con alta probabilità sosterrebbero comunque il centrosinistra con una lista civica. Ieri Orlando ha risposto ad Azione che aveva presentato una lista di nove opere «strategiche e irrinunciabili», tra cui la Gronda di Genova: «Sono tutte opere volute o finanziate dal centrosinistra, e da ultimo dal governo Conte 2. Non credo che sarà complicato per la coalizione trovare una quadra per rimetterle in moto. Complicato sarà trovare le risorse, perché la destra le ha definanziate».

L’ex ministro dem ha avuto un botta e risposta con il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi, uomo forte della Lega in regione, che ha bollato quella di Orlando come «una coalizione dell’odio e senza contenuti», che «vuole prendere il potere in qualsiasi modo» e bloccare le opere. «Noi siamo per la legalità non per l’odio: contestiamo un metodo che ha indebolito e screditato la Liguria», la replica di Orlando.

ANCHE I RENZIANI potrebbero finire in una lista civica. Il leader ha detto di essere pronto a uscire dalla giunta di centrodestra di Genova del sindaco Bucci (la richiesta è arrivata direttamente da Schlein), ma l’assessore ai Lavori pubblici Mauro Avvenente ha detto più volte di non voler lasciare il posto. Con lui anche i consiglieri Arianna Viscogliosi, presidente della commissione territorio, e Davide Falteri. «Le persone renziane che sono in giunta hanno detto chiaro e tondo che non escono. Poi, saranno loro a decidere: ognuno deve fare quello che ritiene opportuno», le parole di Bucci. Il M5S e il gruppo vicino a Ferruccio Sansa (candidato governatore del centrosinistra nel 2020) non ne vogliono sapere comunque. «Lasciare questo spazio a Renzi è un grande harakiri», ribadiscono dal M5S. «No a fare entrare candidati camuffati in altre liste», dice Sansa a proposito dell’ingresso di esponenti di Iv in qualche lista collegata al centrosinistra. Dal Pd fanno sapere che «a questo punto la scelta dei renziani è irrilevante».

A DESTRA LE ACQUE restano agitate. Rixi frena la candidatura di Ilaria Cavo, di Noi moderati, già assessora con Toti e ora deputata. Ma si chiama fuori un’altra volta: «Servo di più a Roma, sono l’unico ligure nel governo». E rilancia l’esigenza di un candidato civico. Secco no da Lorenzo Cuocolo, giurista e presidente delle fondazione Carige, che era stato puntato dalle destre per uscire dall’impasse. Resta in pista il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi, civico vicino al

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