Libici sparano verso pescatori siciliani. Interviene la Marina
Mediterraneo A 100 miglia da Benghazi. Nessun ferito. Sul posto arriva la nave militare italiana Grecale
Mediterraneo A 100 miglia da Benghazi. Nessun ferito. Sul posto arriva la nave militare italiana Grecale
Ancora spari libici sui pescatori siciliani. Nella notte tra il 2 e il 3 giugno, un centinaio di miglia a nord-est di Benghazi, ci sono stati momenti di tensione per gli equipaggi dei motopesca Luigi Primo e Salvatore Mercurio, della flotta di Catania.
La marina italiana riferisce che le due imbarcazioni sono state avvicinate da una motovedetta libica e hanno chiesto aiuto via radio. Nell’area si trovava la Grecale, fregata antisommergibile e lanciamissili, che ha virato in direzione dei connazionali e comunicato alla motovedetta che le due unità si trovavano fuori dai limiti della Zona di pesca protetta (Zpp) dichiarata dalla Libia. Prima di allontanarsi, però, i libici hanno aperto il fuoco verso il Salvatore Mercurio. Non ci sarebbero feriti né danni. Un team medico ha visitato l’equipaggio e uomini della brigata San Marco sono saliti a bordo per garantire la sicurezza. Intanto la motovedetta era andata via. I pescatori dovrebbero arrivare in Sicilia domani.
Il presidente della Federazione armatori siciliani Fabio Micalizzi ha annunciato che presenterà un esposto alla procura di Roma per chiedere di accertare i fatti. «La questione degli accordi bilaterali tra Italia e Libia non è più rinviabile», ha affermato il segretario Uila pesca Sicilia Tommaso Macaddino. L’intimidazione si inserisce nelle tensioni sulle zone di pesca nel Mediterraneo che deriva dalla mancanza di un quadro condiviso tra le due sponde.
Il primo settembre 2020 due pescherecci di Mazara del Vallo furono requisiti e 18 pescatori rimasero 108 giorni in arresto nella Cirenaica di Khalifa Haftar. Il 7 maggio 2021 al largo di Misurata, in Tripolitania, finirono sotto il fuoco della sedicente «guardia costiera» libica i motopesca Artemide, Nuovo Cosimo e Aliseo. Il comandante di quest’ultimo rimase ferito in modo non grave.
L’episodio dell’altro ieri è avvenuto nella Libia orientale dove il 10 febbraio scorso il parlamento di Tobruk ha nominato un secondo primo ministro: Fatih Bashaga. In opposizione al governo di unità nazionale di Abdul Hamid Dbeibah, che mantiene il controllo della Tripolitania. «In Libia c’è una situazione geopolitica molto difficile», ha commentato ieri la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ringraziando la marina.
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De Falco: «La marina spostata a nord, pescherecci indifesi»La nave Grecale è uno dei mezzi che l’Italia ha messo a disposizione della missione Irini-Eunavfor Med, che vigila sull’embargo delle armi alla Libia stabilito dall’Onu ma ha anche l’obiettivo di non trovarsi sulle rotte migratorie. Per questo il baricentro degli assetti militari è stato spostato verso nord. Dal suo lancio, il 31 marzo 2020, non soccorso nessun migrante. Ieri il Consiglio di sicurezza Onu ne ha rinnovato per un altro anno l’autorizzazione alle ispezioni, cui comunque gli stati di bandiera delle navi possono opporsi. Si temeva che la Russia votasse contro, ma si è astenuta (14 i favorevoli).
A salvare i migranti in fuga dagli stessi libici che sparano ai pescatori siciliani restano le Ong. Ieri la Sea-Watch 3 ha realizzato la quarta operazione in 24 ore. A bordo ci sono 223 naufraghi. Intanto da Mazara del Vallo è ripartita la Mare Jonio di Mediterranea per la dodicesima missione. A Burriana, in Spagna, ha mollato gli ormeggi la Aita Mari.
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