Cinque anni fa un semi sconosciuto generale dell’esercito egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, stravolgeva la rivoluzione di piazza Tahrir. Ministro della difesa del primo presidente democraticamente eletto in Egitto, l’islamista Mohammed Morsi, al-Sisi ha dirottato le proteste di piazza contro il nuovo governo: il 3 luglio 2013 il colpo di Stato, un mese dopo uno dei peggiori massacri della storia d’Egitto. In piazza Rabaa al-Adawiya l’esercito ha ucciso quasi un migliaio di persone, inaugurando un’era di repressione istituzionalizzata. «A Rabaa c’era una grande diversità di persone: giovani, donne con il velo e senza velo, giornalisti, europei. Al-Sisi disse che i manifestanti...