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Liberia al ballottaggio, ma Weah gioca in difesa

Liberia al ballottaggio, ma Weah gioca in difesaGeorge Weah – Ap

Sfida e amicizie pericolose Boakai tallona l'ex calciatore e presidente uscente. Tra i suoi alleati il "signore della guerra" Prince Johnson, eletto senatore, uno dei fantasmi del passato riemersi dalle urne. Secondo turno il 14 novembre

Pubblicato circa un anno faEdizione del 27 ottobre 2023

Sarà Weah contro Boakai, al ballottaggio presidenziale del prossimo 14 novembre che deciderà chi guiderà la Liberia fino al 2028. L’attesa è tra una conferma, quella dell’attuale presidente, l’ex-calciatore George Weah, o un grande ritorno, quello di Joseph Boakai, che durante l’amministrazione del Nobel per la Pace Ellen Johnson Sirleaf ha già coperto la carica di vicepresidente, tra il 2006 e il 2018, appena terminate le guerre civili e durante la drammatica epidemia di Ebola, tra il 2013 e il 2016.

AL TERMINE DI UN CONTEGGIO estenuante, con le elezioni svoltesi il 10 ottobre e i risultati attesi per due settimane dalla Commissione elettorale, che li ha diffusi soltanto il 25 ottobre, con diverse sezioni rimandate a votare e arresti per tentate frodi elettorali, Weah ha ottenuto il 44,83% mentre Boakai il 43,44%. Un vantaggio esiguo per l’ex attaccante del Milan, con un’affluenza poco al di sotto di 2 milioni di votanti, il 78,86% del totale, definita «senza precedenti nella storia delle elezioni in Liberia», ha detto il capo della Commissione elettorale Davidetta Lansanah durante un briefing con la stampa nella capitale Monrovia, martedì mattina.

Sei anni dopo le elezioni del 2017 la sfida, per Weah, è recuperare la fiducia dei suoi elettori: risanamento dell’economia, lotta alla corruzione e modernizzazione delle infrastrutture sono tutte promesse che si sono infrante sul muro della realtà. Weah è stato accusato di aver trascorso troppo tempo all’estero, ad esempio per quasi due mesi durante i mondiali in Qatar; di non essere riuscito a contrastare sufficientemente la corruzione, con diversi suoi stretti collaboratori sanzionati nel 2022 dal Dipartimento del Tesoro Usa per riciclaggio di fondi pubblici; sono poi fermi al palo i progetti infrastrutturali, come quello riguardante il piccolo aeroporto di Monrovia, talmente buio e pericoloso da convincere diverse compagnie aeree a non atterrarvi più fino a quando il sistema di illuminazione della pista non sarà garantito.

L’ECONOMIA DA VENT’ANNI è il tema al centro del tavolo: l’inflazione al 12,36% e oltre due terzi dei lavoratori impiegati nel settore informale, l’aumento continuo del costo della vita, la carenza di investimenti esteri sono questioni che la società liberiana tocca con mano ogni giorno.

Restano poi aperte, dopo vent’anni, le ferite della lunga guerra civile: la rielezione a senatore nella contea di Nimbi, di Prince Johnson, notissimo ex-signore della guerra che catturò e uccise il presidente Samuel K. Doe nel 1990 (un video, tragico, lo ritrae che beve birra mentre interroga e tortura Doe, prima di ammazzarlo), è tra queste.

JOHNSON È OGGI IL PRINCIPALE alleato politico di Boakai e del Partito dell’Unità, che tuttavia vorrebbe separarsi da questa alleanza ingombrante prima del ballottaggio e, secondo il quotidiano liberiano Front Page Africa, consegnare Johnson alla giustizia internazionale. Con il peso politico di Johnson a Nimba devono fare i conti tutti, anche Weah. Il quale, al ballottaggio nel 2017, si assicurò il suo sostegno e arrivò alla vittoria: un matrimonio finito poco dopo, che tuttavia ci mostra quanto inggombrante sia la figura dell’ex-signore della guerra. Anche il partito di Weah vorrebbe consegnare il rieletto senatore Johnson alla Corte penale internazionale, come avvenuto per Charles Taylor.

C’è anche George Boley, che fu ministro negli anni ’80 durante la presidenza Doe, fuggito negli Stati uiniti durante la prima guerra civile ma cacciato dal governo Usa perché accusato di atrocità, in particolare tramite il reclutamento e il comando di battaglioni di bambini soldato. Nel 2017 è stato eletto deputato. La presidenza Weah in questo senso si è caratterizzata per la non-ricerca di giustizia, non solo dal punto di vista penale.

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