La redazione consiglia:
Passato e presente nelle stanze di Levante«Mi emoziono con poco. Gioco ancora col fuoco. Bacio rime, bacio bene, ti bacio dopo». Gioca col fuoco, in effetti, Levante. E non perché viene a Sanremo e sbatte in faccia a tutti una verità- azzecca anche il tempo giusto infatti tutto il mondo femminista del web la sostiene- che è nell’aria e sta per essere finalmente stigmatizzata: non metteteci la mano sul fuoco che una mamma sia al settimo cielo appena partorisce. E anche un filo dopo. E anche questa affermazione è incompleta perché la complessità della questione è infinita, profonda come i pozzi delle fiabe, insondabile, incomprensibile, insindacabile. Dare la vita. Rendiamoci conto dell’immensità. Dare la vita e stravolgere la propria, non riconoscerla, non riconoscersi, passare senza stralci di razionalità dalla gioia più immensa all’abisso più nero. Eppure. Per secoli la narrazione è stata viziata di ideologie che nulla avevano a che fare con il vero sentire delle donne, delle madri. Ideologie mistificate che ci hanno sottoposte a una manipolazione di cui abbiamo per prime perso il timone. Succubi, di una maternità che ci voleva e vedeva perfette (?), a un certo punto, l’abbiamo persa per strada questa maternità (non apriamo la parte politica ed economica della questione perché non ci basterebbero le righe di questo articolo) e dei figli abbiamo iniziato a farne a meno. «Parlavo con i miei collaboratori e dicevo che non ce l’avrei fatta a terminare l’album. È stato fondamentale avere intorno delle persone empatiche, comprensive. Il padre di Alma è stato perfetto»

CI SONO squarci di luce in questo buio che sta avanzando senza tregua, ci sono squarci di verità. Una canzone può fare la differenza? Certo che può, perché fuori dalle nostre bolle, esistono le persone con le loro vite. Esistono le ragazze che vendono scendere Levante le scale del festival, con i suoi completini che la lasciano libera e scoperta, con i suoi capelli biondi conquistati (per i quali viene anche spesso aggredita, manco fosse un dovere piacere agli altri e non a se stessi) e con la forza di amarsi e di amare, senza rinunce la sua Opera Futura. Che è il suo nuovo album ma è anche, soprattutto, sua figlia Alma. Vivo è una canzone che parla di questo sconvolgimento ma è anche e soprattutto un urlo alla vita. Quando ripensa a un anno fa-aveva appena partorito- e si racconta e ci racconta, le viene da piangere. Si commuove. «Parlavo con i miei collaboratori e dicevo che non ce l’avrei fatta a terminare l’album. È stato fondamentale avere intorno delle persone empatiche, comprensive. Il padre di Alma è stato perfetto». Il brano è suo, coerente come la sua musica è sempre. Levante non sgarra mai in questo, si è trovata già da tempo. D’altronde: «Vivo come viene. Vivo il male, vivo il bene. Vivo come piace a me…Vivo l’attimo che c’è. Vivo per la mia liberazione. Vivo un sogno erotico. La gioia del mio corpo è un atto magico». E poi, canta anche Bella ciao.