C’è una convergenza nella diagnosi, un’analisi comune della pericolosità della situazione, si delineano i bisogni dei paesi membri, ma soprattutto c’è grande pessimismo al primo giorno del vertice informale dei 27 paesi Ue, riuniti fino a oggi a Versailles. L’ospite Macron si è detto «pessimista», ha annunciato che riparerà con Putin. Ieri c’è stata una nuva telefonata Putin-Macron-Scholz) , ma che l’Europa deve «prepararsi a tutti gli scenari». C’è un calendario, per superare le diverse posizioni, che permangono perché la dipendenza energetica dalla Russia è diversa da paese a paese: la Commissione ha mandato per mettere a punto entro fine mese un programma per stabilire «a quale ritmo possiamo diminuire, ridurre poi sopprimere le vulnerabilità» europee sull’energia e le materie prime, ha spiegato Macron. Sulla difesa comune e sul percorso per raggiungere un’autonomia strategica ci sarà un vertice straordinario a maggio. L’Europa «deve cambiare», dice Macron, ci vuole un «soprassalto», la guerra cambia tutto.

Grande preoccupazione e indignazione per i bombardamenti sugli ospedali. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha parlato di atto «criminale» che dovrà portare all’apertura di un’inchiesta e al giudizio della Russia di Putin di fronte al tribunale penale internazionale. «Un crimine di guerra» per lo spagnolo Pedro Sanchez, «un atto di guerra indegno» per Macron, che rende pessimisti sul futuro: un cessate il fuoco, che i vari dirigenti europei hanno di nuovo chiesto, non è al momento «realistico» per il presidente francese. Sul tavolo ci sono nuove sanzioni contro la Russia, dopo i 5 round già approvati. Dobbiamo «continuare a fare pressione – ha detto l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell – per fermare una guerra folle, l’uccisione di cittadini». Borrell ha ricordato che ci sono 2 milioni di rifugiati, «fanno come in Siria e in Cecenia, distruggono il paese». Ieri, Polonia, Francia e Germania hanno varato uno «stato maggiore informale» dei ministri degli Interni, per coordinare l’aiuto ai rifugiati.

Quanto tempo per mettere fine alla dipendenza europea da gas e petrolio russo? La strada è in salita. Per Olaf Scholz, «dobbiamo assicurare che l’impatto sull’Europa sia il minimo possibile». L’ungherese Orbán ancora ieri si è detto ostile a sanzioni su petrolio e gas. I Baltici, al contrario, premono per decisioni drastiche. «Stop all’import di energia» dice la Lituania, «se non ora, quando?». Donald Tusk, ex primo ministro polacco, alla riunione del Ppe, avverte: «Ogni concessione verrà usata contro di noi, non solo contro l’Ucraina».

I 27 hanno discusso assieme per la prima volta della candidatura dell’Ucraina all’ingresso nella Ue (presentata all’analisi della Commissione dagli ambasciatori Ue assieme a Moldavia e Georgia). Polonia e Baltici premono per accelerare. Ma i paesi dell’Europa occidentale, i vecchi membri, frenano. Macron: mandiamo un «segnale forte» all’Ucraina, ma un «paese in guerra» non è pronto per entrare. L’olandese Rutte: «Tutti i paesi dell’Europa occidentale con cui ho parlato dicono che non è questione di essere pro o contro, la procedura dura anni». Per il lussemburghese Bettel «non dobbiamo dare all’Ucraina l’illusione che tutto può avvenire in pochi giorni». Ci sono altre forme di avvicinamento: «Vediamo con la Commissione quali strumenti esistono per aiutare l’Ucraina» ha detto Christine Lagarde della Bce, la Banca centrale ucraina potrebbe avere accesso all’euro e la moneta resa convertibile.

La Ue deve pensare alla difesa comune, persino la prima ministra svedese, Magdalena Andersson, dice che «dobbiamo spendere di più». Per von der Leyen bisogna «ripensare la difesa europea con forti capacità». La spesa è destinata ad aumentare considerevolmente, per raggiungere l’obiettivo Nato del 2% del pil.

Qualche passo avanti sull’ipotesi di un nuovo debito comune, dopo quello varato per il Covid. Draghi ha parlato a lungo con Macron prima dell’inizio del Consiglio, su come lavorare assieme per «sostenere l’economia». Uno dei “frugali”, l’austriaco Karl Nehammer, apre a un nuovo debito europeo: «Abbiamo sempre detto che bisogna investire nelle crisi e adesso stiamo sperimentando la guerra in Europa: gli investimenti sono necessari e devono essere realizzati collettivamente».