L’Europa ha perso anche la sua maschera “buona”
L’orrore della Striscia Che le potenze occidentali non abbiano il modo di imporre ad Israele di aprire i varchi è difficile da credere. Non fosse che smettendo di rifornire quotidianamente di soldi, armi e munizioni al governo israeliano
L’orrore della Striscia Che le potenze occidentali non abbiano il modo di imporre ad Israele di aprire i varchi è difficile da credere. Non fosse che smettendo di rifornire quotidianamente di soldi, armi e munizioni al governo israeliano
Ormai lo sappiamo. Ai varchi di Gaza oltre milleottocento camion carichi di aiuti umanitari, carburante, materiale medico e sanitario attendono il permesso del governo israeliano per entrare nella Striscia, permesso loro negato tranne poche eccezioni; inoltre, ad assicurarsi che non passi nessuno, all’esterno dei varchi vigilano dei coloni le cui espressioni di fanatismo razzista mettono paura.
Intanto i gazawi sono allo stremo delle forze e sappiamo che i più fragili muoiono d’inedia. Dice ad Al Jazeera una levatrice del reparto maternità dell’ospedale Al Shifa: «Le donne partoriscono bambini morti e quei pochi che nascono vivi muoiono per mancanza dei latte materno». Quello artificiale aspetta nei camion.
Di ritorno da Rafah il presidente dell’Arci Walter Massa racconta: «Qui percepisci l’intenzionalità della politica israeliana nel perseguire, oltre all’azione militare devastante, anche la persecuzione umana di donne, uomini e bambini colpevoli solo di essere nati palestinesi. Non ci sono parole che si bloccano in gola quando il responsabile della Mezzaluna Rossa egiziana ci dice che tutti questi materiali sono stati respinti dall’esercito israeliano.
Cioccolata compresa perché non ritenuta un bene primario… 30 mila morti che potrebbero diventare presto 85 mila per l’aggravarsi della situazione medico-sanitaria nel giro di pochi mesi. Giriamo per questa struttura in mezzo a migliaia e migliaia di tonnellate di aiuti e strumenti, bombole di ossigeno, incubatrici, macchine per il filtraggio dell’acqua, cibo e, appunto, cioccolata».
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Gaza Sunbirds, «Ora corriamo per mandare cibo nella Striscia»Ieri, al nuovo porto di Gaza, sono state sbarcate 200 tonnellate di cibo, acqua e altri aiuti umanitari mentre dal cielo piovevano pacchi di viveri per la popolazione: due imprese costosissime, volute dall’Europa e dalla Giordania, a dimostrazione della loro preoccupazione per la carestia imperante a Gaza. Non dubitiamo del loro buon cuore, ma per chi non vuole chiudere gli occhi davanti alla realtà, tali iniziative (una goccia d’acqua rispetto alla catastrofe umanitaria) assumono il significato di una resa incondizionata al governo israeliano, il cui arsenale bellico comprende anche l’arma della fame. Lo hanno dichiarato senza giri di parole alcuni componenti dell’attuale governo.
Che le potenze occidentali non abbiano il modo di imporre ad Israele di aprire i varchi è difficile da credere. Non fosse che smettendo di rifornire quotidianamente di soldi, armi e munizioni al governo israeliano. Oppure, per non perdere la faccia, ovvero la propria immagine ”buona”, di chi difende i diritti umani, primo di tutti il diritto alla vita.
Invece, a ben vedere, arrendendosi alla volontà politica israeliana, ciò che l’Europa ha perso non è la sua immagine, ma la sua maschera “buona”, disvelando agli occhi del mondo il suo volto suprematista, intriso degli orrori della sua storia coloniale e delle sue micidiali avventure a seguito della Nato.
In realtà, una resa dell’Europa era scontata poiché, dall’inizio del Novecento, ha assecondato prima il movimento sionista e poi lo Stato d’Israele negli illeciti e nei crimini indispensabili al compimento del progetto di uno Stato ebraico in Palestina deprivato dai suoi abitanti. La complicità ha il suo prezzo.
Tutto ciò conferma il divario crescente, a giudicare dall’isolamento di Israele nell’opinione pubblica mondiale, fra i nostri rappresentanti ufficiali e noi cittadini, fra la classe politica chiusa nelle sue squallide logiche di potere interne e internazionali, e chi rifiuta tanto razzismo e tanta crudeltà perché negli altri vede se stesso. «…avere gli altri dentro di sé», cantava Giorgio Gaber.
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