«Prima del 7 ottobre aiutavamo i paraciclisti a realizzare i loro sogni. Oggi a sopravvivere». Karim Ali è il fondatore di Gaza Sunbirds, squadra di paraciclisti nata per permettere a giovani amputati – campioni o meno – di continuare a correre in bicicletta: «Diffondevamo valori e storie dello sport- racconta- magari sognando le Paralimpiadi». Più praticamente, «dare una bicicletta in contesti difficili come Gaza può cambiare la vita: permette di fare la spesa, riprendere i figli a scuola o lavorare».

NEGLI ULTIMI cinque mesi però, la sua missione si è concentrata sul rispondere agli effetti della catastrofe umanitaria in corso. Karim racconta: «Sono nato nel Regno Unito e non a Gaza, ma da ottobre non faccio che coordinare le attività e, purtroppo, dare condoglianze ad amici e conoscenti». La guerra genocidaria che Israele conduce sulla Striscia «ha seminato lutti in ogni famiglia» e ha costretto gli atleti volontari di Gaza Sunbirds a reinventarsi: «Grazie a una forte solidarietà abbiamo raccolto oltre 100mila dollari, inviando fino a 55 tonnellate di cibo e fornendo anche piccole quantità di denaro alle famiglie». Ma non è semplice: «A ottobre siamo partiti dal nord, producevamo pane, ma a causa dell’assedio il gas è stato interrotto. Dopo l’invasione israeliana di terra poi, restare è diventato troppo pericoloso. Ci siamo spostati, passando a distribuire kit per l’igiene personale». Ma l’assedio ha svuotato anche gli scaffali dei negozi. Si è optato allora per comprare prodotti direttamente dagli agricoltori ma «l’esercito israeliano ha invaso anche le regioni del centro impedendo ai contadini di raggiungere i campi. I prezzi sono aumentati di 4 o 5 volte».

Oggi i Gaza Sunbirds distribuiscono viveri nei campi profughi del sud, prima a Khan Younis e ora a Rafah, dove il governo israeliano ha confermato che procederà con l’operazione finale di terra. «La gente ci racconta che vede la fine del mondo». Karim però del futuro continua a preoccuparsi, soprattutto per gli amputati: «Già prima non c’erano cure e supporto necessario per chi perde un arto. Le protesi non arrivavano e così si va incontro a complicazioni che richiedono ulteriori amputazioni. Conosco un uomo che in tre anni ne ha subite sette alla stessa gamba». Il lavoro, però, adesso deve concentrarsi sulla gente «che muore di fame». «Inviamo le donazioni ad organizzazioni sul terreno che acquistano cibo», e tra queste anche la genovese Associazione di cooperazione e solidarietà (Acs), che sta facilitando l’ingresso degli aiuti e nella Striscia è riuscita ad allestire due cucine da campo. «Una partnership preziosa» commenta Karim. «Spesso con un pacco alimentare una famiglia sfama anche gli sfollati che accoglie».

IMPORTANTE è anche il sostegno che arriva dalle realtà all’estero che aderiscono alla Great Ride of return, la grande pedalata del ritorno. «La nostra squadra- ricorda il fondatore dei Gaza Sunbirds – nasce per dare speranza ai giovani manifestanti che hanno perso un arto tra il 2018 e il 2019 nella Grande marcia del Ritorno», ossia l’iniziativa di protesta pacifica alla barriera di separazione con Israele per rivendicare il diritto dei discendenti delle famiglie cacciate nel 1948 a riappropriarsi di terre e case. Oltre 200 i palestinesi uccisi in quei mesi dai colpi delle Forze israeliane, e oltre 33mila i feriti. Tra questi, anche tanti giovani che persero uno o più arti. «Già prima del 7 ottobre nel Regno Unito organizzavamo delle ride per sensibilizzare su quanto i palestinesi subiscono da 75 anni. Quello che vediamo oggi accadeva già: Gaza è sotto assedio dal 2006. Noi proponiamo informazione attraverso lo sport. E le adesioni ora arrivano da tutto il mondo», e con esse, donazioni. Prossimo appuntamento il 30 marzo: tra le oltre cento le città, Londra, Berlino, Chicago, Barcellona, Melbourne, Toronto, Singapore e Milano. Partenza da Corso Venezia alle 10.30. Anche Roma si sta organizzando (e chi vuole aderire può scrivere a uff.stampa@acs-italia.it).

DOMANI invece al Laboratorio Occupato Kasciavìt di Milano sarà proiettato il documentario Tour de Gaza, che racconta la storia di Alaa Al-Dali, primo ciclista paralimpico di Gaza: campione qualificato ai Giochi asiatici del 2018, perse una gamba a causa di un cecchino israeliano alla Grande marcia. «Se nasci a Gaza- conclude Karim- sai che il 75% della tua vita sarà dedicata a sopravvivere e solo il 25% allo sport. Ma se vuoi praticarlo, ti serviranno determinazione, concentrazione e forza a prescindere di cosa ti accade intorno. Raid compresi».