A quasi nove mesi dall’inizio dell’invasione di Gaza il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha detto ieri che si va ormai «verso la fine della fase di eliminazione dell’esercito terrorista di Hamas. Continueremo a colpire quello che resta».

Dal terreno di battaglia l’esercito israeliano ha annunciato la distruzione di un tunnel lungo 1 km nel centro della Striscia, oltre alla morte del 319mo soldato e al ferimento di altri nove a Rafah, nel sud della Striscia. Lì dove le Brigate Al-Qassam, ala militare di quel che resterebbe di Hamas, affermano di aver distrutto un tank israeliano nel quartiere di Tal Al-Sultan. I bombardamenti israeliani hanno invece colpito e causato vittime sia a Gaza City che a Rafah, portando il conto dei morti registrati dalle autorità locali a 37.900

MA A FARE NOTIZIA è stata la capacità della Jihad islamica di lanciare ancora ieri una ventina di razzi verso il sud di Israele, tutti intercettati o caduti senza fare danni. Sarebbe legato a questo l’ordine impartito dall’esercito ai palestinesi dei quartieri orientali di Khan Yunis di evacuare immediatamente l’area.

La giornata di ieri in Israele è stata anche segnata da forti tensioni interne. Deciso a cogliere l’occasione per lanciare nuovi attacchi ai vertici delle Forze armate e dei servizi di sicurezza e ai giudici della Corte suprema, Netanyahu ha ordinato un’«indagine immediata» sul rilascio – insieme ad altri 53 prigionieri palestinesi – di Mohammad Abu Salmiya, direttore dell’ospedale Shifa di Gaza city, arrestato lo scorso novembre durante la prima occupazione israeliana del complesso ospedaliero.

«LA DECISIONE di rilasciare i prigionieri fa seguito alle udienze della Corte Suprema su una petizione contro la detenzione di prigionieri nel centro di Sde Teiman», ha precisato il suo ufficio per sottolineare che dietro la decisione non c’è il primo ministro. La «colpa» è di altri, lui quei palestinesi non li avrebbe mai rimessi in libertà.

Eppure, il rilascio di Abu Salmiya è avvenuta sulla base di valutazioni fatte dei capi dello Shin Bet (servizio segreto interno). Inizialmente il medico era stato accusato di aver messo lo Shifa a disposizione di Hamas per curare e nascondere alcuni degli ostaggi israeliani presi il 7 ottobre. Ma, evidentemente, non è risultato coinvolto nelle attività del movimento islamico se gli stessi servizi di intelligence israeliani – mai teneri con i palestinesi – hanno dato il via libera al suo ritorno a Gaza dopo sette mesi trascorsi in condizioni disumane nel famigerato campo di detenzione di Sde Teiman, nel deserto del Neghev.

Lo Shin Bet ieri ha confermato che il direttore dello Shifa soddisfaceva i criteri per il rilascio. Il medico, abbracciato da amici e parenti al suo ritorno, ha voluto subito denunciare la situazione a Sde Teiman. «Molti prigionieri sono stati martirizzati sotto interrogatorio… medici e infermieri israeliani picchiano e torturano i prigionieri palestinesi e trattano i corpi dei detenuti come se fossero oggetti inanimati…ogni prigioniero ha perso circa 30 chili tra il cibo negato e le torture…stiamo stati aggrediti quasi ogni giorno e non abbiamo incontrato avvocati, né alcuna istituzione internazionale ci ha fatto visita», ha raccontato durante una conferenza stampa a Gaza city. «Israele – ha aggiunto – mi ha arrestato come se fossi un pesce grosso; ora si scopre che tutto era una bugia e che avevano gonfiato l’intera faccenda. Eccomi qui, rilasciato senza alcuna accusa; mi hanno portato davanti a un giudice diverse volte, e anche lì non hanno presentato alcuna prova. Sono stato rilasciato senza alcuna condizione e senza intese o accordi».

Mohammad Abu Salmiya
Ogni prigioniero ha perso 30 chili tra cibo negato e torture. Aggrediti quasi ogni giorno, mai incontrato avvocati né istituzioni internazionali

ISRAELE DOPO IL 7 OTTOBRE ha arrestato migliaia di palestinesi di Gaza, descrivendoli tutti come «terroristi di Hamas». Molti di questi dopo mesi di detenzione, abusi, torture e privazioni, sono risultati non coinvolti in alcuna organizzazione politica o armata. Non avranno mai giustizia per ciò che hanno subito. D’altronde cosa sia Sde Teiman non importa neanche al leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid che ieri si è lanciato all’attacco accusando il governo di «mettere in pericolo la sicurezza del paese» per non aver impedito il rilascio di Abu Salmiya. «La débâcle sulla liberazione del direttore dell’ospedale è un seguito diretto dell’illegalità e della disfunzione che caratterizzano il governo e che mettono a rischio la sicurezza dei cittadini israeliani», ha scritto Lapid. Simili le parole dell’ex generale Benny Gantz, tornato all’opposizione dopo otto mesi nel gabinetto di guerra con Netanyahu.

Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha negato di aver avuto qualche responsabilità nel rilascio dei 54 detenuti. Furiosi i ministri del Likud, il partito di Netanyahu, e dell’estrema destra che invocano le dimissioni di un po’ tutti negli apparati di sicurezza. Chiede il pugno duro Itamar Ben Gvir, il ministro della Sicurezza che qualche giorno fa ha detto che a suo avviso bisognerebbe sparare alla testa dei detenuti palestinesi che per lui sono tutti terroristi.

LA STAMPA ARABA intanto riferisce che l’Egitto ha respinto l’idea di Israele di demolire il valico di Rafah e di ricostruirlo nei pressi del transito di Kerem Shalom, come riferito qualche sera fa dalla tv Canale 12. Nonostante le proteste del Cairo, l’esercito israeliano sta lavorando lungo il Corridoio Filadelfia, una striscia di 14 km all’interno di Gaza sul confine con l’Egitto, allo scopo di conservarne il controllo in futuro e impedire, come afferma, che Hamas possa rifornirsi di armi attraverso i tunnel.