L’eurodeputato polacco: «La Sinistra è tornata, ora iniziamo il negoziato con Tusk»
47 anni, attivista lgbt, ateo e sostenitore della laicità dello Stato, questo il profilo di uno dei leader della sinistra polacca Robert Biedron, eurodeputato del gruppo Socialisti e Democratici (S&D), dove ricopre anche il ruolo di presidente della commissione parlamentare per i diritti delle donne e l’eguaglianza di genere.
Attivista dal 2001, quando partecipa al primo gay pride tenutosi in Polonia e in seguito al quale contribuisce a dar vita all’associazione Kampania Przeciw Homofobii (Campagna polacca contro l’omofobia). Dopo l’esperienza come amministratore locale, nel 2019 Biedron fonda a Varsavia il suo movimento politico, Primavera, poi confluito in Lewica (Sinistra), la lista che lo ha portato all’eurocamera. Incontriamo Biedron a margine dei lavori d’aula del Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo.
È un bel giorno per la Polonia?
Lo abbiamo atteso per otto anni. Contiene un messaggio per l’Europa: siamo tornati. Democrazia, stato di diritto, diritti umani saranno di nuovo rispettati in Polonia. Per molti anni è stato un sogno. Per me personalmente è importante perché le forze socialdemocratiche e progressiste sono di nuovo al governo dopo otto anni all’opposizione.
Una vittoria netta?
Con 11 milioni di voti, ovvero 4 milioni di voti in più rispetto al partito di governo uscente Diritto e giustizia (Pis), l’opposizione ha ottenuto un forte mandato per governare il Paese. I polacchi hanno partecipato in massa, c’è stato un grande risveglio. Lo abbiamo visto già nella manifestazione del 1 ottobre (la marcia anti-governativa «Milioni di cuori» organizzata da Donald Tusk). La cosa straordinaria è che a votare sono andati soprattutto molti giovani e molte donne. Una mobilitazione che ha portato all’affluenza più alta dal 1989.
Però la sinistra non ha vinto da sola, è nell’alleanza con il conservatore Donald Tusk.
Lui è il leader del partito più grande della maggioranza, siamo diversi e non nascondiamo le differenze. Lui conservatore, noi progressisti. Ma c’è un terreno comune: l’approccio alla democrazia, alla costituzione, all’Europa. E dobbiamo trovare un compromesso, perché da sola la sinistra non ce la farebbe.
Avete fatto un accordo prima del voto?
No, non c’è stato un accordo pre-elettorale, quindi adesso inizierà un negoziato per formare il governo. Poi, secondo la procedura formale, la palla passa al presidente della Repubblica (Andrzej Duda, esponente del Pis) che designerà il premier. Tutto il processo potrebbe prendere circa due mesi e così l’esecutivo potrebbe arrivare entro Natale.
Com’è stato vivere 8 anni di governi targati Pis? Come hanno cambiato la Polonia?
Hanno minato diritti fondamentali e costituzione. Faccio solo qualche esempio. A causa del bando de facto dell’aborto, le donne polacche hanno oggi meno diritti di quando siamo entrati nell’Ue nel 2004. Sappiamo dalla cronaca che ci sono donne che muoiono in ospedale ancora oggi per questa ragione. E poi, ci sono il 30% delle zone in Polonia che sono dichiarate Lgbt free. Il presidente dice che noi attivisti siamo ideologici, la Chiesa ci bolla come piaga. Ma abbiamo ragazzi giovanissimi che si suicidano per la loro omosessualità. Proprio quando a Varsavia c’era un governo transfobico e omofobico.
La redazione consiglia:
I falò della democraziaDiritti delle donne e delle persone Lgbt violati, anche i media sono ampiamente controllati dal governo. Ma è a causa delle minacce all’indipendenza della magistratura da parte del governo Morawiecki che Bruxelles trattiene dei fondi destinati a Varsavia. Questo elemento non riguarda molto le persone comuni, che non hanno a che fare tutti i giorni con il sistema giudiziario. Ma pesa molto a livello istituzionale. Incontro colleghi italiani qui in Parlamento che mi dicono: come faccio a spiegare ai miei elettori che l’Ue dà soldi a un paese che non rispetta i principi base dello stato di diritto?
Quale sfida attende il nuovo governo?
Unire la società, riportare la democrazia, rientrare nelle strutture europee e internazionali. E mantenere la fiducia che ci hanno dato con tanta forza gli elettori. Attenzione, perché se si fallisce, torna Kaczynski.
Che Polonia immagina nei prossimi 5 anni?
Un Paese protagonista in Europa, nel gruppo di testa dei progressisti, attento alle persone, alla casa, a pensioni e salari, al clima, all’eguaglianza uomo donna, alla laicità, alle minoranze. Ecco la Polonia dei miei sogni. È importante che i progressisti siano al governo, perché toccherà a loro battersi per questo.
La Polexit sarò solo un ricordo?
Sì (fa un ampio sorriso). La società polacca è la più europeista di tutte. Non solo l’antieuropeismo è finito, ma vogliamo una Polentrance. Il nostro messaggio di speranza è che uniti siamo sempre più forti. Anche in Europa.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento