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Leu, chiuse le liste non le polemiche

Leu, chiuse le liste non le polemiche

Liberi e uguali Grasso: il 70 per cento dei candidati viene dai territori. Ma l'Abruzzo resta sul piede di guerra, in dodici si ritirano dalla corsa

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 27 gennaio 2018

Alle otto della sera Piero Grasso annuncia su twitter: «Siamo pronti!», «Vi anticipo qualche dato: il 70 per cento dei capilista e oltre l’80 per cento dei candidati sarà espressione del territorio di appartenenza». Le cifre servono a respingere le critiche che piovono come grandine sulle liste di Liberi e uguali: mancata «territorialità» dei candidati, cioè nomi catapultati dal centro. E blindatura degli uscenti di Si e di Mdp. Tutto falso, s igiura al quartier generale di via Zanardelli a Roma: «Il 50 per cento dei parlamentari non è stato ricandidato». Va detto che gli uscenti sono più di 80 e una stima non pessimistica ne dà come rientranti la metà. Ma soprattutto, si sottolinea «il 69 per cento dei capilista è stato indicato dai territori. Se aggiungi gli uninominali si arriva oltre il 90 per cento».

I NUMERI, DA VERIFICARE appena le candidature saranno accettate e firmate, non raccontano la burrasca delle ultime ore. Nella notte di giovedì Grasso convoca Speranza, Fratoianni e gli ambasciatori di Civati. Pippo è furibondo, i suoi di Possibile chiedono un referendum tra gli iscritti. C’è chi parla di un confronto ruvidissimo con Fratoianni (si racconta anche di un posacenere volante, i presenti smentiscono). Possibile si sente penalizzata dalla manciata di seggi ’sicuri’ concessi dall’asse di ferro Mdp-Si, lo stesso Civati corre nel listino di Lombardia 3 e a differenza degli altri due segretari non ha un seggio sicuro. È la terra di Giorgio Gori, che Leu non appoggia alle regionali lombarde. Dagli sherpa di Mdp arriva l’ultimatum: o tutti dentro, o tutti fuori. La situazione si sblocca alle tre di notte con una telefonata distensiva di Grasso: oltre a Civati, Pastorino e Brignone, il giornalista Giulio Cavalli sarà schierato in Lombardia e l’avvocato Maestri in Umbria. «Resta l’amarezza e la profonda delusione, non per i posti, ma per il metodo e per il trattamento ricevuto», si sfoga Civati, «e pensare che il 3 dicembre avevo parlato di fratellanza».

SEMBRA RIENTRATA la protesta dell’assemblea regionale sarda: il candidato contestato di Si resta al suo posto ma al senato a Cagliari viene schierato Yuri Marcialis, assessore e uomo forte di Mdp. È l’unico caso in cui viene modificata la lista. Non si tocca nulla in Calabria, e neanche in Sicilia dove c’era stata la rivolta dei dirigenti locali di Possibile – non solo – contro la candidatura di Guglielmo Epifani, ex leader della Cgil. Con loro si è schierato anche Claudio Fava, deputato regionale. Nessun cambiamento anche in Abruzzo: lì ieri in dodici si sono ritirati dalle liste per protesta contro i due «catapultati da Roma» (Costantino di Si e Leva di Mdp). «Neanche con il Porcellum andò così», tuona Gianni Melilla, deputato uscente, «nel 2013 sia il Pd che l’allora Sel fecero le primarie per i parlamentari. Oggi tutto viene deciso da Roma. Se pensano che del vecchio partito conservano solo il centralismo democratico si sbagliano di grosso». Oggi a Pescara una nuova assemblea. Ma da via Zanardelli non trapela preoccupazione. Anzi, c’è soddisfazione: «Abbiamo chiuso le liste, e siamo i primi».

Domenica mattina Grasso aprirà ufficialmente la campagna elettorale nel teatro di Santa Cecilia nella sua Palermo. Sul palco con lui ci sarà il il deputato Erasmo Palazzotto, di Sinistra italiana, capolista a Palermo città e nell’uninominale di San Lorenzo. Non ci sarà Epifani, capolista in tutta la Sicilia orientale.

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