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Letta cambia idea sulla difesa: «Sintonia con Conte»

Letta cambia idea sulla difesa: «Sintonia con Conte»Conte e Letta – Lapresse

Effetto Ucraina M5S e Pd tra questione energetica e spesa militare

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 9 aprile 2022

Gli effetti del vertice di due giorni fa tra Enrico Letta e Giuseppe Conte cominciano a vedersi. Ieri, sia il segretario del Partito democratico che il leader del Movimento 5 Stelle hanno provato ad allargare i cordoni della borsa del Def. Non è una novità per Conte, che è tornato a chiedere uno scostamento di bilancio e ha ribadito che i 5 miliardi stanziati dal governo non bastano a far fronte alla tenaglia della crisi energetica e di quella pandemica.

Ma la posizione più rilevante, persino sorprendente rispetto alla tensione tra alleati degli scorsi giorni, è quella sulla difesa. Adesso Letta dice che con Conte «sulle spese militari c’è una sintonia totale». Ha aiutato anche l’esternazione al parlamento europeo di Joseph Borell, che spostato il focus sull’Ue. «Siamo d’accordo sul fatto che la questione essenziale sia fare la difesa europea – insiste Letta – Questa crisi, questa invasione drammatica, la barbarie della guerra di Putin ci ha svegliato. Il tema è quello di una razionalizzazione delle spese della difesa attraverso la costruzione della difesa europea, è la strada su cui lavorare». Devono aver pesato,dicono dalle parti del Movimento 5 Stelle, i sondaggi che mostravano l’impopolarità di investire in armamenti su base nazionale e in rapporto proporzionale al Pil.

Letta, insomma, cerca di cambiare passo. Lo fa anche proponendo un assegno per il ceto medio, per sostenere i consumi energetici non solo dei ceti più svantaggiati ma anche di tutti quelli che di fronte ai rincari di questi mesi si troveranno a dover far quadrare il bilancio familiare. La base di partenza, sostiene, sono i sostegni immaginati per i prossimi mesi. Che devono essere estesi. «Gli interventi messi in campo devono continuare anche per il resto dell’anno – spiega Letta – molte di queste misure sono state fatte per calmierare il costo dell’energia per imprese e famiglie a reddito basso. Ma alcune di queste finiscono a fine aprile e fine giugno, il governo deve quindi intervenire per dare continuità a questi interventi».

Muovendo da questi presupposti, il segretario dem propone che si arrivi a «un meccanismo d’aiuto per il ceto medio attraverso un assegno energia che va a messo a punto». Letta solleva un tema di sinistra quando solleva anche la «questione salariale» e sostenendo «la detassazione dei prossimi aumenti contrattuali». A questo punto Conte ha buon gioco nel rivendicare le sue posizioni degli ultimi giorni. Piuttosto che aumentare le spese militari, dice a Milano Finanza, «occorre concentrarci sulle reali esigenze: caro-bollette, sanità e transizione verso le rinnovabili».

È proprio attorno all’energia, al crocevia tra politiche di bilancio e posizionamenti geopolitici, che si muove il dibattito dentro il governo. Ieri Roberto Cingolani, dal Festival del giornalismo di Perugia, ha spiegato cosa succederebbe se dall’oggi al domani si chiudessero i rubinetti del gas russo. «Per i primi 3-4 mesi non avremmo grossi problemi – spiega il ministro della transizione ecologica – Un po’ perché la stagione calda è in arrivo, un po’ perché abbiamo delle riserve, un po’ perché non è che abbiamo solo gas». Cingolani sostiene che la diversificazione «consente di dire che già per il primo semestre del prossimo anno di aver compensato una buona parte del gas russo da altre fonti». Dunque, conclude, «possiamo abbandonare completamente la dipendenza dai russi nell’arco di 24-36 mesi».

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