«Dobbiamo spostarci? Più a destra di così non si può», «Vi richiamo all’ordine, anzi al doppio ordine visto il contesto», «Disponetevi a ventaglio, come si direbbe in gergo militare»: fin dalle disposizioni iniziali ai cronisti, prima che il duetto tra Matteo Salvini e Roberto Vannacci al Teatro di Adriano cominci, si capisce l’espediente retorico: usare parole di estrema destra mescolando le tattiche dico-non dico delle destre radicali dagli ottanta e i trucchi dei reazionari contemporanei che ammiccano a certi concetti in chiave postmoderna, quasi pop. Si presenta il libro del leader leghista intitolato Controvento, e chi meglio del generale candidato...