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L’estate di Francesco tra i giostrai e Cortázar

L’estate di Francesco tra i giostrai e Cortázar

Pontefice «Io resto qui». Nel 1975 rispose così a chi gli proponeva di andare al mare: incombeva il golpe

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 3 agosto 2024

I libri dello scrittore argentino, naturalizzato francese, Julio Cortázar, diversa musica classica, qualche uscita in città per andare dall’ottico e anche, di mattina presto, dal dentista, il lavoro sui discorsi dei prossimi due viaggi di settembre in Asia e in Belgio-Lussemburgo, l’incontro con alcuni amici e una visita a suor Geneviève Jeanningros che da anni lavora in mezzo alle comunità Lgbtq+ e ai giostrai del Luna Park di Ostia Lido. È l’estate di Papa Francesco, settimane di maggior riposo ma, come sempre, trascorse a casa. Da tempo, ormai, la residenza estiva dei Papi sui colli albani è stata trasformata interamente in un museo. Mentre le valli del Nord dove amavano andare a riposarsi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non sono mai state prese in considerazione.
Sono anni che Francesco non parte per l’estate. Tutto iniziò nel 1975. Era superiore provinciale dei gesuiti in Argentina. La sua comunità gli propose di andare al mare per qualche settimana di riposo. Sul Paese, tuttavia, incombeva la minaccia del colpo di Stato. E così disse ai suoi: «Io resto qui». Fu in quelle settimane che si accorse di quanto fosse rigenerante per lui rimanere a casa. E così fino a oggi, a conferma che la normalità è uno dei tratti che caratterizzano il pontificato in corso.

Il vescovo di Roma cerca, per quanto possibile, di vivere in modo semplice e genuino. Nelle sue giornate non c’è spazio per particolari pratiche ascetiche che lo separerebbero dal resto del mondo: più che di mortificazioni vive di una fede semplice, l’autenticità della quotidianità.

I testi del maestro del racconto Cortázar aiutano Francesco a comprendere le persone che incontra a seconda dei linguaggi diversi propri di ognuno, con le sue opere che sanno oltrepassare le barriere di genere e insieme cambiare il rapporto tra testo e lettore facendo del fantastico la normalità. Cortázar arrivò in Sudamerica dall’Europa. La sua famiglia, originaria dell’Argentina, non recise mai i legami col vecchio continente. In Cortázar, dunque, come nel Bergoglio figlio di migranti dall’Italia, l’esperienza europea e sudamericana si sono sempre giustapposte completandosi a vicenda. Certo, nella libreria del Papa non mancano i grandi classici, I promessi sposi, Dante Alighieri, Dostoevskij. E ancora, Bruce Marshall, lo scrittore scozzese scopertosi romanziere grazie a diversi libri di successo, come Il miracolo di padre Malachia, Il mondo, la carne e padre Smith, La sposa bella, A ogni uomo un soldo.

L’incontro con suor Geneviève ha avuto luogo tre giorni fa, anche se non è la prima volta che il Papa si reca fino alle giostre del Parco Lido di Ostia dove la religiosa della congregazione di Charles de Foucauld vive in una roulotte assieme a una consorella. Suor Geneviève aveva conosciuto Bergoglio quando questi era ancora a Buenos Aires. Sua zia, Léonie Duquet, era una delle due suore francesi desaparecide che nel 1977 vennero gettate in mare da un elicottero e le cui ossa vennero identificate a riva soltanto nel 2005. Al funerale non andò nessun vescovo. La suora scrisse a Bergoglio il suo disappunto e questi la chiamò dicendole che quel giorno era altrove e che si scusava. «La sua umiltà mi lasciò di stucco», confidò poi la religiosa.

Quasi ogni mercoledì suor Geneviève partecipa all’udienza generale che il Papa fa in Vaticano. Con lei spesso ci sono nomadi, zingari, circensi, transgender, omosessuali, coppie di vario tipo. «In questi mondi – ha spiegato la religiosa a Vatican News – noi vediamo passare gente di tutti i tipi e il tuo cuore si apre, siamo tutte persone umane, non puoi avere un giudizio stretto». Racconta ancora la religiosa che è con Bergoglio che trans e gay hanno ricevuto accoglienza in Vaticano. Per questo, sempre lo ringraziano: «Finalmente hanno trovato una Chiesa che è andata loro incontro». Il rapporto, scrive il sito vaticano, è sincero e non è stato scalfito nemmeno dalle recenti polemiche sulle espressioni che il Papa avrebbe pronunciato in un incontro a porte chiuse: «Forse all’inizio c’è stata un po’ di sofferenza – ha confidato ancora la religiosa – , ma ripensando si sono fatte una risata e hanno detto: nella realtà non è così. Il Papa ama i piccoli, non li butta certo via».

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