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L’epica spaziale cinese nasce sul lato in ombra della luna

L’epica spaziale cinese nasce sul lato in ombra della luna

Cina La sonda di Pechino è la prima nella storia a raccogliere dei campioni sulla faccia nascosta del nostro satellite

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 26 giugno 2024

Costruirsi un’epica spaziale è un obiettivo fondamentale di chi aspira al ruolo di superpotenza. La Cina ha appena poggiato un bel mattone di questa epica, composto da circa due chilogrammi di campioni raccolti sul lato nascosto della luna. Ieri è rientrata a casa la Cháng’é liùhào, la sonda che prende il nome dall’antica dea della Luna della mitologia cinese, 53 giorni dopo il suo decollo dal centro spaziale di Wenchang, sull’isola tropicale di Hainan. La navicella, atterrata nella provincia cinese della Mongolia interna, porta con sé quelli che la televisione di stato definisce «preziosi doni». La Cina è il terzo paese, dopo Stati uniti e Unione sovietica, a raccogliere campioni di suolo lunare. Ma è la prima volta nella storia che una spedizione si avventura con successo sulla faccia opposta del satellite, quella che non può essere vista dalla Terra. Nelle scorse settimane, per circa due giorni una trivella ha scavato nel terreno e un braccio robotico ha raccolto circa due chilogrammi di rocce e terreno da un enorme cratere. Gli scienziati cinesi sono convinti di trovare risposte sui misteri della crosta lunare, che sul lato nascosto si ritiene sia molto più spessa. Ma si punta anche ad avere informazioni sul ruolo dei primi impatti di meteoriti lunari sull’evoluzione del satellite, contribuendo a ricostruire la storia dei primi impatti del sistema solare interno.

La precedente missione sulla luna, Chang’e-5, era tornata con successo nel 2020 dopo aver piantato sul suolo lunare una bandiera cinese. Stavolta, la Chang’e-6 ha lasciato un segno che da alcune immagini circolate assomiglia al carattere cinese di «zhong», che significa «centro» ma è anche la prima parte di Zhongguo, il nome in mandarino della Cina. A dimostrazione dell’orgoglio patriottico con cui è stata seguita l’impresa. Esulta anche Xi Jinping: «Un altro risultato fondamentale negli sforzi del paese per costruire una potenza spaziale, scientifica e tecnologica», ha detto il presidente, che punta tantissimo sull’innovazione e sull’ambizioso programma spaziale.

Nei prossimi quattro anni è previsto il lancio di altre due sonde. Nel 2030 si punta a portare un equipaggio di astronauti sulla luna. Nel 2050 si vorrebbe avere una stazione di ricerca lunare permanente. Una «versione di base» della stazione di ricerca dovrebbe essere completata entro il 2028 nel corso di sette lanci, ovvero le missioni cinesi Chang’e 4, 6, 7 e 8 e tre lanci internazionali. Queste missioni si concentreranno sull’esplorazione dell’ambiente lunare e delle sue risorse, oltre che sulla sperimentazione di applicazioni tecnologiche. Altre sei missioni saranno realizzate tra il 2030 e il 2040 per costruire una «versione completa» della stazione, che entro il 2050 si spera sia a grandezza naturale e multifunzionale, in grado di supportare ipotetiche missioni con equipaggio su Marte.

Anche da qui passa il sogno cinese di diventare una superpotenza, in tempo per il centenario della fondazione della Repubblica popolare nel 2049.

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