Si partiva da Venosa, paese natale di Orazio, per il primo arrivo in quota del Giro a Lago Laceno, luogo amato da Pasolini. Il gufo reale, che qui sonnecchia a guardia delle tante tartufaie, non rimarrà troppo scosso dal passaggio del gruppo.

La bagarre infatti, almeno tra i migliori, è assente, e i piani della vigilia sono rispettati: Evenepoel benedice la fuga di giornata, nella quale il norvegese Leknessund è il prescelto per ricevere in affitto la maglia rosa, giacché partiva con un minuto e mezzo scarso di distacco. Poco ci è mancato che lo scandinavo non vincesse anche la tappa, sennonché in sua compagnia rimane fino in fondo il francese Paret-Peintre, lesto a giocare sull’appagamento del compagno di viaggio e a cogliere l’alloro di giornata.

Le prime fasi di tappa, su percorso vallonato, non sono sufficienti a mandare via la fuga: in tanti, troppi, ci vogliono andare, e i vari tentativi si annullano l’un l’altro. Ma danno a noi che siamo al seguito un prezioso indizio sul futuro, dal momento che la squadra di Evenepoel si disperde come la nebbiolina che infittisce le faggete di contorno al tracciato. Sulla discesa che segue la prima asperità di giornata si avvantaggia finalmente un gruppetto di sette dalle gambe buone, Leknessund e Paret-Peintre, appunto, accompagnati dai nostri Albanese e Conci, Barguil, Ghebregzebhier e Skujins. Da qui in poi va in scena il consumato copione delle due corse in una, quella degli evasi e quella dei migliori; o presunti tali, perché in realtà in gruppo succede poco o niente.

A parte, sull’ultima salita verso Lago Laceno, la conferma che Evenepoel sulle montagne se la dovrà cavare da solo. A isolarlo sono gli uomini della Ineos, anche se alla fin fine il loro lavorio (come da un po’ di tempo è tradizione della casa) non si capisce bene a cosa sia finalizzato, visto che poi non si assiste nemmeno a uno straccio di attacco. Con gregari così, a cosa servono i propri? Eppure su questi monti in passato si è assistito addirittura ad una crisi di Pantani, per dire che un tentativo per non portare il campione belga in carrozza fino alla prossima cronometro poteva essere fatto.

Più avanti, intanto, Leknessund dopo un po’ di scaramucce tenta l’accoppiata tappa e maglia, e in vista del gran premio della montagna, prima che la strada si ricongiunga con l’altopiano, il colpo gobbo pare anche riuscire. Ma non fa i conti, il norvegese, con la tenacia di Paret-Peintre: come succede a Orazio che andava a zonzo per la via via sacra nella satira famosa, lo scocciatore non ne vuole sapere di mollare la presa. A quel punto Leknessund si rassegna e si mette di buona lena a tirare per assicurarsi la maglia rosa, poi, in vista dell’arrivo, Paret-Peintre lo salta agevolmente per trionfare a braccia alzate sul traguardo.