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L’educazione all’astensionismo

L’educazione all’astensionismo

Regionali Nel Lazio, l'incapacità di trovare un accordo al minimo per un compromesso al rialzo è uno schiaffo a quegli elettori e a quei militanti che negli ultimi anni hanno fatto politica nonostante i partiti.

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 12 gennaio 2023

Come volevasi dimostrare, la viltà dei tornaconti, le tattiche, i politicismi, le dichiarazioni propagandistiche, ha ridotto la prossima contesa elettorale alla Regione Lazio a una competizione inutile e farsesca. Qualunque cosa dirà oggi in conferenza stampa Giuseppe Conte sarà doppiamente meschina: prendere parola soltanto poche ore prima della consegna delle liste elettorali vuol dire disprezzare perfino quel poco di dibattito residuo che era stato prodotto dall’appello che avevamo promosso insieme a Fabrizio Barca, Ida Dominjianni, Tomaso Montanari, Luigi Ferraioli, Chiara Giorgi, e che era stato firmato da migliaia di persone in pochi giorni – non in nome di qualche forma di alleanza o strategia, ma per pura resa al minimo sindacale del buon senso e dell’etica democratica: qual è la ragione per cui due forze politiche che sono in questo momento al governo insieme e che hanno di fatto governato per cinque anni la Regione Lazio devono presentarsi separate alle elezioni? La seconda meschinità: la questione vera, cardinale, del termovalorizzatore viene svilita anche questa a un alibi strumentale per poter fare un’operazione di greenwashing da parte del Movimento 5 Stelle come già stava avvenendo nei cartelloni elettorali del Partito democratico.

E qui ci metto anche una notazione personale: come pochi altri credo di aver speso il mio tempo e il mio impegno negli ultimi cinque anni per ottenere da parte della classe politica di Roma e della Regione Lazio una seria attenzione e una programmazione coraggiosa sulla gestione del ciclo dei rifiuti. Ho trovato, nella maggior parte dei casi, i politici incompetenti, bugiardi, che sapevano soltanto usare il pretesto dell’emergenza e un ambientalismo di facciata per ottenere consensi a corto raggio; senza considerare come la questione dei rifiuti sia non soltanto connessa ma miliare rispetto una linea politica che vuole comprendere la sanità, la questione dei trasporti, la formazione e il lavoro. Questa incapacità di trovare un accordo al minimo per un compromesso al rialzo è uno schiaffo a quegli elettori e a quei militanti che negli ultimi anni hanno fatto politica nonostante i partiti. È molto probabile che questa volta non andranno a votare e che la vittoria praticamente scontata della destra sarà soprattutto una sconfitta delle forze democratiche. Io sono uno di quei militanti.

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