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Le ragazze dell’Iran e il fuoco della rivolta che brucia il regime

Le ragazze dell’Iran e il fuoco della rivolta che brucia il regime

8 marzo Dall’autoimmolazione di Homa Darabi alla protesta per l’omicidio di Mahsa Amini, la lunga lotta per rivendicare vita e libertà

Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 marzo 2023

Un’enorme folla applaude mentre una ragazza danzante getta il suo velo in mezzo a tanti altri in fiamme. Sopra un bidone di rifiuti rovesciato una donna con una bellissima chioma, mani al cielo, in una mano tiene il velo e con l’altra fa il segno della vittoria. Pochi secondi dopo il velo è divorato dal fuoco. Una ragazza sventola la bandiera arcobaleno e l’immagine di una madre anziana che si strappa il velo dalla testa in segno di protesta.

SONO QUESTE le immagini della rivoluzione iraniana “Donna, Vita, Libertà” che è divampata dopo la morte di Mahsa Amini. Una rivoluzione che prende la sua linfa vitale dalla forza delle ragazze e delle donne che hanno combattuto e combattono contro il dominio dell’Islam politico e oscurantista sulla loro vita.

Dal primo momento dell’insediamento della Repubblica Islamica, 44 anni fa, le donne sono state respinte da tutte le arene pubbliche, assoggettate alla segregazione di genere nelle scuole, nei trasporti pubblici, nelle palestre, nei campi sportivi, nel lavoro e obbligate a coprirsi il corpo con l’hijab.

L’inno alla mascolinità del regime ha spazzato tutte le conquiste femminili ottenute nel passato e ha trasformato la società iraniana in una società maschile nel modo più forte possibile. La sofferenza delle donne è diventata marginale.

Le donne, tuttavia, non sono rimaste inattive. Dall’approvazione della legge sull’hijab obbligatorio il 18 agosto 1983, hanno sempre manifestato la loro contrarietà pagando un enorme tributo con maltrattamenti, carcere e tortura. Una continua battaglia cominciata con l’autoimmolazione della dottoressa Homa Darabi nel 1993, frutto della frustrazione unita al sentimento di vergogna e al rimpianto per aver sostenuto la rivoluzione islamica, che arriva fino alla morte di Mahsa Amini.

CON L’INIZIO degli anni ’90 le ragazze sono potute uscire di casa e giocare negli spazi pubblici. Nel decennio seguente le donne hanno conquistato uno spazio nel mondo del lavoro: dalla medicina all’educazione e perfino nello spettacolo. Hanno occupato i banchi delle università fino a diventare la maggioranza tra i laureati di ogni anno.
Ma tutti i progressi ottenuti dalle donne in questa guerra impari non erano sufficienti per le ragazze che stavano raggiungendo l’età dell’adolescenza. Sono state loro a comprendere che in questa presenza audace e comprensiva l’elemento del corpo, come concetto immediato ed evidente, era ancora assente. In altre parole, la donna era presente – ma una donna senza corpo. Così le ragazze e le adolescenti hanno trovato la soluzione nell’accettare e rivelare il loro corpo.

PRIMA DELLA MORTE di Mahsa Amini, le voci delle proteste delle donne iraniane non erano mai arrivate alle orecchie del mondo in maniera così forte. Il movimento delle donne che si tolgono il velo era iniziato molto prima, ma era limitato alle ragazze giovani che nelle grandi città si toglievano il velo, si filmavano e pubblicavano i video online. O alle ragazze coraggiose che appendevano il loro velo su un bastone in segno di protesta negli angoli delle città. La ribellione iniziata in Iran a settembre 2022 è stata così come un fuoco sotto la cenere, che si è acceso dopo 44 anni di immensa oppressione delle donne e delle ragazze ed è diventato un movimento pubblico.

LE DONNE si sono tagliate i capelli in ogni angolo del Paese per Mahsa, Nika, Freshteh e centinaia di altre vittime, sfidando i carnefici. Non hanno cercato né martirio e né eroismo, tutt’altro: sono scese in piazza a mani vuote e libere da ogni violenza rivendicando il loro diritto alla vita e alla libertà, la stessa vita normale che è stata negata al popolo iraniano sotto la bandiera della Repubblica islamica. Hanno mostrato al mondo che sotto quel velo è nascosta un’enorme energia sapiente, e il desiderio di liberarsi definitivamente dal manto di oppressione che pesa sul loro corpo.

PER LA PRIMA VOLTA nella storia di un paese islamico, le donne iraniane rappresentano una forza umanistica, egualitaria, liberale, laica, potentissima ed eccezionale, per stimolare un cambiamento fondamentale. Di fatto già hanno vinto, hanno scosso i pilastri del regime teocratico come una burrasca inaspettata. Abbracciate dalla maggioranza della popolazione, si sono riprese il loro lungo cammino verso un nuovo futuro.
Come scrisse Oscar Wilde: «Se Dio non avesse fatto la donna, non avrebbe fatto il fiore». Buona festa delle donne ai fiori dell’Iran.

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