La vigilia è di calma apparente, come in attesa del giorno del giudizio. One more sleep, enfatizzavano ieri sera i canali social di Wimbledon. Intorno però tutto si muove.

I giardinieri, a Church Rd considerati alla stregua di moderni eroi, rifiniscono con la giusta dose di maniacalità il duro lavoro di un anno. Consapevoli, come aveva detto una volta il mitico capo giardiniere novecentesco Robet Twynam, che ogni filo d’erba va considerato alla stregua di un individuo.

Gli sponsor si coccolano i loro investimenti, costringendoli a indossare borse firmate o sorseggiare rinomate marche di caffè, mentre il resto della truppa si allena al riparo da occhi indiscreti, cercando per l’ultima volta di prendere confidenza con quell’insidioso manto erboso, considerato il migliore al mondo.

I ragazzini, con addosso quello stupore che si ha solo il primo giorno di scuola, indossano divise noiosamente impeccabili, e dietro i banconi di bar e ristoranti si preparano montagne di coppe con fragole con panna. La macchina dell’All England Lawn Tennis si muove seguendo meccanismi consolidati e sognando l’impossibile, la perfezione.

Ma lo fa rispettando quello che gli viene naturale: eccentricità, antiche manie e tradizione. Anche se la scelta di giocare di domenica, avvenuta solo pochi anni fa, insegna che niente è eterno a queste latitudini. Neanche le norme considerate sacre.

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Osservando il mondo dalla bolla di Wimbledon, e dimenticandoci per un istante delle performance tragicomiche degli ultimi governi inglesi, si potrebbe anche pensare che l’Impero è vivo e lotta assieme a noi. Mancherebbe solo il ritratto di Sir Winston con un bicchiere di chanpagne in mano. Chissà che non sia appeso in qualche mitologica saletta ad uso esclusivo dei membri del club. E’ probabile. Quando un cronista si azzardò a chiedere a Churchill come faceva a reggere cosi tanto alcool di prima mattina, Winny rispose serafico: “Experience”.

Un venditore di cappelli nei pressi di Wimbledon
Un venditore di cappelli nei pressi di Wimbledon, foto Alberto Pezzali /Ap

A rubare la scena alle nuove generazioni ieri ci hanno pensato due leggende del tennis femminile, Chris Evert e Martina Navratilova, che un po’ a sorpresa si sono presentate in conferenza stampa per raccontare la loro lunga amicizia, oggetto di un documentario in via di realizzazione.

Da rimarcare sopratutto il divertente siparietto finale, quando è stato chiesto loro cosa pensassero delle imminenti elezioni americane. “Amo Biden, l’ho conosciuto. He is a nice guy. Ha fatto molto per questo paese. Ma per me i giorni successivi al dibattito sono stati deprimenti. Credo che ci voglia qualcuno più sveglio”, ha detto la Evert, che vinceva il suo primo titolo sull’erba di Wimbledon cinquanta anni fa. “E tu credi che Trump lo sia?”, l’ha incalzata sorridendo l’antica rivale. E al tentativo di replica dell’americana, “My point is that…”, Martina ha preferito chiuderla li: “He had a bad night”. Già, Chris, davvero una nottataccia.