Le Dick, Kerr’s Ladies. Il mito proibito
Gran Bretagna Durante la Grande guerra le lavoratrici di una fabbrica misero su la squadra di calcio femminile più acclamata del Regno Unito. Troppo. Tanto che la Federazione emise un bando per fermarle. Inutile però
Gran Bretagna Durante la Grande guerra le lavoratrici di una fabbrica misero su la squadra di calcio femminile più acclamata del Regno Unito. Troppo. Tanto che la Federazione emise un bando per fermarle. Inutile però
È risaputo che molti progressi nella parità di genere sono stati compiuti quando gli uomini erano affaccendati a massacrarsi con zelo. Nella società, nel lavoro e nello sport, le donne hanno sostituito padri, mariti, figli e fratelli, mentre questi erano impegnati nella più virile delle attività umane: la guerra.
Quando gli Imperi Centrali incendiarono le polveri del primo conflitto mondiale, l’alto comando tedesco era convinto che le ostilità si sarebbero concluse in fretta e sarebbero state decise dallo stato iniziale degli armamenti.
Gli eserciti invece si asserragliarono lungo centinaia di chilometri di trincee e nella guerra di logoramento che ne seguì fu subito chiaro che la potenza dell’industria sarebbe stato il fattore decisivo.
Inizialmente composto di meno di 800.000 volontari, a fronte dei quasi due milioni di soldati schierati in principio dal kaiser Guglielmo II, l’esercito britannico dispiegò in ultimo quattro milioni di uomini, dopo aver introdotto la coscrizione obbligatoria all’inizio del 1916.
L’eccezionale mobilitazione svuotò le fabbriche e la produzione manifatturiera, in larga parte piegata alle esigenze belliche, dovette essere assicurata dall’altra metà del cielo.
Fu quanto accadde anche alla Dick, Kerr & co., un’impresa ferrotranviaria del Lancashire, che fu convertita alla produzione di munizioni, forgiate in gran quantità dalle nuove maestranze femminili.
La promiscuità si espresse al massimo durante le pause post-prandiali: le gagliarde neo-arrivate sfidarono i colleghi maschi nel già affermato gioco del football e sorprendentemente ne disposero con agio.
La Federazione inglese, che aveva sospeso il campionato maschile nel 1915, intravide nella vicenda un utile diversivo psicologico nei duri anni di guerra.
La compagine fu organizzata come una vera squadra nel 1917 e spedita per il paese in partite di beneficenza: le ragazze lavoravano sodo per fabbricare proiettili e poi giocavano instancabilmente per raccogliere fondi per assistere i soldati feriti dai proiettili.
Le Dick, Kerr’s Ladies, come furono chiamate, non erano la prima squadra femminile del Regno Unito, ma diventarono le più acclamate. Nel 1881, con stivali al ginocchio e tacco alto, ragazze scozzesi e inglesi si erano già sfidate a Edinburgo, ma avevano dovuto rinunciare alla rivincita di Glasgow quando l’eccitato pubblico maschile invase il campo per “toccare con mano” le proprie beniamine.
L’aspetto pruriginoso della faccenda si ridimensionò nel primo dopoguerra e le folle attirate dalle Dick, Kerr’s Ladies sembrarono meno interessate al loro sex appeal e più alle loro qualità tecniche.
Soprattutto destava enorme impressione una ragazzina di appena 14 anni, tale Lily Parr. Unitasi al gruppo nel 1919, da fresca adolescente fu capace di segnare ben 43 reti in una sola stagione, segnalandosi per la potenza del tiro, con cui una volta ruppe un braccio a un portiere maschio.
In maglia bianco-nera e calzoncini blu, con il caratteristico berretto di lana calcato sulle chiome fluenti, le ragazze reclutarono il miglior materiale umano dell’epoca e sbaragliarono ogni avversario.
Per trovarne all’altezza, dovettero varcare la Manica e nel 1920 giocarono a Parigi il primo incontro internazionale di calcio femminile di cui si abbia memoria.
Ne seguirono altri tre e la tournée francese generò così tanta aspettativa in patria che il 26 dicembre 1920, oltre 50.000 spettatori stiparono gli spalti di Goodison Park, lo stadio dell’Everton, per assistere alla vittoria delle Dick, Kerr’s Ladies contro St. Helen. Altri 10.000 tifosi aspettarono fuori dai cancelli l’esito della partita.
Le donne divennero così popolari che l’anno successivo disputarono 60 incontri, conservando l‘impiego nella fabbrica da cui prendevano il nome e registrando un’affluenza media di quasi trentamila spettatori.
Tanto successo suscitò l’invidia degli uomini e nelle paludate stanze della Football association (FA) fu ordinato un odioso bando. Il Consiglio della FA del 5 dicembre 1921, nel premettere che «il calcio è uno sport estremamente inadatto alle signore e dovrebbe essere pertanto scoraggiato», vietò ai propri membri di concedere i campi di gioco alle squadre femminili, con la conseguenza che veniva loro impedito di esibirsi negli stadi delle maggiori città e di fronte a folle notevoli.
Persino l’ordine dei medici suffragò il deprecabile ostracismo, argomentando che il football metteva addirittura a repentaglio la fertilità delle ragazze.
Le Dick, Kerr’s Ladies non si arresero e traversarono l’oceano per un giro di esibizioni in America, dove però il calcio femminile non esisteva quasi. Si risolsero perciò a sfidare gli undici maschili dell’American Soccer League, riportando un bilancio di tre vittorie, tre pareggi e tre sconfitte. Minarono le convenzioni dominanti e provocarono il derisorio maschilismo del sistema dei media, che sovente promuoveva le partite affiancando le foto delle giocatrici a pubblicità di creme per la pelle, saponi da bucato e corsetti contenitivi.
Nel 1926, la squadra si ribattezzò Preston Ladies. Con un totale di 828 partite e sole 24 sconfitte, avrebbe continuato l’attività fino al 1965. Purtroppo, non abbastanza a lungo per vedere la rimozione del bando della FA, che arrivò soltanto nel 1971.
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