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Iran, le città sotto «assedio» del regime: 260 arresti

Poliziotti iraniani nelle strade di Teheran foto di Abedin Taherkenareh/EpaPoliziotti iraniani nelle strade di Teheran foto di Abedin Taherkenareh/Epa

Il velo strappato Anniversario della morte di Mahsa Amini: nonostante la repressione si scende in piazza. Oggi Ronaldo gioca in uno stadio vuoto

Pubblicato circa un anno faEdizione del 19 settembre 2023

Quattro giorni dopo l’anniversario dell’inizio delle rivolte in Iran a seguito della morte di Mahsa Amini, sotto custodia della polizia morale, le città iraniane continuano ad essere presidiate pesantemente dalle forze di sicurezza. Ciononostante, si svolgono proteste sparse. Ieri sono state a Zahedan, Khorramabad, Mashhad, Rasht, Amol, Anzali, Lahijan e Teheran. A Kermanshah si è sentito anche il rumore di spari. Secondo dati ufficiali sono state arrestate più di 260 persone tra sabato e domenica. Considerando che i dati non includono gli arrestati a Teheran e che un numero significativo di famiglie si sono radunate davanti al comando di polizia di Afsariye alla ricerca dei loro cari, si può presumere che il numero degli arresti sia decisamente più elevato.

MOHSENI AJAEI, capo della magistratura, ha affermato: «L’anno scorso alcuni avrebbero potuto dire che non erano a conoscenza delle cospirazioni dei nemici o che stavano semplicemente protestando, ma ora tutti hanno esaurito gli argomenti». E ha sottolineato che con «una sentenza definitiva non dovrebbe esserci alcun ritardo nell’esecuzione».

Il regime nel tentativo di mantenere un’aura d’onnipotenza continua ad affrontare con pugno duro il malcontento ed è disposto a impiegare ogni mezzo disponibile per mettere a tacere la popolazione, amplificando i rischi e i costi associati al dissenso.
Ma il movimento di protesta è profondamente radicato, ancorato ad anni di disobbedienza civile, azioni simboliche, arte della resistenza e immenso sacrificio. C’è chiaramente ancora voglia di cambiamento e difficilmente sarà possibile reprimerlo all’infinito. Tuttavia, il percorso verso il cambiamento è irto di ostacoli. L’opposizione, nonostante la sua passione, è frammentata e priva di una leadership in grado di unire gli sforzi collettivi.

NEL FRATTEMPO, i media statali cercano di deviare l’attenzione del pubblico con la presenza di Cristiano Ronaldo, ingaggiato dalla Al Naser, squadra capitolina dell’Arabia Saudita, a suon di milioni di dollari, che oggi sfiderà la squadra iraniana Persepolis, nello stadio Azadi – “Libertà” -, a porte chiuse. L’imponente preparazione stride con ciò che realmente succede nel paese. Giganteschi banner di benvenuto al giocatore sono installati per le strade di Teheran. All’arrivo della squadra saudita con otto giocatori stranieri, l’atleta portoghese ha ricevuto uno splendido tappeto “volante” fatto a mano come regalo di benvenuto prima di essere accompagnato alla sfarzosa residenza Spinas Palace Hotel. La partita, programmata per stasera, si svolgerà senza pubblico.

Nessun tifoso potrà accedere allo stadio Azadi, il più grande del Paese con i suoi 90mila posti. La giustificazione ufficiale è la sanzione imposta dalla Confederazione asiatica (Afc) dopo la pubblicazione nel 2021 di un controverso post sulla pagina Instagram della squadra iraniana. È la prima volta che le istituzioni sportive iraniane accettano una penalizzazione di buon grado. Infatti era improbabile per il regime permettere il raduno di un numero significativo di persone mentre cerca di impedire l’assembramento di pochi per le strade della città.

MALGRADO l’amore sviscerato per il calcio tra gli Iraniani, oggi la morsa della crisi economica che strangola il Paese è il primo pensiero delle famiglie. A questa crisi Raisi cerca di trovare un rimedio attraverso il rallentamento delle sanzioni e l’aumento della esportazione del greggio. La Repubblica Islamica è riuscita a aumentare, di poco, le esportazioni del suo greggio a 1.85 milioni di barili al giorno nonostante le sanzioni statunitensi. L’aumento è avvenuto quando i principali produttori dell’Opec, Arabia Saudita e Russia, hanno tenuto sotto controllo le proprie esportazioni nel tentativo di mantenere il prezzo sul mercato. Ciò può essere il risultato del successo dell’Iran nell’eludere le sanzioni statunitensi e/o il rallentamento delle misure da parte di Washington.

UNA FOLTA delegazione governativa, capeggiata da Ibrahim Raisi, è arrivata a New York per partecipare all’assemblea generale annuale delle Nazioni unite. Prima della partenza Raisi ha incontrato Khamenei, leader dello Stato, per presentare il piano di viaggio. Oltre a parlare alla sede dell’Onu, durante la sua permanenza di tre giorni a New York, Raisi incontrerà i leader di altri paesi e gli iraniani residenti negli Stati uniti.

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