L’Azerbaigian attacca il Nagorno. «Antiterrorismo»
Mosca: «Siamo stati informati solo alcuni minuti prima dell’inizio delle ostilità». Incognita sull’Iran, preoccupato dal sostegno di Israele e Turchia a Baku
Mosca: «Siamo stati informati solo alcuni minuti prima dell’inizio delle ostilità». Incognita sull’Iran, preoccupato dal sostegno di Israele e Turchia a Baku
In uno sviluppo che non ha stupito gli esperti della regione, l’Azerbaigian ha attaccato ieri in forze l’enclave armena del Nagorno-Karabakh. Durante la mattina, missili e droni azeri hanno colpito le infrastrutture militari dei separatisti armeni, concentrate soprattutto nella capitale della regione ribelle, Stepanakert (Khankendi per gli azeri), le cui autorità hanno denunciato 5 morti e 80 feriti. Secondo il ministero della Difesa di Baku, l’Azerbaigian sta conducendo un’«operazione antiterroristica» per «ripristinare il suo ordine costituzionale».
RIMASTA SEPARATA per quasi trent’anni dopo la fine dell’Urss, nel 2020 la provincia a maggioranza armena è stata riconquistata dall’Azerbaigian durante un’intensa guerra durata 44 giorni e vinta grazie al sostegno diretto della Turchia ed alle forniture militari d’Israele. La popolazione armena era stata allora salvata dall’intervento della Russia, che, pur riconoscendo come il resto del mondo (Armenia inclusa) la sovranità azera sul Karabakh, ha dispiegato una forza d’interposizione di circa 2.000 militari.
Da quando Mosca ha invaso l’Ucraina, Baku ha iniziato ad ignorare la sua presenza nel conflitto. Un anno fa, le forze azere avevano investito le linee armene al di fuori dei confini del Karabakh, uccidendo oltre cento militari avversari. In ogni caso, la presenza dei soldati russi rende l’attuale attacco azero ancora più eclatante. Baku ha dichiarato di aver informato gli ufficiali russi dell’inizio dell’operazione ma dal Cremlino hanno precisato che la comunicazione è pervenuta «alcuni minuti prima dell’inizio delle ostilità».
AL MOMENTO non è chiaro quale sia l’obiettivo finale di Baku. Potrebbe trattarsi di un’operazione finalizzata a decapitare le unità militari armene che ancora si trovano nell’enclave in violazione degli accordi del 2020, così da costringere i separatisti alla capitolazione. Dallo scorso dicembre, Baku attua un blocco dei trasporti, da e verso l’enclave, che ha causato una crisi umanitaria ed alimentare aggravatasi nelle ultime settimane. In alternativa, Baku potrebbe aver deciso di recidere definitivamente il nodo del Karabakh ripristinando il proprio controllo manu militari. Tale scenario è probabile si concluda con una pulizia etnica della rimanente popolazione armena, stimata a circa 100.000 abitanti, che si spera incruenta tramite l’evacuazione dei civili. Se ieri non si sono registrati movimenti di truppe di terra, gli azeri hanno comunque esortato la popolazione ad abbandonare Stepanekert, cosa che potrebbe preannunciare l’inizio di un’invasione su larga scala.
La crisi rappresenta una tragedia per la nazione armena nel suo complesso, la quale, con la scomparsa dell’Urss si è costruita sul mito della riunificazione con il Karabakh. Dopo aver fallito nel prevenire la guerra del 2020, il governo del premier Nikol Pashinian ha accusato la Russia della debacle.
Con l’inizio della tragedia ucraina, Erevan ha cercato la protezione dell’Occidente, anche violando gli accordi militari che la legano a Mosca. Calcolo errato dato che, nel confronto con la Russia, gli occidentali si sono guardati bene dall’irritare gli azeri, troppo importanti quali fornitori alternativi di gas e petrolio. Simbolicamente, Baku ha attaccato proprio mentre le forze armate armene stavano conducendo esercitazioni congiunte con militari statunitensi.
IERI PASHINJAN ha escluso che il suo paese inizi un nuovo conflitto con l’Azerbaigian, parole scontate data la mancanza di mezzi militari degli armeni. Secondo una linea d’interpretazione, il fine ultimo di Pashinjan sarebbe proprio il definitivo distacco del Karabakh dall’Armenia così da affrancarsi dallo status di satellite di Mosca nella regione.
Se è chiaro che l’Azerbaigian uscirà vincitore, l’incognita principale è la posizione dell’Iran, confinante e preoccupato dalla presenza di Israele e della Turchia al fianco azero, così che potrebbe decidere d’intervenire allargando la scala del conflitto all’intera regione.
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