Economia

L’austerità secondo Giorgetti: «Sacrifici e tagli agli enti pubblici»

L’austerità secondo Giorgetti: «Sacrifici e tagli agli enti pubblici»Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti – LaPresse

Manovra Il ministro dell’economia, stavolta non smentito da Meloni, disegna il profilo della manovra. E martedì 15 inizia un altro giro di valzer: arriva il «Documento programmatico di bilancio»

Pubblicato circa un mese faEdizione del 12 ottobre 2024

«Faremo dei tagli significativi, cioè faremo fare sacrifici – se qualcuno non si offende – a ministeri e enti pubblici e ci saranno dei ritocchi sulle entrate ma a chi se lo merita, quindi vedrete che le persone fisiche e le imprese non hanno niente da temere». Così ha parlato ieri l’oracolo leghista di via XX settembre, il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti in un video-collegamento con un’iniziativa milanese di Fratelli d’Italia: «Fare crescere insieme l’Italia». Una «crescita» che si dovrebbe ottenere, a quanto pare, tagliando le risorse a ministeri, regioni, province, comuni «che se lo meritano». E che nessuno si offenda, s’intende.

LASCIAMO DA PARTE, per un momento, la cosiddetta «spending review» dei ministeri. L’Osservatorio dei conti pubblici italiani ha dimostrato che è sempre stata fallimentare, compresa quella prevista dal governo Meloni nelle precedenti finanziarie. Concentriamoci sull’espressione «enti pubblici». Se sono quelli «territoriali», allora parliamo di comuni, province e regioni. Come dovrebbe essere evidente dalla storia economica recente, tagliare i loro fondi significa toccare le «persone fisiche».

GIORGETTI, con questa espressione legnosa, ha inteso chi lavora e paga le tasse. Se tagli, ancora non si sa cosa e quanto, le risorse agli «enti pubblici», tagli le prestazioni sociali a persone in carne ed ossa. Insomma riduci quello che un tempo era chiamato «salario indiretto o sociale». Sono questi i «sacrifici» di cui il ministro sta parlando da giorni, quelli che hanno fatto innervosire la presidente del consiglio Meloni. Ieri, però, non ha smentito Giorgetti.

EPPURE IL MINISTRO ha parlato di nuovo di tasse. «Ho detto che dovranno fare sacrifici anche banchieri e finanzieri, non mi sembra una bestemmia» ha aggiunto Giorgetti che pensa anche a chi fa armi e assicurazioni. È la questione ormai leggendaria degli «extraprofitti». Le banche dell’Abi hanno fornito al governo una soluzione: un contributo una tantum e non retroattivo. E poi non se ne parli più. Vedremo se l’esecutivo seguirà l’indicazione anche per le altre imprese. L’impressione è che i soldi così ottenuti non basteranno per raggranellare 13 miliardi l’anno per 7 anni e soddisfare così l’austerità che il governo Meloni ha accettato di applicare firmando le norme capestro del nuovo patto di stabilità. E così si pensa ai tagli. Pagano cittadini, lavoratori e pensionati, non chi produce profitti.

ALLA KERMESSE di Fratelli d’Italia è intervenuto il vice di Giorgetti, Maurizio Leo: «In merito ai tagli a ministeri ed enti pubblici sicuramente ci sarà un dialogo» ha detto. E ci mancherebbe altro. Ci vuole la buona educazione prima di dire a qualcuno che perderà la capacità di finanziare qualche servizio sociale già al collasso.

NON PIÙ TARDI della settimana scorsa, durante le audizioni sul «Piano strutturale di bilancio» (Psb), tutte le rappresentanze di comuni, province e regioni avevano pregato il governo di evitare altri tagli perché la situazione è «esplosiva». Il governo, che non sa dove trovare i soldi per la manovra, ha già iniziato a tagliare le risorse l’anno scorso. Fino al 2028 ci sarà un impoverimento della parte corrente dei bilanci dei comuni di circa un 1 miliardo di euro complessivo, ha detto Alessandro Canelli dell’Anci. «Rischia di cadere il castello, siamo al limite. È da escludere ogni taglio» hanno detto le province dell’Upi.

MARTEDÌ 15 OTTOBRE dopo le 20 il consiglio dei ministri si riunirà per mettere i primi numeri nella scatola vuota della legge di bilancio. Stavolta lo chiameranno «Documento programmatico di bilancio». La ridda di voci, e le perle di saggezza di Giorgetti, non finiranno. Inizierà un altro giro. Ma sappiamo che c’è un ritornello fisso: il taglio del cuneo fiscale che sarà reso «strutturale» per cinque anni, dice il Psb. Ieri Giorgetti, tanto per cambiare, lo ha ripresentato come un taglio delle tasse.

PER CHRISTIAN FERRARI, segretario confederale della Cgil «è una partita di giro, visto che verrà in gran parte finanziato dal maggiore gettito Irpef da 9,3 miliardi e più pagati fin qui da lavoratori e pensionati». In questa prospettiva i «100 euro» di cui ha riparlato ieri Giorgetti resteranno nelle tasche dei lavoratori dipendenti (ma non degli incapienti) sono stati pagati con le tasse che hanno versato. Si abbassano le tasse con i soldi delle stesse tasse. Invece di aumentare i salari si restituiscono i soldi che sono stati pagati. L’economia è un cane che si morde la coda.

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