Le prime indiscrezioni sulla manovra finanziaria non rassicurano le Regioni. I loro bilanci dipendono per il 70-80% dal comparto sanitario, dunque in primo luogo dall’entità del Fondo Sanitario Nazionale (Fsn) da trasferire alle regioni ogni anno in finanziaria.

Il governo dovrebbe confermare l’aumento di due miliardi l’anno già deliberato durante la pandemia: il Fondo passerà da 124 a 126 miliardi. L’aumento però non basta alle Regioni. Quando è stato deciso, l’inflazione viaggiava a livelli più bassi di quelli attuali, che a ottobre hanno sfiorato il 12%. Perciò, nonostante i miliardi in più lo stanziamento corrisponde a una diminuzione netta delle risorsi in termini reali, perché acquistare beni e servizi diventerà più caro.

Forse è per questo che Carlo Calenda ieri ha parlato di «Fsn in calo, una cosa indegna». Ed è per questo che le Regioni premono affinché la manovra preveda un contributo supplementare per far fronte alle bollette. Simone Bezzini, assessore alla sanità della Toscana ha parlato di «incrementi dei costi energetici del +300%». I governatori chiedono 1,6 miliardi in più da caricare sul Fondo, il governo al momento ne offre 1,2 ma si tratta.

Se sull’importo complessivo le Regioni si muovono di concerto, sul modo in cui spartirsi i fondi ognuno la vede a modo suo. Il fondo viene solitamente diviso in base alla popolazione residente in ciascuna regione pesata per età, con minime correzioni relative all’aspettativa di vita e alla «deprivazione sociale», cioè quelle condizioni socio-economiche che influenzano il fabbisogno di salute. Il criterio penalizza alcune regioni, Campania in testa.

La regione governata da Vincenzo De Luca, infatti, con 42 anni di media ha la popolazione più giovane d’Italia, rispetto a un’età media nazionale di oltre 45 anni, e dunque riceve meno risorse in proporzione alla popolazione. Per questo De Luca è quello più arrabbiato e se la prende con tutti, Pd compreso e definito «in piena narcotizzazione». «Quando abbiamo fatto la battaglia per il riparto del fondo sanitario nazionale, che penalizza la Campania per 250 milioni di euro l’anno, hanno girato la testa dall’altra parte tutti quanti, centro, destra e sinistra».

La manovra conterrà anche un nuovo incentivo per medici e infermieri impegnati in pronto soccorso. L’obiettivo è spingere i giovani medici in formazione verso i reparti di emergenza e urgenza, dove le prospettive di arrotondare con la libera professione sono pressoché assenti. L’ex-ministro della salute Speranza aveva già stanziato 90 milioni a questo scopo. Orazio Schillaci vorrebbe arrivare a 200. Non si tratterà tuttavia di risorse supplementari, ma da pescare dal Fsn. E se l’indennità arriverà attraverso il rinnovo del contratto, i tempi rischiano di allungarsi.

L’intervento non soddisfa l’Anaao, principale sigla sindacale degli ospedalieri, che chiede un intervento più complessivo: «Nella crisi del sistema ospedaliero – dice il segretario Pierino Di Silverio – il pronto soccorso rappresenta solo la punta dell’iceberg».