L’aumento dei prezzi del gas tra profitti da capogiro
“Il direttore finanziario della compagnia petrolifera e del gas BP, Murray Auchincloss, ha detto agli investitori questa settimana: «È possibile che stiamo guadagnando più soldi di quanti sappiamo cosa farne». Le compagnie petrolifere e del gas hanno riportato profitti da capogiro, poiché la crisi del gas aumenta il prezzo al quale possono vendere i loro combustibili fossili, senza aumentare il costo della loro estrazione”. Così inizia un articolo del Guardian online dell’11 febbraio, e aggiunge che anche i profitti della Shell sono stati eccezionalmente elevati.
SPOSTIAMOCI A CASA NOSTRA. Un articolo dell’Ansa online del 18 febbraio titola: «Eni: nel 2021 Ebit +400%; utile a 4,7 miliardi, top dal 2012». Ma allora tutti i soldi che vengono drenati dalle nostre tasche a causa delle bollette gas e luce più care, vuoi vedere che vanno nelle tasche degli azionisti dell’Eni, della Bp, della Shell, e così via? Inoltre, è logico presumere che l’Eni (e con lei altre aziende Oil&Gas che operano in Italia) abbia sottoscritto contratti a lungo termine ai prezzi pre-crisi con la Russia (sostengono gli analisti che è lì il problema, il ricatto che ci prende per la gola). Ma se è così perché mai aumenta il prezzo del gas ai livelli dei prezzi spot? E che li abbia sottoscritti lo ha pubblicamente affermato Putin nel corso dell’incontro con i responsabili delle grandi imprese italiane, come riporta il Sole24Ore del 26 gennaio: «Roma, ha osservato Putin, è stata in grado di acquistare gas a prezzi più bassi, direi molto più bassi rispetto ai cosiddetti prezzi di mercato spot, che sullo sfondo della pandemia e del deficit di offerta sono notevolmente cresciuti». E questo, ha notato Putin, grazie al fatto che «le compagnie energetiche italiane continuano a lavorare con Gazprom sulla base di contratti di lungo termine».
MA ALLORA? PUTIN MENTE? Ammettiamo pure che la domanda di gas sia improvvisamente schizzata ben al di sopra dei livelli pre-covid (e così non è), tanto che le previsioni garantite dai contratti a lungo termine si sono rivelate inadeguate e si è costretti a ricorrere al mercato spot, a prezzi molto alti. Pure in questa irrealistica ipotesi, le quantità a prezzi spot sono comunque molto piccole rispetto al totale che viene acquistato, al più qualche percento. E dunque, come è possibile che i prezzi di questo piccolo percento, possano fare raddoppiare o triplicare il prezzo del tutto? Ecco, credo che gli italiani abbiano diritto a una risposta chiara, da Eni e dal governo, principale azionista, non dimentichiamolo.
È UN QUADRO, specialmente in Italia, estremamente poco limpido, inquietante, questo dell’aumento del prezzo del gas, per le manovre che si susseguono come conseguenza. Ne cito alcune.
1. Tassare i profitti dei produttori di energia rinnovabile invece di tassare gli extra-profitti delle compagnie petrolifere, Eni in testa
2. Continuare a non affrontare in modo organico e deciso lo scandalo dei 19 (o più) miliardi di sussidi ambientalmente dannosi che diamo ogni anno alle aziende del fossile
3. Investire nella estrazione delle modeste riserve di gas nazionali, che possono incidere ben poco sulla emergenza che stiamo vivendo (coprirebbero poco più del 2% del consumo totale), che è un pessimo segnale, che va contro il percorso di decarbonizzazione aumentando l’estrazione e immettendo nuove risorse finanziarie nel fossile
4. Il presidente del consiglio e il ministro della transizione ecologica invitano l’Ad dell’Eni per chiarimenti sulla possibilità di usare le riserve di gas nazionale. Ma non poteva un funzionario del Mite chiedere a un tecnico dell’Eni? Vuoi vedere che non era una informazione tecnica di cui avevano bisogno ma di indicazioni strategiche?
5. La scandalosa richiesta fatta alla Commissione Europea di allentare ulteriormente le briglie della tassonomia europea sul gas come fonte energetica “verde”, attraverso l’innalzamento del limite di 270 g CO2 eq/kWh come emissione ammissibile delle centrali a gas. Per fortuna la richiesta non è stata accolta, ma il marchio infamante rimane
6. Il nucleare IV generazione, la fusione. Messaggi da parte del governo e dell’Eni che tendono a indurre nell’opinione pubblica la convinzione che la soluzione a tutti i nostri problemi sia dietro l’angolo, e che quindi è inutile stare ad affannarsi con il solare e l’eolico, che sono pure brutti e deturpanti, mentre le centrali nucleari sono belle e moderne
7. Il piano industriale dell’Eni prevede un aumento degli investimenti nelle prospezioni, alla ricerca di nuovi giacimenti. Ma l’Iea non ha forse messo nero su bianco che se si vuole restare entro i limiti di 1,5 °C di incremento di temperature, le nuove prospezioni devono essere fermate, tutte?
Insomma, non è chiaro chi fa la politica energetica in Italia, e nell’interesse di chi.
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