L’Argentina si tiene stretta l’austerity del governo Macri
Il voto di domenica Il caso Maldonado non pesa più di tanto sulle urne. Le elezioni di medio termine vanno alla coalizione del presidente. Torna Cristina Kirchner, ma è solo seconda
Il voto di domenica Il caso Maldonado non pesa più di tanto sulle urne. Le elezioni di medio termine vanno alla coalizione del presidente. Torna Cristina Kirchner, ma è solo seconda
Domenica, nelle elezioni legislative di medio termine che si sono svolte in Argentina, ha vinto la coalizione di centro destra al potere dal dicembre 2015. Le previsioni sono state confermate. Né il ritrovamento del cadavere di Santiago Maldonado, desaparecido dopo una manifestazione a favore degli indigeni Mapuche il 1° agosto scorso, né le riprovevoli dichiarazioni di Elisa Carriò sul caso, sembrano aver spostato consensi.
I CANDIDATI DEL GOVERNO guidato dal presidente Mauricio Macri vincono le elezioni legislative per il rinnovo di un terzo del senato (24 seggi) e la metà (127) dei deputati. Comunque la vittoria non gli consentirà di arrivare alla maggioranza assoluta. Nel prossimo parlamento il centro destra disporrà di 107 seggi (rispetto agli 87 precedenti) su 257 a disposizione. Nel Senato, invece, disporrà di 27 dei 72 seggi complessivi. Quindi i risultati di queste elezioni non cambiano di molto i rapporti di forza all’interno del parlamento. Il governo esce rafforzato, ma senza un quorum proprio. Macri dovrà continuare con politiche di alleanza verso altri settori.
La coalizione al governo si è imposta in 14 distretti elettorali del Paese, tra gli altri nelle principali province, Buenos Aires, Cordoba, Santa Fe, Mendoza, oltre che nella capitale Buenos Aires. Per il rinnovo del senato nella provincia di Buenos Aires Unidad Ciudadana, la formazione di Cristina Kirchner, è arrivata seconda, dietro Esteban Bullrich, rappresentante del partito al governo e dei proprietari terrieri.
QUESTA TORNATA ELETTORALE segna appunto il ritorno di Cristina Kirchner, già senatrice dal 1995 al 2005 e presidente della Repubblica dal 2007 al 2015. Ha ottenuto il 37,2% contro il 41,3 di Bullrich (3,5 milioni di voi contro 3,9 milioni). Nonostante la sconfitta elettorale, quindi, Kirchner si colloca come prima rappresentante dell’opposizione al governo neoliberista di Macri.
«Questo è solo l’inizio, abbiamo solo cominciato a trasformare l’Argentina», ha dichiarato Macri proiettandosi verso il futuro. Cambiemos, il nome della sua coalizione al governo, non nasconde il suo programma, segnato dall’aumento dei prezzi. Ieri è stato il turno della benzina, ma sono già aumentati tutti i servizi pubblici, insieme alla diminuzione della spesa pubblica.
MALGRADO QUESTE POLITICHE, la popolazione ha deciso comunque di rinnovare la fiducia al governo per altri due anni, nell’attesa che questi sacrifici si trasformino in benefici per tutti. Una ricetta che continuano a ripetere le élite al governo in tutto il mondo, anche se smentite dai dati che da decenni indicano l’esatto contrario. È ormai documentato che con queste politiche, che godono della benedizione degli organismi finanziari internazionali, il mondo è sempre più disuguale. I ricchi più ricchi e i poveri più poveri, i primi diminuiscono e i secondi crescono.
IL SUCCESSO DI MACRI è stato un successo preannunciato da tutti gli analisti. Storicamente le prime elezioni di medio termine sono favorevoli a chi detiene il governo. Meno di due anni fa gli argentini hanno scelto i rappresentanti di Cambiemos e sarebbe strano che cambiassero idea in così poco tempo.
In Argentina, dal ritorno della democrazia nel 1983, l’unico a perdere questo appuntamento è stato Fernando de la Rúa. Solo che a ottobre del 2001 il paese era alle soglie del default, del fallimento totale che arrivò a dicembre di quell’anno e costrinse alla rinuncia il presidente.
SI APRE ORA IL DIBATTITO per spiegare successi ed insuccessi. Il primo conto da fare è quello che riguarda il budget a disposizione in questa tornata elettorale. Prendendo in esame le spese della campagna elettorale, Unidad Ciudadana (Kirchner), si piazza al quarto posto, dietro Cambiemos, il partito di Sergio Massa e quello di Florencio Randazzo. Ma la battaglia principale si è svolta nel terreno dei media, dove la stampa ufficiale, insieme a un settore della magistratura e ai replicanti del mondo dei cosiddetti social hanno creato una cortina di fumo sulla situazione reale del Paese. Con Macri è cresciuta la disoccupazione, molte fabbriche hanno chiuso, sono aumentate le tariffe e i servizi e cadute le esportazioni, mentre nel paese continua a crescere il debito, secondo l’analista Eduardo Aliverti, a un ritmo di 862 dollari al secondo.
Così, con un deficit insostenibile a medio e lungo termine, l’unica musica che rimane è quella della austerity, che conosciamo molto bene in Europa: tagli alla spesa pubblica e aumento delle tariffe.
È VERO CHE LA REALTÀ è una costruzione sociale, ma a volte questa struttura è cosparsa da elementi immaginari, fantastici, un reality che racconta un mondo troppo virtuale per essere reale. La virtualità ha «la perfezione del nulla», ma la vita reale prima o poi deve essere vissuta.
Rimane una domanda che si ripropone ora in Argentina: sinistra e centro sinistra si chiedono come mai sia possibile che i poveri e gli esclusi votino contro se stessi.
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