Un altro colpo di teatro nel conflitto sui diritti d’autore nella circolazione sulle piattaforme digitali. Lo scontro è esploso il 16 marzo scorso tra Facebook e la Società italiana autori ed editori (Siae) a proposito del rinnovo della licenza sul diritto di autore, scaduto l’anno scorso, sui «contenuti» (video e reels) condivisi in Italia sui social di Mark Zuckerberg. Siae avrebbe chiesto a Meta di quantificare i suoi ricavi per definire provenienti dai «suoi» autori la somma da dividere tra gli autori e gli editori italiani. Meta non ha inteso condividere queste informazioni, si è alzata dal tavolo e ha, in gran parte, bloccato la riproduzione dei contenuti su Facebook e Instagram. La situazione ha creato apprensione tra migliaia di artisti e produttori che dipendono da questo sistema e ora rischiano di essere doppiamente vittime dell’industria della visibilità e dello scontro tra monopoli globali e locali.

Solo qualche numero sull’impatto economico di questo capitalismo digitale. Nel 2022 la distribuzione digitale è cresciuta del 37,3 %. Meta ha prodotto oltre venti milioni di euro. La pandemia ha potenziato il suo potere dato che, a cominciare dai più giovani, condiziona l’accesso alla musica, e non solo all’informazione, insieme a Youtube per esempio. Ieri, l’Antitrust ha avviato un’istruttoria nei confronti di Meta e Facebook per accertare un presunto abuso di dipendenza economica. Il Leviatano digitale potrebbe aver indebitamente interrotto le trattative per la stipula della licenza d’uso, sulle proprie piattaforme, dei diritti musicali abusando della dipendenza economica di Siae. Assieme all’istruttoria, ha avviato un procedimento cautelare.

Salvatore Nastasi, presidente Siae, si è detto soddisfatto, anche perché l’Antitrust ha chiesto a Meta di riattivare i contenuti musicali. La Siae ritiene di potere ora confrontarsi «ad armi pari» con il colosso americano. Meta si è detta pronta a collaborare. Non è la prima volta che l’azienda adotta il «prendere o lasciare». È avvenuto in Francia, Australia, Danimarca, Canada. In ballo c’è l’applicazione dell’articolo 17 della direttiva europea sul copyright, e in particolare il riconoscimento dei diritti degli autori.