Europa

I giudici europei condannano Google e Apple

I giudici europei condannano Google e AppleMargarethe Vestager, vicepresidente della Commissione Europea con delega alla concorrenza – Ap

Capitalismo digitale La prima pagherà la multa da 2,4 miliardi per abuso di posizione dominante, la seconda dovrà versare 13 miliardi di tasse all’Irlanda. Lo ha deciso la corte di giustizia europea a Lussemburgo. La vicepresidente Ue Vestager: "È una vittoria per i cittadini"

Pubblicato circa 2 mesi faEdizione del 11 settembre 2024

La Corte di giustizia dell’Unione Europea ieri ha inferto un doppio colpo a due Leviatani del capitalismo digitale statunitense: Google e Apple. Nel primo caso ha respinto il ricorso di Google e la sua casa-madre Alphabet contro la maxi-multa da 2,4 miliardi di euro inflitta dalla Commissione Europea per abuso di posizione dominante nel mercato del cosiddetto «shopping comparativo».

LA PIATTAFORMA di Google permette ai rivenditori di inviare informazioni dettagliate sui prodotti, tra cui descrizioni, prezzi e immagini. Secondo i giudici europei, e prima di loro la Commissione, l’azienda avrebbe violato le leggi che impediscono «il mantenimento o lo sviluppo della concorrenza in un mercato in cui il grado di concorrenza è già indebolito, proprio a causa della presenza di una o più imprese in posizione dominante». Google si è detta «delusa» dalla sentenza. Il suo portavoce Rory O’Donoghue ha sostenuto che l’azienda ha apportato modifiche nel 2017 per conformarsi alla decisione della Commissione che hanno generato “miliardi di clic per più di 800 servizi di shopping comparativo”. La decisione di ieri è solo una parte di un lungo contenzioso. Google dovrà affrontare altre due sanzioni dell’Unione Europea, tra cui una multa antitrust record di 4,3 miliardi di euro per il suo sistema operativo Google Android.

APPLE. LA SENTENZA che riguarda una delle aziende più ricche del mondo è molto importante perché interessa il sistema fiscale europeo caratterizzato da una concorrenza sleale tra gli Stati membri e rivela l’esistenza di una corsa al ribasso a danno dei cittadini e dei lavoratori. La Corte europea che ha sede a Lussemburgo ha impresso una svolta in una guerra legale spettacolare. I giudici hanno annullato la sentenza del Tribunale sulla regolazione fiscale adottata dall’Irlanda a favore dell’azienda che produce i Mac o gli I-Phone e hanno confermato definitivamente la decisione della Commissione europea del 2016.

SONO OTTO ANNI che Bruxelles sostiene che i governi irlandesi hanno concesso un aiuto di Stato giudicato «illegale» a Apple. Per questa ragione l’azienda ha installato la sua sede europea in Irlanda. Secondo i giudici ciò avrebbe procurato all’azienda nata a Cupertino in California vantaggi fiscali pari a 13 miliardi di euro accumulati tra il 1991 e il 2014. Questo sarebbe l’ammontare delle tasse non pagate sulle attività realizzate in Europa in tutti questi anni. Apple dovrebbe restituire tale cifra.

APPLE HA SOSTENUTO che la decisione ha permesso all’Unione Europea di imporre una doppia tassa su un reddito aziendale già tassato negli Stati Uniti. Questo caso non ha mai riguardato quante tasse paghiamo, ma a quale governo siamo tenuti a pagarle – ha sostenuto l’azienda – La Commissione europea sta cercando di cambiare retroattivamente le regole, ignorando che, come previsto dal diritto fiscale internazionale, il nostro reddito era già soggetto a imposte negli Stati Uniti».

DI TUTT’ALTRO AVVISO è la vicepresidente della Commissione europea con delega alla concorrenza, la danese Margrethe Vestager: «Questa è una vittoria per i cittadini europei, per la parità di condizioni nel mercato unico e per la giustizia fiscale» ha commentato. Per Vestager, giunta al termine del suo secondo mandato in un ruolo chiave in Europa, l’azione regolatrice della Commissione insieme a quella dei giudici ha provocato in questi anni un cambiamento significativo. «Le multinazionali «sono state portate dinanzi alle commissioni parlamentari negli Stati Uniti e nel Regno Unito per spiegare i loro accordi fiscali nascosti». «Le loro evasioni fiscali aziendali sono state messe sotto i riflettori dai giornalisti investigativi, come il consorzio che ci ha portato LuxLeaks. È stato rivelato che alcune società non pagavano quasi nessuna imposta in Europa abusando di scappatoie e asimmetrie tra diversi sistemi fiscali. E che pochi Stati membri facevano affidamento su regole fiscali e accordi di pianificazione aggressiva per diventare una destinazione più attraente per gli investimenti. Ciò ha danneggiato altri Stati membri e il contribuente europeo.

VESTAGER, ieri in una conferenza stampa, ha fatto un bilancio del suo mandato. In dieci anni sono state attuate le misure anti-erosione della base imponibile e anti-trasferimento degli utili. L’Unione Europea ha adottato la direttiva sul livello minimo effettivo di tassazione globale, con un’aliquota minima effettiva dell’imposta sulle società del 15%. L’attuale commissione ha proposto di contrastare l’uso di entità fittizie e di armonizzare le norme sui prezzi di trasferimento nella Ue. I governi fanno però resistenza, ha osservato Vestager. Il problema è che cercano di farsi concorrenza fiscale per attrarre le multinazionali.

GLI UTILI AZIENDALI GLOBALI hanno raggiunto la cifra record di 16 trilioni di dollari nel 2022. Quasi 3 sono stati realizzati al di fuori delle sedi centrali, in altre giurisdizioni fiscali. E quasi la metà è stata trasferita in paesi a bassa tassazione, compresi i paesi dell’Unione europea.

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