«Vuoi un kleenex?», «No, me lo sono portato». «Vuoi un po’ d’acqua? È bello commuoversi». «Dillo a me». Tanto per cominciare, i pochi momenti buoni delle due interviste-show esclusive di domenica scorsa, Chiara Ferragni da Fabio Fazio e Barbara D’Urso a Domenica in stanno in quel che non era scritto.

Tre milioni di spettatori a testa grossomodo. Niente agguati, né rivelazioni.

LE LACRIME sono il segno della verità, possono diventare veicolo della truffa più velenosa. Piangono le brave attrici, piangono le Madonnine nella stessa televisione dalla quale l’ex conduttrice di Pomeriggio 5 è stata cacciata dopo 16 anni. Perché? Esattamente non si sa, ma tra l’analisi delle strategie televisive del post-Berlusconi e l’esibizione di una popstar caduta non c’è partita.

«Sedici anni in diretta tutti i giorni». «Era un po’ casa tua», solidarizza Mara Venier. «Il modo terribile come sono stata strappata… il dolore è ancora qui», conferma Barbara.

«Come vedi la tua vita domani?», chiederà in serata Fabio Fazio a Chiara Ferragni avviandosi ai saluti. «Voglio vivere più nel presente… proprio un vivere step by step – risponde lei nel suo curioso gergo che mescola buddismo, frate Indovino e riunioni milanesi – Sperando che ogni giorno sia migliore».

Più interessante la prospettiva di un’eventuale crisi mistica se le cose continuassero a andar male, rispetto all’indagine ormai stucchevole sul pandoro Balocco venduto al doppio del suo prezzo perché griffato dall’influencer, reso più natalizio da un’annunciata donazione all’ospedale dell’infanzia.

PER LA SECONDA VOLTA dopo l’intervista al Corriere della Sera di due settimane fa lei ricorre al termine «fraintendimento», scelta evidentemente con accuratezza e d’intesa coi suoi collaboratori.

Si sbaglia da soli, per fraintendersi bisogna essere in due. O in molti. «Non sono dell’idea che la beneficenza vada fatta in privato – dice ancora ribaltando il buon senso da vecchie zie che abbiamo sentito ripetere fino allo sfinimento in questi mesi – ma penso che fatta pubblicamente possa provocare emulazione».

La beneficenza – diceva Oscar Wilde – è il rimedio che non cura la malattia, non fa che prolungarla. Fin qui non ci piove. Un po’ come quando Barbara D’Urso prometteva a certe vecchine disperate, senza casa e senza più niente collegate in diretta da chissà dove che il problema l’avrebbe risolto lei di persona, col cuore.

Col cuore, sembra il motto di una di quelle satire americane sulla tv. La realtà batte quasi sempre gli sceneggiatori. Però l’intervista al ex conduttrice Mediaset era scritta così così, annegata quasi subito in una sequenza di vecchie foto ingiallite, parenti e amici redivivi.

Mara Venier e Barbara D’Urso a Domenica In
Mara Venier e Barbara D’Urso a Domenica In

Sottoposta per contrappasso allo stesso trattamento che aveva riservato a centinaia di suoi ospiti, Barbara D’Urso s’è ritrovato a casa sua. In paradiso. O all’inferno, se preferite.

È soltanto un caso che le due popstar delle quali il pubblico è stato chiamato a contemplare la caduta, a valutare gli sbagli, la fragilità, il pentimento, l’eventuale possibilità di ritornare nel regno dal quale sono state cacciate, siano due donne? Non lo so. È un’ipotesi di lavoro.

SPECCHIO delle mie brame.«La tuta grigia l’avevo addosso da sabato, e mi sono anche truccata».«Come si fa a far capire che una cosa è vera?» «Vorrei saperlo anch’io».

L’intervista a Chiara Ferragni è scritta notevolmente meglio dell’altra, ci porta sull’orlo di un precipizio vertiginoso. Lei racconta «la sua vita e i suoi sogni» da quando aveva 15 anni usando i social media, ci ricorda.

È la cavia di un autoesperimento che coinvolge milioni di followers grazie ai quali vive, e che tuttavia vivono grazie a lei (sull’esistenza reale dei followers esistono parecchie scuole di pensiero, anche questo possiamo chiamarlo fraintendimento, con o senza pandoro).

«Sono cresciuta con l’idea di raccontare me stessa e se sono chi sono – dirà in uno dei momenti più mozzafiato dell’intervista – lo devo a quest’idea di raccontare me stessa».

Fazio e i suoi autori mostrano a questo punto le copertine dei rotocalchi con sopra la coppia reale Fedez/Ferragni, come uno di quei corsi universitari alla Naba o allo Iulm, specialità sogni e desideri.

COSA C’È sotto il capitalismo digitale, la vita messa al lavoro sulle piattaforme? Fuori dalle luci della televisione trash del pomeriggio? Quasi niente.

Soltanto queste lacrime che stanno per spuntare, ma rimangono appese al tremolio di un labbro, al luccicare di un pupilla sotto i riflettori, quanta poesia sprecata perché chi piange davvero poi non riesce più a parlare.

Oltre il capitalismo digitale, oltre la televisione trash c’è quest’altro talk infinito, la sensazione di un mondo al quale non si può sfuggire, come la cupola di quel vecchio film Truman Show che ci aveva fatto la morale ancora prima che succedesse qualsiasi cosa.

Ci sono cose più importanti di cui parlare? Sì. Una è il genocidio a Gaza. L’altra come si fa a capire quando una cosa è vera.