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L’anti-Nato araba, tra business e Siria: Putin in Iran il 19 luglio

L’anti-Nato araba, tra business e Siria: Putin in Iran il 19 luglioL'ex presidente iraniano Rohani con Vladimir Putin – Ap

Medio Oriente Il presidente russo incontrerà l'iraniano Raisi e il turco Erdogan per parlare di accordi economici e di Siria. In mezzo, l'accusa statunitense: Teheran starebbe per inviare a Mosca centinaia di droni. La Repubblica islamica smentisce

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 13 luglio 2022

L’annuncio del viaggio di Vladimir Putin a Teheran, il 19 luglio, il secondo fuori dai confini russi dopo l’invasione dell’Ucraina (a fine giugno aveva trascorso appena 48 ore tra Tajikistan e Turkmenistan) giunge a poche ore dall’accusa mossa da Jake Sullivan, consigliere nazionale Usa per la sicurezza nazionale: la Repubblica islamica starebbe per inviare a Mosca «qualche centinaio di droni» e «si prepara ad addestrare le forze russe al loro uso». Teheran nega.

Su Twitter una mezza risposta la dà pure Mohammad Ali Shabani, ricercatore e giornalista non tacciabile di filo-governismo: «1. L’Iran non ha centinaia di droni extra da spedire in Russia; 2. I rifornimenti di armi sono Russia->Iran; 3. Sullivan forse si riferisce alla fabbrica di droni iraniani in Tajikistan».

Punti che sollevano questioni: l’accusa precede di poco l’arrivo oggi in Medio Oriente del presidente Biden, tra Israele e Arabia saudita, tour regionale dal palese sapore anti-iraniano. E se a Teheran Putin discuterà ufficialmente con il presidente iraniano Brahim el-Raisi e con il turco Recep Tayyip Erdogan di Siria, con la scelta della meta il Cremlino manda messaggi a Washington: alla Nato araba si oppone un altro asse.

Di cui terzo incomodo (più o meno) è la Turchia che salta da una parte all’altra con apparente nonchalance, da Israele e Saud al rivale iraniano. E pure russo: è Ankara che da mesi rifornisce Kiev (e di questo c’è certezza) di droni piuttosto efficaci – i Bayraktar TB2, bestia nera dell’esercito invasore russo – mentre insiste a proporsi come mediatore della crisi.

Sarebbe stata la Russia a premere per il trilaterale, dicono fonti turche. Sul tavolo c’è molto, le relazioni economiche tra Mosca e Teheran e la stessa Siria dove Erdogan continua a garantire l’esistenza dell’hub jihadista di Idlib e si prepara ad ampliare l’occupazione militare del nord-est a maggioranza curda mentre l’Amministrazione autonoma del Rojava chiede al governo di Damasco (tenuto su in questi anni da russi e iraniani) di mettere insieme le forze per respingerla.

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