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Lampedusa, altri 200 sulla nave Azzurra per la quarantena

Lampedusa, altri 200 sulla nave Azzurra per la quarantenaMigranti in attesa di essere imbarcati sulla nave Azzurra – Valerio Nicolosi

Reportage I migranti vengono fatti salire a bordo sotto lo sguardo incuriosito dei turisti. Ma l’isola già aspetta i prossimi arrivi dalla Tunisia

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 8 agosto 2020

Vestitino blu e borsa rosa, ballerine ai piedi e capelli raccolti. La bambina sotto il sole del molo di Cala Pisana, sulla sponda Sud di Lampedusa, sembra vestita più per andare alla festa di un’amichetta di scuola che sulla nave Gnv Azzurra, che il governo userà per la quarantena dei migranti arrivati a Lampedusa negli ultimi giorni.

Invece lei e altre duecento persone circa, tra cui una donna con una bambina piccola e una famiglia con due disabili costretti sulla sedia a rotelle, aspettano di salire e di raggiungere le 350 persone salite a bordo nei giorni scorsi, tra cui 12 positivi al Covid e altre 6 con sintomi.

Anche tra chi è in attesa ci sono dei positivi, dall’aspetto sono originari dal Corno d’Africa e vengono isolati e vestiti con la tuta bianca dagli operatori della Croce Rossa.

L’arrivo della nave attira anche molto curiosi, alcuni di essi arrivano proprio dalla piccola spiaggia di Cala Pisana, mentre altri sono venuti dal centro abitato per vedere quello che avviene.

LA TENSIONE SULL’ISOLA non è alta come in altri momenti del recente passato, sicuramente l’arrivo del maestrale e il conseguente peggioramento delle condizioni del mare hanno fatto tirare il fiato alla Guardia costiera e agli abitanti che hanno visto arrivare circa 2.000 persone in due settimane, una media di quasi 30 sbarchi al giorno, quasi tutti su piccole imbarcazioni provenienti dalla Tunisia ma anche dalla Libia.

Tra le quasi 700 persone chiuse nell’hotspot dell’Isola infatti, la seconda comunità più numerosa è quella bengalese, che di solito batte la rotta libica.

LE CONDIZIONI igienico-sanitarie sono pessime, il centro infatti potrebbe accogliere massimo 190 posti e quindi il distanziamento e la prevenzione sono qualcosa di difficile da rispettare. Alcuni migranti sono stati trasferiti alla «Casa della Fraternità», che è stata messa a disposizione dalla chiesa per alleggerire il carico sull’hotspot.

In Via Roma, la via dei locali e dello struscio lampedusano, di tanto in tanto si vede qualche ospite del centro che è riuscito ad uscire dall’hotspot. «Siamo scappati dalla Tunisia perché non c’è lavoro ma soprattutto futuro, la chiusura delle frontiere per il Covid ha messo la nostra economia in ginocchio», racconta un ragazzo che ha comprato del pane in un negozietto del centro e sta per tornare all’hotspot.

Poco dopo tre giovani subsahariani raccontano: «Siamo partiti dalla Libia dopo mesi di violenze, siamo arrivati qui ma vogliamo continuare il viaggio in Francia dove abbiamo delle persone che ci aspettano e dove potremmo trovare un lavoro».

Lampedusa è come sempre un luogo di passaggio che si è fatto carico, ancora una volta, delle rotte dal Sud del mondo verso una vita migliore e nonostante la volontà di andare via e proseguire il viaggio il prima possibile, le persone si sono trovate bloccate qui. «Siamo da sei anni a Lampedusa con un Osservatorio sulle migrazioni e grazie al nostro lavoro di monitoraggio e raccolta dati costante, stiamo notando che non è l’isola a vivere una situazione insostenibile, tanto le persone che si trovano all’interno dell’hotspot e sulla nave quarantena, costrette in condizioni che definire difficili è un eufemismo» racconta Claudia Vitali, operatrice di Mediterranean Hope-Fcei, che aggiunge: «Noi pensiamo che sia prioritario tutelare la salute e i diritti di tutti e tutte, trovare soluzioni strutturali disinnescando quelle di tipo emergenziali e securitarie poiché alimentano solo una caccia al migrante, aggravata oggi dal Covid».

Claudia e altre persone che fanno parte del Forum Lampedusa, una realtà composta da organizzazioni e società civile che partecipava alle operazioni di sbarco. «Portavamo acqua, the e coperte ma soprattutto facevamo un lavoro politico di cura che passava anche dal toccare le persone e farle capire che non eravamo ostili» raccontano i componenti del Forum. Con l’arrivo della pandemia tutto è cambiato e con la modifica dei protocolli sanitari al momento i componenti del Forum Lampedusa non possono assistere alle operazioni.

NONOSTANTE LE PRESSIONI e i finanziamenti del governo italiano su quelli di Tripoli e Tunisi, nei prossimi giorni dovrebbe tornare lo scirocco e quindi le condizioni migliori per le partenze dalla Libia e dalla Tunisia. La situazione potrebbe di nuovo tornare a qualche giorno fa, con centinaia di persone migranti sull’isola e le istituzioni locali lasciate sole a fronteggiare l’emergenza in piena stagione estiva, con le spiagge e i locali di via Roma affollati.

Nei giorni scorsi qualcuno ha paventato la costruzione di una tendopoli a Lampedusa dove poter smistare i migranti in arrivo. Una soluzione tampone ed emergenziale, che però sarebbe solo una toppa piccola in un buco molto più grande, quello del sistema d’accoglienza italiano.

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