Lamorgese, missione in Tunisia per fermare i migranti
Con la commissaria Ue Johansson Finanziamenti Ue in cambio di un maggior controllo delle frontiere marittime
Con la commissaria Ue Johansson Finanziamenti Ue in cambio di un maggior controllo delle frontiere marittime
E’ una Tunisia indebolita da una forte crisi economica e politica quella in cui oggi arriva la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese insieme alla commissaria Ue per gli Affari interni Ylva Johansson. Viaggio non certo di piacere. L’Europa e l’Italia in particolare vorrebbero che le autorità di Tunisi si impegnassero maggiormente nel fermare le partenze di giovani tunisini verso l’Italia e facilitassero ulteriormente i rimpatri del loro cittadini. Le stesse richieste avanzate un anno fa quando, ad agosto del 2020, sempre Lamorgese e Johansson, ma in quell’occasione era presente anche il commissario per l’Allargamento Oliver Varhelyi, si recarono per la prima volta a Tunisi. A differenza di allora, oggi Lamorgese e Johansson offrono alla Tunisia l’impegno per un rafforzamento del partenariato con l’Unione europea. Significa più investimenti nel Paese contando anche sui sette miliardi di euro annunciati a febbraio scorso da Bruxelles con la nuova agenda per il Mediterraneo per aiutare i Paesi partner dell’area ad uscire dalla crisi del Covid. A patto che fermino l’immigrazione.
Come si è detto non sarà un viaggio facile. Dal punto di vista politico la Tunisia è lacerata dallo scontro che da mesi contrappone il presidente Kais Saied al primo ministro Hichem Mechichi, uno scontro che di fatto paralizza la vita politica del Paese. Ma l’aspetto più pesante, specialmente per la popolazione, è quello economico, ulteriormente aggravato dalla pandemia che ha portato la disoccupazione al 17,4 per cento. Una situazione che, tra l’altro, ha provocato il crollo del fatturato derivante dal turismo che stando ai dati forniti dalla stessa Banca centrale tunisina nel 2020 è sceso a due miliardi di dinari (circa 605 milioni di euro), il 62% in meno rispetto ai 5,2 miliardi di dinari del 2019. Senza contare le centinaia di manifestazioni di protesta avute in tutto il Paese.
Chiaro dunque, che per i giovani tunisini l’Europa rappresenta l’unica speranza di un futuro che sia migliore del presente. Dall’inizio dell’anno, ha spiegato ieri Lamorgese al Comitato Schengen, hanno attraversato il Mediterraneo in 1.781, dei quali 678 sono stati rimpatriati (contro i 2016 di tutto il 2020). Un numero, quello relativo ai rimpatri, che Lamorgese vorrebbe incrementare aumentando ulteriormente il numero di voli charter settimanali.
Un ruolo particolarmente importante l’Italia lo attribuisce poi alla Guardia costiera tunisina con la quale si propone di collaborare segnalando le partenze dei barconi in modo da permettere alle motovedette di intercettarli. Un ruolo che da tempo preoccupa la società civile tunisina, come dimostra la denuncia fatta a febbraio scorso dal responsabile informazione del Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Fides), Ben Amor: «La Guardia costiera tunisina è diventata ormai una forza affiliata all’Agenzia europea per il controllo delle frontiere Frontex, ed agisce su sua procura per intercettare migranti irregolari al di fuori delle acque territoriali», ha detto Amor.
La contropartita offerta alla Tunisia da Ue e Italia è economica e si articola su più livelli, L’Italia si offre di aiutare il pese nordafricano ad accedere ai progetti di sviluppo dell’Unione europea, cosa sulla quale finora Tunisia avrebbe mostrato qualche difficoltà. Ma non solo: «Sul piatto ci – spiegano al Viminale – sono aiuti finanziari internazionali a cui l’unione europea dovrebbe contribuire con impegno di spessore».
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