L’ambiente al cinema, ma non è fiction
Il film «Erin Brockovich», diretto nel 2000 da Steven Soderbergh e interpretato da Julia Roberts (premio Oscar) racconta la storia vera di una impiegatuccia di un piccolo studio legale della […]
Il film «Erin Brockovich», diretto nel 2000 da Steven Soderbergh e interpretato da Julia Roberts (premio Oscar) racconta la storia vera di una impiegatuccia di un piccolo studio legale della […]
Il film «Erin Brockovich», diretto nel 2000 da Steven Soderbergh e interpretato da Julia Roberts (premio Oscar) racconta la storia vera di una impiegatuccia di un piccolo studio legale della California, che da sola condusse (e vinse) una battaglia contro la potente industria Pacific Gas & Electric, PG&E, responsabile di aver versato nel sottosuolo delle soluzioni di cromo esavalente, tossico e cancerogeno, e di aver inquinato le falde idriche da cui traevano l’acqua potabile gli abitanti del paesino di Hinkley. La stessa Julia Roberts nel 1993 aveva interpretato il film, questa volta di fantasia, «Il rapporto Pelican», di Alan Pakula che descrive le trame delle grandi compagnie petrolifere per fermare le proteste degli ecologisti contro le trivellazioni in una oasi-rifugio dei pellicani. L’abilità e il coraggio della protagonista riescono a salvare l’ecosistema minacciato. Il bel film intitolato «A civil action», del 1998, diretto da Steven Zaillian e interpretato da John Travolta, racconta la storia (vera) di un avvocato che difende i diritti di numerosi cittadini che si erano ammalati di tumori per lo sversamento nelle acque sotterranee del solvente tossico tricloroetilene da parte di un’industria nella cittadina americana di Woburn nel Massachusetts.
«L’ultima spiaggia» di Stanley Kramer, del 1959, tratto dall’omonimo romanzo di Nevil Shute, denuncia come una guerra nucleare in una qualsiasi parte del mondo, comunque esplosa anche per errore dei generali, può spargere elementi radioattivi mortali sull’intero pianeta fino a fare estinguere la vita umana.
Anch’esso di fantasia il film «La sindrome cinese» (1979), con Jane Fonda (premio Oscar), che descrive le conseguenze di una catastrofe ad una centrale nucleare a causa di difetti di costruzione. Il film fu messo in circolazione poche settimane prima che si verificasse l’incidente, dovuto davvero ad una fusione del nocciolo, alla centrale nucleare americana di Three Mile Island.
Una storia vera è invece quella raccontata nel film «Silkwood» del 1983, con la brava Meryl Streep (premio Oscar), che interpreta una operaia ammalata per essere stata esposta alle radiazioni di plutonio in una fabbrica di trattamento di scorie nucleari, maneggiate senza adeguate informazioni e protezioni. Il 24 marzo 1989 la grande petroliera Exxon Valdez ha avuto un incidente nel porto di imbarco dell’Alaska, con sversamento in mare di 40.000 tonnellate di petrolio. Il film «Catastrofe in mare», di Paul Seed del 1992 descrive la battaglia delle autorità governative per cercare di arginare i danni ecologici e gli intralci ai lavori di disinquinamento posti dai proprietari della nave e dell’oleodotto per evitare eccessivi costi e per riattivare al più presto il flusso del petrolio.
Fra i film italiani si può ricordare «Una lepre con la faccia da bambina» (1976), tratto da un racconto di Laura Conti su Seveso, la cittadina lombarda in cui, nel luglio 1966, si verificò un grave incidente in una fabbrica chimica, con fuoriuscita di molti chili di diossina, nome allora sconosciuto, sostanza cancerogena, responsabile della morte di molti animali e delle pustole sulla faccia di molti bambine. Per quanto ne so, è circolato pochissimo.
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