L’ambasciatore Darrock capitola, Johnson si defila
Gb/Usa IIl rappresentante di Londra a Washington aveva definito la Casa bianca «goffa e incompente». E Trump gli ha dato dello stupido. L'ex ministro degli esteri e probabile futuro premier finge di non vedere
Gb/Usa IIl rappresentante di Londra a Washington aveva definito la Casa bianca «goffa e incompente». E Trump gli ha dato dello stupido. L'ex ministro degli esteri e probabile futuro premier finge di non vedere
La Casa bianca di Trump come «disfunzionale, divisa, goffa, incompetente e insicura»? Basta che a scriverlo sia uno come Kim Darrock, pezzo da novanta degli Esteri e neo ex-ambasciatore britannico negli Usa, per passare dall’ufficioso all’ufficiale.
Con annesse ripercussioni per quest’ultimo, le cui considerazioni «professionali» – contenute in promemoria via email, fatte trapelare ad arte forse da qualcuno del suo staff e spiattellate in prima dal Daily Mail di domenica – hanno forzato ieri alle dimissioni. «L’attuale situazione – si legge in una nota del diplomatico dalle simpatie europeiste – mi rende impossibile continuare a svolgere il mio ruolo».
Simili indiscrezioni Trump le aveva prese da par suo, cioè non bene. Ha definito Darrock «proprio uno stupido» e minacciato di interrompere i rapporti con Londra qualora non l’avesse richiamato. Puntuali dunque le dimissioni, nonostante (o proprio perché) la premier uscente May gli avesse confermato, pur avendo ormai entrambi i piedi fuori di Downing Street, piena fiducia.
Prevedibilmente il favorito alla premiership Boris Johnson – che nella sua adulazione/emulazione di Trump fa concorrenza a Nigel Farage – si è ben guardato dal difendere il suo ex collega (Johnson è a sua volta ex agli Esteri), lasciandone la (maldestra) difesa al rivale Jeremy Hunt.
«L’ha buttato sotto a un autobus», è uno dei commenti tra i conservatori moderati e pro-remain sul silenzio di Johnson. Darrock avrebbe deciso di farsi da parte dopo aver assistito all’ultimo dibattito elettorale televisivo, in cui Johnson manifestamente evitava di esprimergli solidarietà.
È dunque più che mai scatafascio al Foreign Office. Dalla sua politica estera via Twitter risulta ormai evidente che con la Special relationship – l’intesa atlantista Usa-Uk «d’elezione», scaturita dalla Seconda guerra mondiale e perno dell’Occidente capitalistico post ’45 – l’attuale presidente americano ci si spolvera le scarpe.
Tanto da esser intervenuto più volte nella politica interna indicando Johnson come un «ottimo primo ministro» e lo stesso Farage come altrettanto eccellente ambasciatore britannico. L’allontanamento di uno come Darrock – ex compare di David Cameron e vicino ai democratici Usa – dall’ambasciata era solo questione di tempo: questo incidente non fa che accelerare un fato già scritto.
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