Circa 300 cittadini tunisini sono arrivati a Pantelleria tra ieri e l’altro ieri. Una quindicina le donne e una cinquantina i minori non accompagnati. In totale gli sbarchi sull’isola trapanese sono stati dodici. I mezzi utilizzati per le traversate sono piccoli gommoni, con un minimo di sette e un massimo di 34 persone bordo.

Pantelleria dista appena 70 chilometri dalle coste tunisine. Ha una sola struttura per i migranti, con capienza ridotta. È su una rotta di cui si parla poco, anche perché i numeri sono molto più bassi di quelli di Lampedusa. Perciò questi arrivi sono rilevanti. Tendenzialmente ad attraversare quel tratto di mare sono tunisini che possono contare su una condizione economica migliore di chi si imbarca in altri punti.

Sempre nelle ultime 48 ore sono stati una decina gli arrivi via mare a Lampedusa. Nove lunedì e solo uno ieri. In totale sono giunte 350 persone, tutte condotte al molo Favaloro a parte due arrivi autonomi in località Cala Galera e Cala Maluk. Qui un migrante si è ferito in maniera non grave durante lo sbarco. Egitto, Marocco, Siria, Sudan, Bangladesh e Tunisia le nazionalità. Sei barconi sono partiti dalla Libia, principalmente Zuara ma in un caso anche Sabratha. Gli altri dalle coste tunisine e in particolare dalle città di Mahdia, Sfax e Guebes.

Intorno a ora di pranzo 180 persone sono state trasferite con un volo organizzato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) diretto all’aeroporto di Roma Fiumicino. Altre 260 sono state imbarcate sul traghetto di linea per Porto Empedocle. Così nell’hotspot sono rimasti in 130.

Nonostante la finestra di bel tempo iniziata lo scorso fine settimana, dunque, le partenze non sono ricominciate in maniera massiccia. Sebbene sull’isola sia forte la convinzione che la domanda non è se ci saranno nuove ondate con migliaia di persone ma quando. Anche perché i segnali che arrivano dal presidente Kais Saied sono ambigui e spesso contraddittori.

Sempre a proposito di Tunisia, una recente sentenza del tribunale di Firenze ha dato un altro altolà alla scommessa del governo sui rimpatri rapidi dei richiedenti asilo di quel paese. In un ricorso contro il diniego di protezione, il giudice Luca Minniti ha sospeso l’espulsione del cittadino straniero in attesa della decisione della commissione territoriale sulla sua richiesta di protezione. Questo perché, secondo la sentenza, occorre rivedere la valutazione della Tunisia come paese sicuro. L’ultimo aggiornamento risale al 28 ottobre dell’anno scorso ma proprio rispetto ad alcuni degli elementi che motivano quel provvedimento ministeriale sono sopraggiunte delle novità importanti.

Per il giudice, che ha un potere di controllo sul tema riconosciuto dalla direttiva Ue sulle «procedure», quelle più rilevanti sono: l’arresto di alcuni giudici e la violazione dell’autonomia della magistratura; la dubbia validità delle ultime elezioni politiche che hanno registrato un’affluenza del 9% e per la cui vigilanza Saied ha rinominato i membri dell’organo di controllo indipendente; le recenti comunicazioni di Unhcr e Consiglio d’Europa sulle violenze subite dai rifugiati ai confini con Algeria e Libia.

In attesa del decreto di rinnovo della lista dei paesi sicuri, e della scheda relativa a quello in questione, dal tribunale di Firenze  arriva una nuova sconfessione della strategia italiana di puntare tutto su Saied, attraverso il memorandum d’intesa firmato tra Tunisia e Ue.