L’Alba in crisi: «Nessuna fretta, seminiamo solidarietà»

L’alleanza Alba (Alleanza bolivariana per l’America latina e i Caraibi) fu fondata all’Avana nel 2004 da Hugo Chávez e Fidel Castro. Sviluppatasi in pochi anni come gruppo di nazioni con governi progressisti – in particolare, oltre a Cuba, Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Ecuador e piccoli Stati caraibici -, prevedeva azioni politiche comuni sulla scena mondiale e scambi internazionali basati sull’ideale della complementarietà e dell’unità al posto della competizione e della divisione. Ora l’organismo appare indebolito dalla defezione dell’Ecuador di Lenin Moreno e dalla crisi venezuelana.

La sede dell’Alba è a Caracas e l’attuale segretario generale è David Choquehuanca, filosofo ed ex ministro dello Stato plurinazionale della Bolivia. Egli spiega come questa alleanza fra Stati abbia cercato di declinare «i principi dell’universalità dei valori, della pachamama, della fratellanza, del codice indigeno jihuasa: non «sono io», ma «siamo noi». Tutti quelli che si alimentano del latte di Madre Terra, l’acqua, sono fratelli e sorelle, devono vivere in armonia. Sarebbe la fine dell’individualismo, dell’antropocentrismo e della colonizzazione. Il riemergere di codici diversi è necessario, in questo contesto di disordine mondiale, crisi del diritto internazionale, emergenza climatica, alimentare, idrica, corruzione, che è frutto dell’accumulazione».

Ma come sta ora politicamente l’Alba? «Ci sono persone che dinamizzano i processi. Chávez diede forza ed energia a questo processo di integrazione che non era solo un patto commerciale. Sentiamo la sua assenza. Ora lavoriamo soprattutto a livello di comunità, di base, e non solo nei paesi membri. Non abbiamo fretta. Vogliamo seminare solidarietà. L’Alba vuole continuare a essere un piccolo motore di cambiamento». ma. co.