Internazionale

Caccia aperta al subcomandante. E allora «via l’esercito o sarà guerra di guerriglia»

Soldati dell'EZLN nello stato meridionale messicano del Chiapas (Ap)Guerriglieri dell'EZLN in Chiapas – Ap

1995, reportage dal Chiapas Quando la tv mise in onda l'identikit e il teorema dell'allora presidente Zedillo. Che si sgretolò in fretta. Intanto si cominciavano a notare i primi movimenti di truppe sulla panamericana

Pubblicato circa un mese faEdizione del 18 ottobre 2024
Gianni ProiettisSan Cristobal de las Casas

Riproponiamo una delle prime corrispondenze dal Chiapas di Gianni Proettis per il manifesto, pubblicata il 12 febbraio 1995. Proiettis è scomparso lo scorso 23 settembre a Cuzco, in Perù

Dopo mesi di tregua più o meno stabile, si apre un nuovo capitolo della guerra in Chiapas. Per ora i morti dichiarati sono tre: un colonnello e due soldati dell’esercito, sorpresi da un cecchino secondo fontimilitari.

Giovedì pomeriggio, mentre qui San Gristobal si cominciavano a notare i primi movimenti di truppe sulla panamericana, il presidente Zedillo ha lanciato su tutte le reti un messaggio alla nazione. Îl teorema non faceva una piega: mentre il governo aveva dimostrato fin troppa disponibilità nel confronti dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale (EzIn), quest’ultimo si stava armando per riprendere il suo attacco allo stato. La prova? Due covi pieni di armi, trovati il giorno prima, uno nella capitale, l’altro nello stato di Vera Cruz.

Le sorprese non finiscono qui. L’arresto della subcomandante Elisa, Indicata come la numero tre dell’organizzazione, avrebbe portato all’identificazione di Rafael Sobastian Guillèn Vicente, allas Marcos. Arrestati anche Jorge Javior Elorteaga Boerdegue alias Vicente e Jorge Santiago.

Mentre vedono per la prima volta la foto del capo militare più misterioso del mondo, i telespettatori apprendono che «la composizione della dirigenza e i propositi dell’Ezln non sono né popolari, né indigeni, né chiapanechi, Si tratta di un gruppo guerrigliero, derivato da uno formato nel 1569 denominato “Forza di liberazione nazionale”, fautore della lotta armata per conquistare il potere politico». Il problema non è più sociale, storico, politico. Si riduce a una questione da codice penale. Si tratta, semplicemente, di eseguire alcuni mandati di cattura e l‘esercito servirà solo ad appoggiare l’azione della magistratura.

Gli investitori stranieri tirano un sospiro di sollievo, la borsa mostra i primi segni di ripresa e l’amministrazione Clinton approva benevolmente l’inizio della «pacificazione». Certo, Il Dipartimento di stato ha raccomandato una particolare attenzione ai diritti umani,

Malgrado la risposta entustasta delle radio statali all’iniziativa del presidente, soprattutto per bocca di preti, ganaderos (proprietari di allevamenti) e commercianti, le facce qui a San Cristobal mostrano una tensione che non si vedeva da più di un anno. Sono in pochi a credere che l’uso della forza potrà realmente risolvere qualcosa e i primi arresti sembrano più spettacolari che risolutivi.

A sole 24 ore dalla sua enunciazione, il teorema presidenziale comincia a sgretolarsi. Sorgono i primi dubbi sull’identikit che avrebbe svelato la vera identità di Marcos, unico oblettivo ufficiale dell’azione militare.

Un obiettivo non difficile, visto che il ricercatissimo subcomandante ha incontrato nella foresta un inviato della Jornada che ieri ha pubblicato l’intervista: «Il governo ci ha ingannato, per prenderci in tempo di fame e siccità. Se nessuno fermerà l’esercito ci sarà guerra di guerriglia» dichiara Marcos.
Cadono anche le «rivelazioni» della subcomandante Elisa che ha ritrattato le suo prime dichiarazioni, denunciando che le sono state estorte con la forza.

Jorge Santiago, un chiapaneco indicato come uno dei massimi dirigenti dell’Ezln, ha aspettato nella sua casa di Teopisca gli elicotteri militari che venivano ad arrestarlo, con- vinto di poter dimostrare la propria innocenza. Lavora da una decina d’anni al coordinamento di progetti produttivi nelle comunità indigene ed è, in realtà, un consigliere della Conai, la commissione di intermediazione presieduta dal vescovo Samuel Ruiz. Le rivelazioni che cercano di vincolare il prelato agli zapatisti – alcuni arrestati avrebbero dichiarato che era a conoscenza dell’esistenza dell’Ezin molto prima della sua entrata in scena – non forniscono alcun riscontro obiettivo. Ma la misura della tensione è data dalle voci circolate ieri nella capitale che davano il vescovo agli arresti. In serata sia la procura generale della repubblica che la diocesi del vescovo hanno smentito.

Amado Avendaito, che gli zapatisti considerano legittimo governatore contestando i risultati elettorali dell’anno scorso, conferma l’entrata dell’esercito in zona zapatista, l’occupazione militare di 11 municipi – alcuni, come Larralnzat e Simojovel, fuori dall’area del conflitto – e la morte del colonnello Hugo Monterola. Dichiara inoltre di non avere ricevuto alcuna comunicazione dagli zapatisti e di non conoscere ancora la loro versione sugli scontri con l’esercito ma denuncia l’intervento come una dichiarazione di guerra, «la fine della tregua l’inizio delle ostilità» per Zedillo. L’ha ripetuto di nuovo ieri, questa «non è una prova di forza».

Avendano annuncia anche l’occupazione, appena avvenuta, dell’ambasciata messicana di Madrid e di alcuni consolati sud degli Stati uniti. Suggerisce l’adozione di questa forma di protesta, a cui il governo messicano è particolarmente sensibile, anche in altri paesi. E per il 14 febbraio convoca una giornata di sciopero nazionale per la pace. Ora tocca all’altro Messico farsi sentire.

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