Internazionale

L’affondo sul Venezuela

L’affondo sul VenezuelaSostenitori del governo chavista in marcia a Caracas lo scorso 31 maggio – Xinhua

Reportage La «fine del ciclo progressista» è il nuovo mantra di chi considera inevitabile il ritorno delle destre al potere. Ma il tentativo di colpire Caracas per balcanizzare l’America latina non ha fatto i conti con la mobilitazione popolare in corso

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 2 giugno 2016
Geraldina ColottiINVIATA A CARACAS

L’affondo è cominciato, il Venezuela socialista deve mordere la polvere. E inginocchiarsi alla «fine del ciclo progressista», nuovo mantra di chi considera ineluttabile il ritorno delle forze reazionarie in America latina. Il segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), Luis Almagro ha annunciato che chiederà l’applicazione della Carta democratica al Venezuela. Un articolo contempla la sanzione in caso di «alterazione dell’ordine costituzionale che minaccia gravemente l’ordine democratico». Se verrà approvato dal voto, il provvedimento porterà alla sospensione del paese dall’organismo, e implicherà una serie di sanzioni economiche. Il paradosso è che la misura è stata applicata all’Honduras e al Paraguay, dopo il golpe contro Zelaya, nel 2009 e poi contro Lugo nel 2012. Lo stesso tipo di «golpe parlamentare» che sta marciando ora contro Rousseff in Brasile e Maduro in Venezuela: presidenti eletti dalla maggioranza della popolazione e non presidenti de facto.

E proprio su Honduras e Paraguay hanno fatto leva in questi mesi le destre venezuelane con una poderosa campagna internazionale. L’uruguayano Almagro, la cui elezione è stata appoggiata da tutta l’America latina progressista, ha rapidamente voltato le spalle sia al proprio schieramento politico (il Frente Amplio) che alle alleanze solidali sud-sud: per schierarsi apertamente con la peggior destra latinoamericana e filo-Usa, quella di Voluntad Popular e del campo che la sostiene (anche in Europa). «Da tempo Almagro appare assai disorientato, il suo comportamento è fuori luogo. Sta prendendo decisioni per conto suo – ha detto dall’Ecuador il presidente Rafael Correa – Ovviamente non siamo d’accordo. Per risolvere la gravissima situazione in Venezuela occorre appoggiare il dialogo che sta mettendo in campo la Unasur con la mediazione di alcuni ex presidenti: il panamense, Martin Torrijos, il dominicano Leonel Fernandez e lo spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero».

L’appoggio di Bergoglio

Il primo incontro tra esponenti chavisti e opposizione si è messo in moto recentemente nella Repubblica dominicana e la Unasur ha ottenuto anche l’appoggio di papa Bergoglio. Dopo l’annuncio di Almagro, la Mud ha però annunciato l’intenzione di ritirarsi.
Maduro lo ha comunicato durante la sua trasmissione del martedì. «Noi continueremo a cercare il dialogo, seppur nella distanza esistente tra due modelli di società radicalmente differenti», ha detto. Ma a guidare le danze della litigiosa coalizione Mud, è un partito che «dovrebbe chiamarsi Violenza Permanente e non certo Voluntad popular». Alla trasmissione hanno partecipato numerosi intellettuali: artisti, poeti e cineasti. Tra pochi giorni si svolgerà il Festival internazionale del teatro, a fine giugno quello mondiale della Poesia, sono in corso importanti eventi cinematografici. Gli ospiti hanno sottolineato come in Brasile il golpista Temer abbia come prima cosa abolito il ministero della Cultura, definendolo «un inutile covo di sinistresi», ma quei «sinistresi» hanno prodotto una mobilitazione immediata che lo ha obbligato a tornare sulle sue decisioni.

Più fondi per la cultura

Nonostante la drastica caduta del prezzo del barile e il furibondo sabotaggio economico delle grandi imprese private, il governo Maduro ha mantenuto e anche aumentato i fondi per la cultura e per i progetti sociali.

Caracas ha accolto in questi giorni l’incontro internazionale della Gioventù lavoratrice. Una delegazione era presente alla trasmissione con Maduro e ieri i giovani internazionalisti hanno organizzato una grande manifestazione, confluita come di consueto a Miraflores. Per tutto giugno, si svolgeranno marce e presidi e mobilitazioni internazionali. Il 7 giugno ve ne sarà una anche a Roma. In questi giorni stanno manifestando in sostegno al governo tutti i settori popolari. La trasmissione di Maduro si è aperta con un comunicato ufficiale del governo per rendere omaggio al leader del Fronte Polisario, Mohamed Abdelaziz, scomparso ieri, «al lottatore africano-saharawi che, guidato dal suo indomabile spirito indipendentista, ha combattuto senza posa per i diritti fondamentali, la sovranità e l’autodeterminazione del popolo Saharawi».

Una notizia che non troverà spazio sui grandi media, è però in prima pagina nei quotidiani venezuelani, e serve a chiarire i termini della questione: l’impresa Ovomar, con sede a Santa Cruz (comune di Lamas, nello stato Aragua) ha buttato nella spazzatura 3 milioni di uova di gallina, tenuti nelle dispense dall’ottobre del 2015 pur di non venderli a prezzi regolati. E sta facendo molto discutere un reportage censurato in Spagna dal giornale Abc, in prima linea nella battaglia mediatica contro Maduro. Per spiegare la crisi economica in Venezuela, il giornalista aveva intervistato Agustin Otxorena, un imprenditore basco che vive a Caracas. L’imprenditore aveva mostrato come nei supermercati dell’est di Caracas (le zone ricche), gli scaffali sono pieni quanto il portafoglio degli abitanti, mentre i prodotti scarseggiano nei quartieri popolari. Aveva accompagnato il cronista al Supermercado Plaza’s, nel Centro Comercial Prados del Este, all’Excelsior Gama di La Trinidad, al negozio Fresh Fish Gourmet Market di Altamira e a un negozio di vini e liquori a La Castellana. Come il manifesto ha raccontato da tempo, le grandi catene di distribuzione come Makro, Excelsior Gama e Plaza’s hanno proprie organizzazioni per importare, vendere i propri prodotti dollarizzati e intanto mantengono gli scaffali vuoti.

Il servizio è subito scomparso dal portale web. «La destra spagnola, che lancia grida isteriche sulla libertà di espressione in Venezuela, mi ha censurato. E immagino stia applicando scariche elettriche al povero giornalista che ha raccontato le cose con obiettività», ha commentato l’imprenditore basco. «Una parte del settore privato – ha detto ancora – gioca con il rifornimento, non gli importa di vendere di meno o di non vendere, poiché c’è una alta concentrazione di offerta, e sa che tornerà a recuperare il mercato quando si creeranno le condizioni che desidera. Un settore forte, che vuole imporsi al governo».

I «salvatori» dell’economia

Di che pasta siano i «salvatori» dell’economia e quali metodi siano disposti a usare per riprendersi l’intera torta lo si sta vedendo in Argentina e in Brasile. Ma per mascherare i veri interessi in gioco (quanto basta affinché la grande stampa finisca di irretire il senso critico dell’«elettore-consumatore»), occorre ammantarli con la retorica sui «diritti umani»: prima di tutto occultando lo schiacciasassi che passeranno sui diritti (a nutrirsi, ad avere un tetto sulla testa, a curarsi e a studiare) i pasdaran della «crescita» neoliberista.

Ieri è stato qui l’eurodeputato spagnolo del Movimiento Izquierda Unida, Javier Couso: «Agli spagnoli si nascondono le conseguenze della drammatica realtà economica, ci sono bambini che mangiano una sola volta al giorno, ma i media che rappresentano gli interessi del mercato amplificano i problemi del Venezuela per distogliere l’attenzione», ha detto.

«Non venitemi a parlare di Venezuela, qui sono disoccupata da una vita», ha urlato una donna spagnola di fronte alle telecamere. Non era “chavista”, ma solo esasperata. Come esasperata è la gente in Venezuela, costretta a code chilometriche per acquistare prodotti sussidiati dal governo che non arrivano al supermercato. Per il resto si trova tutto, o quasi, perché il “giochetto” è quello di far mancare per un giorno qualche articolo in modo che i prezzi salgano nuovamente alle stelle.

Le speculazioni dei commercianti sono vergognose. Esporre i prodotti regolati non conviene. Gli altri, può comprarli solo chi ha molti soldi o se li guadagna al mercato nero. La gente si organizza e denuncia, ma la proporzione tra sanzioni e affari pendono a favore dei secondi. Nei quartieri che non sono chavisti, ma dove «la gente vuole solo star tranquilla e mantenere il livello di vita raggiunto», lo abbiamo constatato in questi giorni. «Vergognatevi, è la gente di questo quartiere ad avervi fatto arricchire e ora voi ci trattate così», ha gridato un uomo in coda all’unico grande supermercato di un quartiere di classe media. E il proprietario di una panetteria che nasconde il pane e cambia i prezzi da un giorno all’altro è stato preso a male parole. I cittadini creano chat per invitare al boicottaggio dei supermercati che speculano.

I poteri forti premono per «balcanizzare» l’America latina destabilizzando il Venezuela (custode delle più grandi riserve di petrolio al mondo, delle prime di oro, di grandi riserve di coltan…), che guida le alleanze solidali sud-sud. «Ma purtroppo per loro non sanno chi siamo, non conoscono la nostra cultura e la forza del nostro popolo», ha detto ieri Maduro, e ha denunciato la strategia delle destre che nascondono le trame destabilizzanti dietro la facciata legale del referendum revocatorio. «Almagro – ha avvertito scusandosi «per la grosseria» – la Carta Democratica puoi mettertela dove dico io».

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