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Labour diviso in due, ma Starmer insiste sull’unità del partito

Labour diviso in due, ma Starmer insiste sull’unità del partitoLa contestazione al congresso laburista di Brighton, in basso il discorso di Keir Starmer – Ap

Brighton Le contestazioni al congresso certificano la spaccatura: da una parte il leader in corsa verso il centro, dall’altra i corbynisti. Innalzamento del salario minimo, si dimette il ministro-ombra del lavoro

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 30 settembre 2021

Il re è nudo. E alla meta. Keir Starmer ha tenuto ieri il discorso conclusivo della convulsa tre giorni congressuale laburista a Brighton, quello che si aspettava sancisse il nuovo corso del partito via dalla pazza folla socialista. E il prezzo che è disposto a pagare, pur di ricominciare la rincorsa del centro, è l’unità del partito, la stessa nel cui nome si era insediato alla leadership succedendo al biologicamente ineleggibile antisemita Jeremy Corbyn.

IL DISCORSO – lungo, articolato quanto in più punti debitamente evanescente – è stato ripetutamente interrotto dai contestazioni da parte di quella che viene spassosamente definita hard-left, i cui rappresentanti agitavano bandierine rosse. Rimproverandogli le recenti purghe delle frange “radicali”, e soprattutto di aver, domenica scorsa, fatto approvare un mutamento nel metodo di selezione dei candidati alla leadership per mettere sotto vuoto l’impossibilità futura che un afflato umano e non androide come l’esperienza Corbyn potesse vibrare nuovamente nel corpaccio bolso e cinico di un partito rassegnato all’idea del rebranding commerciale come ultima sua ragion d’essere.

MA IL COMPITO non è stato facile. Il congresso è stato agitato da un moto ondoso sostenuto, indice di una cesura che rischia di restare insanabile. Prima l’epiteto, scum (feccia), affibbiato ai Tories durante un incontro informale e sbattuto sui giornali per il quale la vice di Starmer, Angela Rayner (ex alleata di Corbyn di origini operaie e gettonata come futura concorrente diretta dello stesso Starmer) ha indignato il parterre di commentatori a libro paga.

Altro inciampo sono state, il giorno seguente, martedì, le dimissioni (cronografiche?) del ministro-ombra del lavoro, Andy McDonald. Corbynista che non se la sentiva più di stare nel governo-ombra di un leader che gli aveva appena ordinato di avversare la mozione (proposta dalla sinistra) per un innalzamento a 15 sterline del salario minimo (ora è a 8.91 per chi ha più di 23 anni, di 8.36 per ventunenni e ventiduenni, e 6.56 per chi ha da diciotto a vent’anni; la posizione ufficiale del partito è di portarla a 10 sterline), e della quale era lui stesso sostenitore assieme a Corbyn, McDonald avrà anche aspettato tatticamente di fare il gran rifiuto: rimane il fatto che la faglia di classe che da sempre separa l’anima destrorsa da quella mancina del partito ora si è fatta pressoché antropologica, come ha notato uno come Paul Mason (già orfano dell’iniziale sua fiducia in Starmer).

STARMER HA COSÌ USATO i suoi novanta minuti di intervento criticando il governo in carica, ridicolizzando la crisi di approvvigionamento di carburante che attanaglia il paese e soprattutto attaccando – personalmente, come si faceva ai bei tempi – l’avversario: quel Boris Johnson «uomo triviale, prestigiatore», rimasto senza trucchi. Un discorso, appare ora fin troppo chiaro, che serviva non tanto ad amputare la sinistra dal partito, quanto a cicatrizzarne il moncherino, soprattutto dopo l’apripista del pastrocchio dell’antisemitismo con annessa sospensione dell’ancora sospeso Corbyn.

Tra i mille segnali della “ripartenza” mediatica del partito – che per primo, con quell’Alastair Campbell che quasi telecomandava il mai sufficientemente rimpianto Tony Blair, ha inflitto al genere umano la figura dello spin doctor che avrebbe un giorno giganteggiato nella storiella patria dei Casalini e dei Morisi – c’è poi stata l’intervista con Laura Kuenssberg, political editor e attuale affidataria delle sempre salomonicamente filo-governative analisi politiche della Bbc: una cosa, per intenderci, che Corbyn non avrebbe mai fatto. Non è mancato l’incontro con un influencer, tanto per far capire che il partito sta dalla parte del capitalismo delle piattaforme.

Per il resto, il sospirato ritorno al business as usual di un blairismo scongelato dal riscaldamento globale: 24 riferimenti a «crimine e sicurezza», come il vecchio Tony, che sapeva come la paura governi la psiche della classe media: e confermato dal sodalizio con Peter Mandelson, che del New Labour fu il geometra (l’architetto non era disponibile).

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